A tutt’oggi, quali sono le possibilità già in atto di svolgere un servizio civile europeo? In effetti non c’è solo l’Erasmus a dare carne e ossa al nostro status di cittadini europei (status che abbiamo sovrapposto alla nostra cittadinanza italiana nel 1992). Se si è giovani (e per l’Europa significa non aver ancora compiuto 31 anni) si può fare servizio civile negli asili, ospedali, musei del Vecchio Continente grazie al “Servizio Volontario Europeo” (European Voluntary Service – SVE), progetto nato nel 1998 e che è una delle azioni del programma Youth in Action finanziato dall’Unione Europea a sostegno dell’educazione professionale giovanile.
I volontari hanno la possibilità di svolgere il loro servizio in uno dei paesi dell’Unione Europea o dei paesi partner ricevendo in cambio vitto, alloggio, copertura assicurativa e una paghetta mensile (si chiama significativamente pocket money). Il tutto per un periodo che va dai 2 ai 12 mesi (è possibile anche richiedere un rimborso spese di viaggio fino al 90%).
Si può partire da soli così come in gruppo: lo European Voluntary Service chiama a lavorare allo stesso progetto fino a 30 persone. Il progetto deve contare anche meccanismi di prevenzione e gestione della crisi e assicurare una preparazione adeguata (linguistica, interculturale, eccetera) ai volontari, prestando attenzione alla situazione specifica del paese ospitante. La formazione linguistica deve essere gratuita per il volontario e compresa nel regolare orario di lavoro. Finita l’esperienza si riceve lo “Youthpass”, il riconoscimento europeo del progetto formativo e professionale svolto.
Il Servizio Volontario Europeo offre così ai giovani dai 18 ai 30 anni un’esperienza di apprendimento interculturale in un contesto informale, promuovendone l’integrazione sociale e la partecipazione attiva. Si può svolgere, infatti, un’attività di volontariato all’estero adoperandosi come “volontari europei” in progetti locali in vari settori: dall’ambiente all’arte, dalla cultura alle attività sociali, dallo sport al tempo libero.
Non si tratta, almeno a livello di dichiarazione di principio, di uno “sfruttamento mascherato”: nell’ opuscolo Il servizio volontario europeo per i giovani edito dall’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle comunità europee L 2985 Luxembourg si legge:
«Il SVE non si sostituisce a posti di lavoro retribuiti esistenti o potenziali (…) i partecipanti al programma non possono essere utilizzati come manodopera a basso costo o per alleviare il carico di lavoro del personale. Essi non dovrebbero prendere parte alle attività ordinarie, ma piuttosto dare una mano ai progetti inserendoli in una nuova prospettiva e apportando loro energie fresche».
Come è scritto nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 20 novembre 2008 dedicato alla mobilità dei giovani volontari europei, «la mobilità transfrontaliera in Europa può costituire uno strumento importante per promuovere l’istruzione, l’occupazione e la coesione regionale e sociale nonché per contribuire a migliorare la comprensione reciproca e la partecipazione attiva nella società. Questo vale in particolare per i giovani, alle prese con un mercato del lavoro in cui adattabilità e flessibilità sono sempre più apprezzate».
(Per maggiori informazioni e per iscriversi all’iniziativa si rimanda al sito http://ec.europa.eu/youth/youth-in-action-programme/european-voluntary-service_en.htm)