Le aperture
Il Corriere della Sera, come quasi tutti gli altri quotidiani, apre con la notizia di cronaca di ieri: un imprenditore con un fucile e due pistole si è barricato per alcune ore in una sede della Agenzia delle entrate, a Bergamo. Alla fine un carabiniere lo ha convinto a liberare l’ostaggio che aveva preso e a concesgnarsi. “E tra la gente c’è chi dice: ha fatto bene”, annota il quotidiano. A centro pagina: “Nozze con i soldi pubblici. Lusi deve essere arrestato”. “Richiesta del Gip al Senato. L’ex tesoriere della Margherita: abnorme”.
La Repubblica: “Imu, ecco quanto ci costerà. Il Tesoro: il 70 per cento delle famiglie pagheranno in media 200 euro. Il presidente dell’Anci: stop al pugno di ferro di Equitalia”. E poi: “Scontro sui soldi ai partiti, slitta la riforma. Draghi: basta tasse”. In prima pagina, oltre alla notizia del piccolo imprenditore barricato nell’Agenzia delle entrate nel bergamasco, la richiesta del Gip al Senato di arrestare il senatore Lusi: “Va arrestato, ha rubato 28 milioni”. E poi: “Bossi jr, laurea albanese”.
La Stampa: “Salta l’accordo per tagliare i soldi ai partiti. Se ne riparlerà dopo le elezioni. Napolitano: la politica si rigeneri”. In prima pagina, oltre alla otizia del sequestro all’Agenzia delle entrrate, anche la vicenda Lusi e quella Belsito.
Anche Il Sole 24 Ore soffre con tre foto-notizie la situazione dell’Europa che “fa i conti con la crisi”. Oltre all’imprenditore Luigi Martinelli in provincia di Bergamo, si mostrano immagini delle manifestazioni in Grecia, a due giorni dalle elezioni “che vedono in ascesa le frange anti-europee”, e in Spagna, dove ieri si è riunita la Bce. In questo caso si trattava di manifestazioni contro l’aumento delle tasse universitarie. A Barcellona ha parlato anche Mario Draghi, ieri, ed alle sue parole è dedicato il titolo di apertura del quotidiano di Confindustria: “Draghi: crescita priorità europea. Per il Presidente Bce ‘Italia e Spagna sulla strada giusta’, ma è meglio tagliare le spese che alzare le tasse. Monti: investimenti pubblici in ricerca. Napolitano: fiducia contro la crisi”.
Il Giornale: “Follia armata contro il fisco. Un imprenditore che si sente perseguitato dalle imposte sequestra 15 persone in una agenzia delle entrate con un fucile e due pistole. Dopo cinque ore si arrende. Ma non è così che ci si ribella alle tasse”. Il titolo di apertura è dedicato alla situazione politica: “Berlusconi tentato dall’appoggio esterno al governo Monti”.
Libero: “Impazziti per le tasse. Pomeriggio di un Paese da cani”. Scrive il quotidiaino: “E’ disperato perché non riesce a pagare le cartelle esattoriali. Troppo facile bollarlo come evasore”. A centro pagina: “Le nozze a sbafo di Lusi (che finirà in galera)”.
Monti, Pdl, Pd
Silvio Berlusconi ieri era a Monza a chiudere la campagna elettorale e – scrive Il Foglio – ha confermato il suo sostegno a Mario Monti. “Elogia il meccanismo di collaborazione con il Pd (‘abbiamo pronte delle riforme molto importanti grazie agli accordi con la sinistra’) e, pur concedendo qualcosa ai toni da campagna elettorale, offre l’impressione che questa maggioranza tripartita con Pd e Udc non gli dispiaccia affatto”. Secondo il quotidiano tuttavia “nel Pdl gli umori sono contrastanti”, con La Russa che dice che il patto con il Pd comunque non ha futuro, e che critica la bozza di riforma elettorale. “Se monti dovesse continuare a sbagliare io sarei per rendere sempre più esterno il nostro appoggio”, dice La Russa secondo il quotidiano di Ferrara.
Il Corriere della Sera parla del comizio di ieri (“Pochi sostenitori e qualche fischio alla prima uscita elettorale dell’ex premier”) e titola: “‘Sosterremo Monti se fa le riforme'”.
Secondo Il Giornale Berlusconi a Monza ha dato “l’ultimatum” a Monti, quando ha detto al governo che il Pdl non accetterà più provvedimenti “contrari al buonsenso”. “Il Pdl sosterrà il governo Monti fino a che prenderà provvedimenti nell’interesse del Paese e per ammodernarlo”. In caso contrario “ci prenderemo la libertà di intervenire criticamente verso ogni singolo provvedimento”.
L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti spiega che in realtà ieri Berlusconi “ha usato parole di grande cautela” nei confronti dell’esecutivo, “ma io credo che dentro il partito siano ormai molti a pensare che la misura sia colma e che si debba passare da una fase si appoggio al governo incondizionato per via del famoso senso di responsabilità a una di appoggio condizionato. Ai tecnici interessa salvare l’Italia, vanno assecondati solo se questo significa salvare gli italiani tutti. Altrimenti meglio azzerare e chiedere lumi agli italiani elettori”.
Lusi, Belsito, partiti, finanziamenti
Scrive Il Sole 24 Ore che l’ex tesoriere della Margherita e senatore Luigi Lusi rischia il carcere, essendo accusato di essersi appropriato di 23 milioni del partito. Il gip Simonetta D’Alessandro ha inoltrato alla giunta delle autorizzazioni a procedere del Senato la richiesta di arresto. Alla base del provvedimento c’è la nuova, pesantissima accusa mossa a Lusi dai Pm di Roma: associazione a delinquere, finalizzata alla appropriazione indebita, al riciclaggio e alla fraudolenta intestazione di valori ed altri illeciti, finalizzati a realizzare una serie indeterminata e sistematica di sottrazioni di risorse dai fondi della Margherita”. Secondo il Gip c’era il rischio di fuga in Canada, vista l’ingente provvista accumulata in quel Paese (1,6 dei 3,3 milioni girati alla moglie Giovanna Petricone) e l’origine italo-canadese della moglie. Sottolinea il quotidiano che finora la tesi era stata che Lusi si fosse appropriato dei fondi con l’aiuto di familiari e collaboratori perlopiù ignari: dall’ordinanza emerge invece un quadro secondo cui il senatore, “nel ruolo di capo e promotore”, avrebbe pianificato per almeno cinque anni, insieme alla moglie e ai commercialisti di fiducia, Mario Montecchia e Giovanni Sebastio (agli arresti da domiciliari, al pari della moglie), il progressivo “saccheggio a fini privati delle casse del partito”. Sono state considerate determinanti anche le parole della moglie di Lusi, che avrebbe raccontato che il marito era preoccupato per la futura estinzione del partito della Margherita: “Mi disse che il suo progetto era di gestire i fondi del partito in modo del tutto autonomo. Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che – se la sua carriera fosse finita – il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia”.
Il Corriere riassume così l’ordinanza del Gip: “Lusi saccheggiava il partito, 30 mila euro allo chef”. Il riferimento è ad un pranzo di matrimonio della figlia.
Lo stesso Lusi viene intervistato dal Corriere: “E’ vero che ho firmato tutto io. Ma chi mi ha detto di farlo?”, dice. “Davvero facciamo finta di non sapere come funzionano i partiti?”. Né si spiega quale sia il fatto nuovo che giustifica la richiesta di arresto: “Dove sarebbe il pericolo di fuga quando, per restare a disposizione dei giudici, abbiamo annullato le vacanze di Pasqua in Canada con tanto di volo prenotato?”.
Era lui, però, a firmare assegni. “Certo, la cosa migliore, sempre, è intestare tutto al Tesoriere. E’ vero che ho firmato tutto quel che è uscito dalle casse della Margherita, dal 2001 al 2011, ma chi mi ha detto di farlo?”.
La Stampa sottolinea che il Gip ha parlato, per quel che riguarda Lusi, di “condotte predatorie”. E oltre al pericolo di fuga in Canada, gli vengono rinfacciate le dichiarazioni pubbliche: discorsi che vengono considerati “artatamente distorti”, “allusioni a responsabilità altrui rimaste poi senza alcun seguito”, “finalità inquinanti”. Il quotidiano fa sapere anche che già la settimana prossima si potrebbe votare al Senato sull’arresto di Lusi, appena evasa l’altra pratica spinosa di arresto che pende sulla testa del senatore Sergio De Gregorio. Come voteranno i senatori? Come voteranno i leghisti? E le posizioni dei partiti sono riassunte dal titolo: “Rutelli, Bersani e Casini voteranno sì”, il segretario Pdl si è mostrato prudente: “Quando è in gioco la libertà di una persona occorre prima leggere le carte”.
Sullo stesso quotidiano la vicenda del ritrovamento, nella cassaforte romana dell’ex tesoriere leghista Belsito, all’interno della cartella “The family”, del diploma di laurea all’Università albanese Kristal di Tirana, per Renzo Bossi, detto il Trota. Ciha messo appena un anno a conquistare il titolo di dottore in “gestione aziendale”, il 29 settembre 2010. I soldi della Lega sarebbero serviti anche a pagare il diploma universitario, nella stessa università, nel luglio del 2011, di Pierangelo Moscagiuro, bodyguard della vicepresidente del Senato Rosy Mauro.
I cittadini italiani, in più di 40 mila, hanno “espresso un parere” sulla pagina creata per loro dal governo, sul sito di Palazzo Chigi, per segnalare gli sprechi. L’autorità della privacy ha immediatamente scritto al governo per invitarlo a non diffondere dati sensibili sulle richieste degli utenti, ma, chi quei dati li ha scorsi, sottolinea che i temi ricorrenti sono due: le auto blu e gli stipendi dei parlamentari. Lo scrive La Stampa.
John Edwards, ex candidato presidenziale e a un passo dalla vicepresidenza (nel 2008 con Kerry) rischia trent’anni di prigione per aver usato i fondi elettorali per fini personali. Lo avrebbe usati per nascondere una sua relazione extraconiugale on la regista Rielle Hunter, come racconta La Stampa. Il reato per cui è sotto processo è lo stornamento di fondi elettorali – 925 mila dolllari – donati da una ereditiera e da un ricco avvocato alla sua campagna elettorale – per nascondere la relazione e tenere la sua amante lontano dai media.
Una riflessione sulla “cura della democrazia dei partiti” è offerta ai lettori de La Repubblica da Nadia Urbinati, secondo cui essi vanno riportati “nell’alveo delle loro funzioni di rappresentanza, togliendo loro quel potere discrezionale che si sono attribuiti negli ultimi decenni: per esempio quello di gestire le nomine negli enti pubblici o a partecipazione pubblica”. Parlando poi della disaffezione dei cittadini nei confronti dei partiti e della crisi di legittimazione morale, la Urbinati sottolinea che il danno sta “non nei partiti politici in quanto tali, ma in ciò che essi sono diventati in questi anni di regime privatistico e patrimonialistico”: non si uscirà “dall’epoca berlusconiana (dalla seconda repubblica) fino a quando non si comprende che qui sta l’origine del problema, che si chiama arbitrio, abuso, privatismo, discrezionalità, manipolazione”.
Internazionale
I servizi americani dell’antiterrorismo hanno pubblicato alcuni frammenti dei diari e dei messaggi ritrovati nel covo di Bin Laden, ad Abottabad, in Pakistan. Secondo Vittorio Zucconi, che ne scrive su La Repubblica, quei frammenti raccontano di un uomo che regnava ormai su un impero della solitudine. Ai suoi seguaci rimproverava: “Non sapete conquistarvi il sostegno del popolo”, “uccidete troppe vittime sbagliate”. Anche per lui Al Qaeda era un “brand” dove tutti agivano come freelance. Si scandalizzava per la ferocia e la brutalità del gruppo Al Shabab in Somalia, cui rimproverava di infliggere punizioni corporali troppo severe anche ai musulmani, come tagliare le mani ai ladri”. Si infuria contro gli yemeniti dell’Aqap, che pure vantava la propria affiliazione ad Al Qaeda, perchè “perdono tempo ed energie per abbattere il governo, anziché concentrarsi contro l’America”. L’America restava la sua ossessione, progettava un attentato per uccidere Barack Obama (Al vice Biden che avrebbe potuto assurgere al trono americano, dedicava parole di disistima, considerandolo un totale incompetente e inetto). Dai frammenti emerge il suo odio per gli iraniani. Pensava di cambiare nome ad Al Qaeda.
Il Foglio sottolinea come nelle 17 lettere ritrovate nel covo domini un senso di isolamento dello sceicco: la Al Qaeda originaria pare come una organizzazione fratturata da critiche interne. In una missiva datata intorno al 2010 (secondo il Pentagono) e di cui Bin Laden non sembra essere l’autore, si legge: “penso che sia essenziale per Al Qaeda dichiarare i collegamenti con le sue branche. Perciò ti prego di rivedere la tua opinione di non riconoscere l’ascesa dei suoi fratelli dei nostri fratelli della Somalia”. Secondo il Pentagono potrebbe averla scritta il medico egiziano Al Zawairi, che ha preso le redini di Al Qaeda un anno fa. Il quotidiano ricorda che lo stesso Al Zawairi ha riconosciuto gli shabab come legittimi affiliati di Al Qaeda, “una volta morto lo sceicco intransigente”.
Una intera pagina de La Stampa è dedicato alla vicenda del dissidente cinese cieco Chen. Ha lasciato l’Ambasciata americana, è entrato in ospedale, dove è affidato ad equipe medica mista cinese e americana per curarsi alcune ferite procuratesi durante la fuga. Nell’ospedale si trova senza più americani intorni, ascolta dalla voce della moglie la descrizione delle violenze subite da lei e dalla famiglia. Si sente tradito e abbandonato dagli americani, minacciato dai cinesi, e quindi decide di affidare alla Cnn un appello ad Obama per ottenere asilo politico e a Hillary Clinton di portalo via con sé sul suo aereo: il fatto è che questo caso capita proprio durante il summit economico sulla sicurezza tra Cina e Stati Uniti. La Casa Bianca, presa in contropiede, secondo La Stampa, affida quindi all’ambasciatore Usa in Cina il compito di rispondere a Chen spiegando che è uscito dall’ambasciata “di sua volontà e non ci ha chiesto asilo”.
Il Foglio sottolinea quanto siano fragili Cina e America di fronte a Chen: è uno dei caos diplomatici più gravi tra cinesi e americani, dalla crisi di Tien An Men. La sua richiesta di asilo suona come un ultimatum per Washington, oltre ad irritare i cinesi: se Chen non sale sull’aereo l’America avrà ceduto, se sale Pechino la farà pagare all’America. IL Foglio sottolinea che Obama non ha mai scelto una dottrina di politica estera, ovvero idealismo o realismo, diritti umani o accordi economici.
Su La Repubblica si riferisce di come il candidato repubblicano Romney abbia attaccato Obama, definendo quello di ieri “Il giorno della vergogna”.
Il Sole 24 Ore si occupa delle elezioni in Grecia, che si terranno tra una settimana. E in particolare del possibile ingresso in parlamento dell’estrema destra xenofoba, la cui formazione, Chrisi Avghi (Alba d’oro) sarebbe nei sondaggi oltre il 5 per cento.
Venizelos, il nuovo leader deisocialisti, la scorsa settimana ha messo in guardia l’elettorato dalla rinascita dei movimenti fascisti e dal rischio “Weimer” per la democrazia greca. Si tratta di un partito di ispirazione neonazista nato nel 1980, ha come simbolo una svastica simile a quella nazista, e propone l’espulsione di tutti gli immigrati, legali e clandestini.
A due giorni dal voto di ballottaggio per le presidenziali in Francia, tutti i quotidiani raccontano gli ultimi comizi dei candidati. Hollande a Tolosa, che canta “”Bella ciao” e incassa anche il voto del centristra Bayrou, e l’urlo di Sarkozy, “meno stranieri, più lavoro”, con a fine discorso La Marsigliese, e sul palco Bernadette Chirac. Dal Corriere.
La Stampa: “Hollande: la mia Francia deve ripartire da Tolosa”, “l’ultimo comizio nella città della strage” che ha insanguinato la città, colpendo una scuola ebraica. Quanto a Bayrou, non ha dato ufficialmente indicazioni al suo elettorato (9,2 per cento al primo turno), ma ha scelto di votare per Hollande. Sullo stesso quotidiano un reportage racconta “les italiens a scuola di vittoria dal Ps”: l’inviato racconta la permanenza trai giovani del Pd che aiutano i colleghi francesi nella campagna elettorale. “Qui si può essere di sinistra, dicono”. Tra di loro Fausto Raciti, segretario nazionale dei giovani Pd.
E poi
La Repubblica, alle pagine della Cultura, recensisce l’ultimo saggio di Tahar Ben Jellun dedicato alle rivoluzioni arabe (si chiama “Fuoco”).
Il Corriere della Sera parla invece in “terza pagina” del “diario dall’Afghanistan, in cui, l’inviato storico del Corriere Ettore Mo, per festeggiare i suoi ottanta anni, ha raccontato le sue esperienze in questo Paese. Centrale il ricordo di Massoud, il “leone del Panshir”, caduto vittima di due pseudo giornalisti-kamikaze di Al Qaeda due giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle. Nei colloqui con Massoud affiora la stima di Mo per un comandante ascetico che parlava di Victor Hugo e Dante Alighieri e ricordava di non aver ucciso né mai dato ordine di uccidere un prigioniero