Il Corriere della Sera: “Timori per lo scontro tra Italia e Ue”, “Bruxelles: non abbiamo interlocutori. Renzi: faccio sul serio. La preoccupazione del Quirinale”, “Le tensioni. Tonfo della Borsa di Milano, trascinata dalle banche. La Consob indaga sul crollo del titolo di Monte Paschi”.
Alle tensioni con la Ue è dedicato l’editoriale di Nicola Saldutti: “I rischi non visti”.
Sul sistema del credito: “Sofferenze e fragilità”, di Federico Fubini.
E sulle “alleanze scomode”: “Verdini: saremo affiliati al Pd. E attacca Carrai”.
Sul M5S e il caso Quarto, i verbali del sindaco Rosa Capuozzo: “’Dissi ai capi M5S delle minacce. Non fecero nulla’”. Di Flavio Bufi e Fiorenza Sarzanini.
In prima la foto del fiore sbocciato in una mini-serra della Stazione spaziale internazionale, grazie alle luci Led.
A fondo pagina: “Se il bullismo tra i ragazzi diventa reato”, “La Camera studia norme più severe. Studentessa derisa dai compagni si getta dal balcone”. Ne scrive Virginia Piccolillo.
Poi “personaggi&inchieste”. Dedicato per un verso al caso Mori e al boss Provenzano: “Il boss non catturato? La trattativa non c’entra”, spiega Giovanni Bianconi; e all’allenatore del Genoa Gasperini: “Il coraggio del tecnico”, “Gasperini fa i nomi degli ultrà violenti”.
La Repubblica: “Attacco alle banche, crolla Piazza Affari. Nuova lite Ue-Renzi”, “Mps a picco, -14%. Consob: offensiva degli speculatori. Juncker al premier: a Roma manca un interlocutore”.
“Il vaso di coccio” è il titolo dell’analisi di Ferdinando Giuliano sul crollo delle nostre banche e le tensioni governo-Ue.
Federico Rampini, ancora sull’allarme banche e la discesa del prezzo del petrolio: “Se il petrolio diventa un peso”.
La foto-notizia è dedicata a Firenze: “Stop ai negozi selvaggi’, Così salveremo Firenze’”, “Via dal centro kebab e pizza al taglio”.
A centro pagina le unioni civili: “Dal matrimonio al cognome, come cambiano le unioni civili”, “Pd, duello laici-cattolici sulla legge”.
A fondo pagina, una notizia da Poredenone: “Ragazza giù dal balcone a 12 anni. ‘Adesso i bulli saranno contenti’”, “Pordenone, in una lettera accuse ai compagni”.
Emanuela Audisio si occupa invece di una inchiesta che è partita da Cremona: “’Falsato Wimbledon’”, “Addio alla favola dello sport pulito, ‘La mafia truccava anche il tennis’”.
Sulla colonna a destra: “Viaggio alle origini della nostra infedeltà”, “In un saggio americano la vera storia del sesso: l’uomo come i bonobo”, di Natalia Aspesi.
In prima il rischiamo ai titoli dell’inserto “Salute”: “Ticket, liste d’attesa e meno medici, un italiano su sei rinuncia a curarsi”, “I costi per i pazienti saliti del 20 per cento”.
La Stampa: “Respinti 200 profughi. L’Italia controlla i confini con l’Austria”, “Anche la Croazia pronta a blindare le frontiere”, “L’Ue: a Roma niente interlocutori. Gentiloni: no, qui c’è un governo”.
La foto è dedicata al crollo del Borse: “Borse, un giorno di panico. In Italia le banche a picco”, “Mps perde il 15%. Consob: ‘Indagini sulle vendite’”, “Mercati trascinati al ribasso anche dal prezzo del petrolio: Milano maglia nera”.
“Ma non è il remake del 2008”, scrive Francesco Guerrera.
E il “retroscena” di Francesco Manacorda: “Quel guaio da 200 miliardi per il premier”.
L’editoriale è firmato da Bill Emmott: “Sospendiamo Schengen per salvarlo”.
“Il caso”, a centro pagina: “Licenziati in 4 senza aspettare la nuova legge”, “Pubblica amministrazione: la stretta domani in Cdm. La Cgil: le regole ci sono”.
In prima anche il richiamo all’intervista ad Andrea Rigoni, già consulente di Letta: “’Perché serve un capo della cybersecurity’”, “a rischio i servizi strategici”.
“La storia” sulla colonna a destra: “’Così faremo i supermarket della cannabis’”.
Sui “misteri d’Italia”: “Moro chiese aiuto alla polizia 12 ore prima del rapimento”, “temeva per sé, presto nuove rivelazioni” (di Fabio Martini).
E “Tangentopoli e ‘quel pupazzo manovrabile dagli stati Uniti’, Messaggio inviato nel ’93 dall’ambasciata Usa” (di Paolo Mastrolilli).
Il Sole 24 Ore: “Banche nel mirino, crolla la Borsa”, “Piazza Affari trascinata dai titoli bancari. In ribasso anche gli altri listini europei. Prosegue la discesa del petrolio”, “Caso Mps: il titolo affonda (-14,8%) e la Consob vieta le vendite allo scoperto”.
E l’editoriale di Morya Longo su “banche, sofferenze, Europa e Italia”: “Soluzioni vere, non pretesti”.
Poi le analisi del Sole: “Un crollo spinto da sospetti e bugie”, di Alessandro Plateroti; “Quel vortice tra Npl e bail-in” di Marco Ferrando e “Niente panico su depositi ebond” di Fabio Pavesi.
Sulla colonna a destra: “Ue: a Roma manca interlocutore. Renzi: l’Italia ora adesso fa sul serio”, “Nuove critiche da Bruxelles, la tensione resta alta”.
E Lina Palmerini, in un commento: “Dal Quirinale ‘spinta’ al dialogo” (con l’Ue).
L’analisi di Beda Romano: “Da Bruxelles richieste di rapporti più continui”.
E Marco Moussanet firma un “colloquio” con il commissario agli Affari economici Ue Moscovici: “Malinteso da superare”, “Critiche paradossali, la flessibilità c’è”.
Sulla crisi in Francia: “Hollande: stato di emergenza sociale”, “per l’occupazione piano straordinario di 2 miliardi”.
A fondo pagina, sul 2rapporto Stato-contribuente e le linee” del Ministero dell’economia: “Nuovo fisco? Tasse giuste, collaborazione vera”, di Enrico De Mita.
Banche
Sul Sole 24 Ore in prima l’editoriale di Morya Longo: “Se le banche italiane oggi affondano in Borsa e se dal 2011 hanno ridotto i prestiti all’economia reale di oltre 100 miliardi, il motivo di fondo è principalmente uno: nessuno ha mai risolto il problema dei crediti deteriorati. Non l’hanno fatto i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, non l’ha permesso l’Europa che anzi (chissà per quali interessi) continua a ostacolare il tentativo di cerare una vera ed efficace ‘bad bank’. Per troppi anni la polvere delle banche italiane (cioè i crediti deteriorati) è stata nascosta sotto i tappeti dei bilanci: così oggi ci troviamo nel 2016, anno in cui entrerà in vigore la normativa sul bail in, con un sistema creditizio ancora fragile e con la Bce che prepara nuovi ‘esami’. Per questo serve una svolta vera, che consideri la specificità di un sistema bancario esposto su un Paese appena uscito da una lunga recessione”.
Sul Corriere l’analisi di Federico Fubini: “il contagio finanziario attacca dove percepisce che gli anticorpi della politica sono diventati più deboli”, “ieri l’allarme è scattato quando si è diffusa la notizia cge probabilmente in altri momenti non avrebbe quasi prodotto sussulti. I mercati hanno registrato la notizia, segnalata dal ‘Sole 24 Ore’, che la Banca centrale europea ha inviato un questionario sui crediti inesigibili agli istituti di credito. Molti vi hanno letto l’intenzione dell’autorità di vigilanza di Francoforte di preparare una stretta e obbligare le banche a nuove svalutazioni nei propri bilanci. Questo del resto è esattamente il nervo scoperto nel confronto sulle banche fra il governo italiano e la Commissione europea di Bruxelles. E’ uno dei grandi problemi dell’economia italiana, rimasto sotto i radar finché le norme europee lo hanno reso bruciante perché i risparmiatori perderebbero denaro in ogni salvataggio pubblico di una banca”.
Su La Stampa: “I mercati suonano l’allarme sui crediti delle banche italiane”, “La richiesta della Bce sulla gestione delle sofferenze scatena la speculazione. Montepaschi affonda, perdite di oltre il 15 per cento per tutto il settore”, scrive Gianluca Paolucci.
E sulla stessa pagina il “retroscena” di Francesco Manacorda: “Quei 200 miliardi di cattivi prestiti che fanno paura anche al governo”, “Contatti fra Renzi e banchieri, difficile l’intesa con l’Ue per la bad bank”.
Su La Repubblica l’analisi di Ferdinando Giugliano in prima pagina, dal titolo: “Il vaso di coccio”. “Nelle intenzioni del governo, il 2016 doveva essere l’anno della ripartenza -si legge- Ma l’immagine che segna questo gennaio per l’economia italiana è il crollo verticale in borsa delle nostre banche, segno di uno scetticismo ormai diffuso verso un settore che per anni abbiamo ritenuto solido”, è chiaro che “la questione bancaria si impone ora come la principale priorità del governo. In questo senso non ha certo aiutato lo scontro con la Commissione europea sulla creazione di una cosiddetta bad bank, che aiuti le banche a liberarsi dei prestiti andati a male tramite garanzie statali che ne aumentino l’appeal per possibili compratori”; “per un Paese con un debito pubblico alto come l’Italia, chiedere al contribuente di accollarsi altre perdite potenziali è un rischio da maneggiare con molta cura”; e ci sono “provvedimenti a costo zero” che il governo potrebbe prendere per aiutare le banche, come il completamento della riforma fallimentare, una seria riforma della giustizia civile, in modo fa rendere più facile recuperare le garanzie dietro i crediti andati a male; le difficoltà di questi giorni “ci ricordano che il nostro Paese resta un vaso di coccio, esposto alle turbolenze dei mercati”.
Il tema trova spazio alle pagine 2 e 3: “Attacco alle banche. Piazza Affari va giù, per Mps crollo del 14%”; con il “retroscena” di Andrea Greco: “Gli screzi con Bruxelle e i ritardi sull abad bank preoccupano i fondi stranieri”, “L’Eurotower chiede chiarimenti a sei nostri istituti sulla gestione dei crediti difficili. Gli investitori internazionali vedono un ‘caso Italia’ alimentato dall polemiche tra governo e Commissione.
Banche,Ue, governo
Su Il sole 24 Ore, pagina 9: “Ancora scontro tra Ue e Italia”, “Bruxelles: manca un interlocutore. Renzi: stavolta hanno capito che facciamo sul serio”.
E Lina Palmerini scrive che dal Quirinale c’è una “spinta al dialogo tra Roma e Bruxelles”.
Il Corriere: “’A Roma non c’è un interlocutore’. Nuovo braccio di ferro tra la Ue e Renzi”, “Affondo attribuito a fonti di Bruxelles. Gentiloni: c’è un governo. Un caso le parole di Bonafé su Mogherini” (eurodeputata Pd, ha detto che altri commissari “non perdono occasione per difendere gli interessi nazionali”).
A pagina 3: “La preoccupazione del Colle. E c’è il rischio di speculazione”, “Il governo italiano si trova senza sponde dentro l’Unione”, scrive Massimo Franco.
Il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, intervistato da Marco Moussanet sul Sole, dice: “E’ un malinteso, l’Italia ha usufruito di flessibilità più degli altri”, “Non c’è alcuna offesa o offensiva da parte di Juncker. Soltanto una messa a punto. Credo sia una questione di caratteri”.
Su La Repubblica: “Duello Juncker-Italia, ‘Interlocutori assenti’. ‘Polemiche inutili’”, “Botta e risposta tra la Commissione e Gentiloni. Mogherini: ‘Canali aperti’. Ma nel Pd l’attaccano”, “Il ministro degli Esteri: ‘A Roma c’è un governo nel pieno dei suoi poteri, ma per l’Unione europea ci sono problemi e sfide”.
E il “retroscena” di Alberto D’Argenio: “Ira di Renzi contro Bruxelles: ‘Pensino alle cose serie’”.
Con un ‘intervista al sottosegretario con delega agli Affari europei Sandro Gozi: Mi criticano? E’ la Ue che non mantiene gli impegni”.
La Stampa: “La nuova accusa dell’Ue all’Italia: ‘Con Roma non si riesce a parlare’”, “Per Bruxelles mancano gli interlocutori. Il sottosegretario Gozi nel mirino. Renzi: ci attaccano perché hanno capito che adesso facciamo sul serio”.
E a pagina 6: “Il fastidio del premier per Mogherini considerata ‘fuori controllo’”, “La rottura risale al mancato invito al vertice sulla Siria (nel settembre scorso, ndr.). E dopo che lady Pesc ha difeso Juncker è sceso il gelo”, scrive Francesca Schianchi.
Petrolio, Borse.
Il tema del crollo banche si riallaccia, a leggere La Stampa, a quello dei prezzi del petrolio. A pagina 2: “Il petrolio affonda ancora le Borse. Milano la peggiore d’Europa”, “I mercati temono l’effetto Iran: giù le materie prime, solo l’oro è in recupero. I big del credito mandano in rosso Piazza Affari. Oggi i dati del Pil della Cina”, scrive Luigi Grassia.
E sulla stessa pagina, intervista al Michael Spence, premio Nobel per l’economia del 2001: “’Greggio low cost e scarsi consumi. Il pericolo di crisi globale esiste’”, “Gli analisti fanno retromarcia. Si è puntato troppo sulle politiche monetarie e poco o nulla sulla crescita’”.
E a pagina 3 l’analisi di Francesco Guerrera: “Meno debiti e banche più solide, ecco perché la City resta calma”, “il crollo delle commodity e la frenata della Cina non spaventano. Gli investitori: ‘Stavolta non ci sarà un tracollo globale’”.
Su La Repubblica a pagina 2 l’analisi di Federico Rampini: “I debiti dei big del petrolio mine nascoste nelle casse degli istituti di credito Usa”, “Con il calo delle quotazioni l rischio di default nell’industria del settore stanno crescendo a dismisura”.
Schengen
Sul Corriere si dà conto dell’annuncio della Slovenia: faremo come gli Stati del Nord. E il dossire firmato da Danilo Taino: “La lenta agonia di Schengen. Ma senza libera circolazione cadono mercato unico ed euro”, “Il vero problema resta il controllo delle frontiere esterne”, “il piano della Commissione europea prevede la creazione di una Guardia Ue di frontiere e coste. A febbraio si capirà se è una soluzione condivisa”.
Su La Stampa Bill Emmott firma in prima un editoriale: “Sospendiamo Schengen per salvarlo”. Scrive Emmott: “secondo Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, il collasso dell’area Schengen, òa zona di libera circolazione dei cittadini, distruggerebbe il mercato unico e l’euro. Ora che anche l’Austria si è unita ai Paesi europei che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere, questo collasso potrebbe essere più prossimo di quanto si possa immaginare. Sarebbe meglio, a questo punto, se prendesse lui l’iniziativa: una sospensione organizzata di Schengen sarebbe molto meglio dell’attuale disordine, del processo di divisione in corso”.
La Stampa intervista Mark Rutte, primo ministro olandese liberale. L’Olanda ha appena iniziato il semestre di presidenza dell’Ue. Dice Rutte: “Il flusso dei migranti deve essere fermato subito”, dice, sollecitato dal Marco Zatterin. “Dobbiamo impedire che l’Unione si trovi in una situazione in cui vengono prese decisioni nazionali e regionali, anziché decisioni collegiali ed europee”; “adesso ogni energia deve essere concentrata sull’attuazione dell’accordo con la Turchia, su come condividere l’onere dell’accoglienza e sul funzionamento degli hot spot”. Ma è “prematuro parlare di mini-Schengen”.
Libia
Su La Stampa un articolo di Rolla Scolari: “Libia, si ritira l’uomo di Haftar, più lontano il governo di unità”, “Veti incrociati, divisioni tribali e il nodo delle garanzie per il generale. Il premier incaricato Sarraj al palo. Il rischio è che ci siano 3 esecutivi”. Il generale Haftar è il comandante dell’esercito dell’est, contrario fin da subito all’intesa, ricorda Scolari. Le tensioni ruoterebbero attorno ai nomi dei ministri degli Esteri, Difesa, Finanze, Petrolio e sulla possibilità che il primo ministro prenda su di sé alcune poltrone ad interim. La città di Misurata sarebbe interessata ad un ruolo guida in un futuro esercito nazionale. Nll’est, il generale Haftar e gli ufficiali a lui vicini vorrebbero però mantenere la loro leadership.
Su La Repubblica: “Libia, Haftar blocca il governo di unità. Renzi chiama Al Sisi”, “Colloqui con il leader egiziano per salvare l’intesa Onu. Gentiloni: ‘Se richiesto, l’Italia pronta all’azione militare’”. L’articolo di Vincenzo Nigro racconta come l’incarico di Haftar, il suo futuro politico, siano lo scoglio pericolosissimo che blocca la formazione del nuovo governo. Per questo Renzi ha chiamato il presidente egiziano Al Sisi, che di Haftar è sponsor, per chiedergli di far pressioni perché i delegati libici trovino una soluzione che non faccia fallire l’accordo Onu.
Sul Corriere se ne occupa Francesco Battistini: “Anche la Germania è pronta all’intervento in Libia ma manca il governo di unità”, “Fervono le trattative a Tunisi: in ballo 22 poltrone da ministro, 44 da vice, mille rivalità”.
Gran Bretagna
Sul Corriere: “La svolta di Londra sulle donne islamiche”, “il premier Cameron: ‘devono integrarsi nella società. Chi non parla inglese dovrà andare via’”. Spiega Fabio Cavalera che Cameron punta a quelle 199mila donne musulmane (secondo la stima del governo), ovvero il 22 per cento delle musulmane attualmente residenti, che hanno scarse capacità linguistiche e si trovano così “vittime del controllo maschile” esercitato in forza di una cultura che “non è la nostra”. “L’ignoranza dell’inglese -ha detto Cameron- contribuisce all’isolamento della donna musulmana”. Sul tavolo mette venti milioni di sterline (26 milioni di euro) per avviare il piano e il sistema di sanzioni ad esso collegato. “Non ci sarà espulsione automatica ma le abilità linguistiche saranno un fattore determinante per la concessione del visto”, ha spiegato.
Usa, primarie
Su La Repubblica la corrispondenza di Federico Rampini racconta l’ultimo duello per la nomination democratica, a due settimane dall’avvio delle primarie in Iowa. Si è tenuto domenica sera a Charleston, South Carolina: “Sanders-Hillary, scontro su Wall Street”. E le parole di Bernie Sanders: “Secretary Clinton, lei ha ricevuto 600.000 dollari di onorario per delle conferenze da parte della banca Goldman Sachs, in un solo anno”. “Su Wall Street -scrive Rampini- l’autoproclamato ‘socialista’ Sanders, senatore del Vermont, non ha fatto sconti a Hillary Clinton. La sua non è tanto un’accusa personale (‘Lei non è l’unica ad aver ricevuto quel tipo di onorari’, ha riconosciuto Sanders) è parte di una requisitoria generale contro l’influenza del denaro nella politica americana. ‘Abbiamo un sistema di finanziamento delle campagne elettorali profondamente corrotto -ha ripetuto domenica il senatore del Vermont- dobbiamo farla finita con i super-Pacs, i comitati elettorali in cui affluiscono fondi dalle banche e dalle multinazionali. Io non ho mai preso soldi da Wall Street, e prometto che sotto un’amministrazione Sanders non vedrete mai un ministro del Tesoro che viene dalla Godlman Sachs’. L’allusione è a Robert Rubin e Hank Paulson, ex banchieri nonché segretari al Tesoro di Bill Clinton e George W. Bush”.
Sulla stessa pagina l’analisi di Maureen Dowd, editorialista del New York Times: “Come cani e gatti , lotta per il potere sul palcoscenico d’America”
Russia
Su La Repubblica il reportage di Nicola Lombardozzi: “Mosca, tra i giovani assediati dalla crisi. ‘Il futuro fa paura, andiamo all’estero’”, “L’ottimismo di Putin non basta più. Il governo parla di default”, “Tornano a casa anche molti dei lavoratori clandestini arrivati dalle repubbliche ex sovietiche”.
Iran
Su La Repubblica Vanna Vannuccini si occupa di Iran: “Sfida in nome del nonno, il nuovo Khomeiny spaventa i conservatori”, “Hassan, 43 anni, punta a entrare in politica. La sua presenza può cambiare gli equilibri a favore dei riformisti: è partita la corsa per fermarlo”. E Renzo Guolo, a proposito dell’imam Khomeiny: “Quel vuoto mai colmato dopo la morte dell’ayatollah”.
Sul Sole 24 Ore, a pagina 20, un’analisi di Alberto Negri sul “nuovo ordine del Medio oriente” dopo l’accordo con l’Iran. Analisi dedicata a “la pax americana e il doppio standard”. “Obama, dopo aver compiuto il passo più importante della sua presidenza, quello per cui forse passerà alla storia come Nixon e Kissinger con la Cina, ha innestato la retromarcia”: ha infatti tolto le sanzioni sul nucleare ma ne ha imposte altre per l’arsenale missilistico. Obama “è bravo a bacchettare gli iraniani ma ai sauditi non intende rimproverare nulla”, scrive Negri dopo aver ricordato il sostegno saudita ai gruppi più radicali nonché una guerra in Yemen “che peraltro non riesce a vincere per manifesta incapacità”.
Squilibri globali
Su La Repubblica, alle pagine 32 e 33: “I 62 padroni del mondo”, “Aumentano le disparità. I supermiliardari posseggono quanto la metà più povera della popolazione globale. Lo rivela un rapporto diffuso da Oxfam in vista del forum di Davos”. Ne scrive Enrico Franceschini.
Anche sul Corriere della Sera, pagna 15: “I supermiliardari ricchi come mezzo mondo”, di Massimo Gaggi.
Su La Stampa: “Nei forzieri di 62 Paperoni metà della ricchezza mondiale”, “Gates, Slim e Buffet al vertice. Tra gli italiani Del Vecchio e la vedova di Ferrero”. Di Francesco Semprini.
E poi
Su Il Sole 24 Ore, a pagina 20, un intervento di Kofi Annan (già segretario generale Onu) e Kishore Mahbubani (rettore dell’università di Singapore Lee Kuan Kishore): “Sanzioni, strumento da rivedere”, “L’Onu non ne ha mai usate così tante, ma si rivelano poco efficaci”.