Da dove vengono tutti i voti del Movimento 5 Stelle? Se lo è chiesto l’Istituto Cattaneo nello studio sui flussi elettorali di queste ultime elezioni, mettendo in luce gli spostamenti dei voti per la Camera, da uno schieramento all’altro, tra il 2008 e il 2013.
Il risultato rende più chiari gli effetti dello tsunami Grillo sulla politica italiana e sui singoli partiti, primo fra tutti il Partito Democratico. Focalizzando l’attenzione su un nove città – Torino, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli, Reggio Calabria, Catania – il Cattaneo ha scoperto che, fatta eccezione per Padova, Reggio Calabria e Catania, la maggior parte dei voti finiti al M5S veniva proprio dagli ex sostenitori del Pd. In maniera più marcata, questo è avvenuto, nelle città tradizionalmente più rosse. A Bologna, il Pd ha regalato il 48% degli elettori a Beppe Grillo; a Firenze il numero si è alzato ulteriormente, arrivando fino al 58%. Ripetiamolo, più della metà dei voti del M5S provengono, nella città governata da Matteo Renzi, da quelli democratici.
A soffrire di un esodo di simili proporzioni è stata anche la Lega Nord – il secondo partito per numero di elettori persi a favore del M5S, in queste elezioni – che a Padova si è ritrova a fare i conti con un 46% di elettorato leghista trasformatosi in grillino.
Ma generalmente, ad essere stati attratti dai lidi a cinque stelle di Grillo e Casaleggio sono stati gli elettori del centrosinistra. Infatti, oltre al Pd, colpita e affondata anche l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che perde in media quasi il 10% dei voti a favore dei grillini (con un picco del 20% a Torino).
Non così massiccio – ma sicuramente da notare – è poi il voto dato al M5S da parte di chi, alle scorse elezioni, si era posizionato nelle ali estreme, sia di sinistra che di destra. Dalla sinistra radicale, con cui il M5S condivide diversi approcci ideologici, è provenuto complessivamente il 6% degli elettori di Grillo; e pochi voti in più (6,8%), il Movimento li ha sottratti alla destra estrema, dalla quale ha ereditato i toni della protesta sociale. Irregolare tra le varie città il flusso proveniente dal partito dell’astensione. A Catania, il Movimento ha convinto il 27% di chi si era astenuto a tornare alle urne; a Torino è stato il 25% e a Firenze il 22% – ma in altre città la percentuale si ferma all’1%. Insomma, se questi dati da una parte sembrano confermare l’idea che il M5S non sia né di destra, né di sinistra; dall’altra smentiscono che generalmente Grillo abbia riavvicinato i disillusi alla politica.
Un discorso a parte merita infine il Pdl che in queste elezioni segna il record di voti persi da una tornata all’altra. A differenza di quanto si potrebbe pensare a fronte degli scandali Fiorito e Formigoni, l’indignazione morale nei confronti della politica che ha portato gli elettori a votare il M5S non ha infatti colpito il partito di Berlusconi. Fatta eccezione per Reggio Calabria – dove il 48% dei neo-grillini è provenuto dall’elettorato del Pdl – non è significativo (quasi nullo al nord) l’apporto dato dagli elettori azzurri al Movimento di Grillo. Disomogeneo tra nord e sud è anche il traghettamento dei voti del Pdl verso un altro partito nuovo, quello rappresentato da Mario Monti. Il quasi 6% del Centro Nord tra gli ex berlusconiani che hanno preferito le proposte del premier tecnico, si annulla progressivamente andando verso la punta dello Stivale e le isole. Scendendo a Sud, le percentuali relative ai flussi dal Pdl si invertono e a beneficiarne è stato sempre più il partito dell’astensione.
Altri Istituti di ricerca danno dati completamente diversi. Ad esempio SWG:
“Il Movimento Cinque Stelle è di sinistra-destra. O di destra-sinistra, se si preferisce. E’ quello che si deduce dallo studio di Swg sui flussi elettorali del voto del 24-25 febbraio. Il boom della lista ispirata da Beppe Grillo è stato alimentato per il 30% da elettori che alle europee del 2009 avevano scelto il centrosinistra (Pd, Idv e altri) e per il 27% da elettori che avevano scelto il centrodestra (Pdl, Lega e altri). Per Grillo il bacino più grande resta comunque quello dell’astensione, pari al 37% dei suoi consensi, cioè un esercito di oltre tre milioni di persone. Gli altri partiti al di fuori delle coalizioni principali contano soltanto per il 6%. In dettaglio, il Movimento 5 Stelle ha preso l’11% dal Pd, il 12% dall’Idv, 7% da altri. Dal blocco di centrodestra, il 18% dei consensi grillini è arrivato dal Pdl, l’8% dalla Lega, l’1% da altri.”
A chi credere?