Il Corriere della Sera: “Crolla la Borsa, risale lo spread. Imu e condono agitano la politica”. A centro pagina: “Mps, un’email segnalò i rischi. Il testo fu scritto da un manager. L’ex presidente dai pm: parlerò, ma non oggi”. La mail sarebbe stata “inviata ai vertici durante l’operazione Antonveneta”.
La Repubblica: “Effetto Berlusconi, crollano i mercati. ‘Paura per le promesse del Cavaliere’. Monti: vuole comprare gli elettori”. “Milano perde il 4,5 per cento, lo spread a quota 285. Il leader Pdl: farò anche il condono tombale”
Il Sole 24 Ore: “Borsa e Btp sotto tiro dei mercati. Mps, derivati e annunci elettorali riaprono il ‘caso Italia’: lo spread sale a 285”. “Lunedì nero per banche e listini: ‘Piazza Affari (la peggiore d’Europa) perde il 4,5 per cento”. Secondo il quotidiano “il rischio politico torna di prepotenza sui mercati finanziari”.
Il Giornale: “Bugie e bugiardi. Crolla la Borsa (-4,5 per cento) e sale lo spread. Colpa del Cav? Macché, di Montepaschi e speculatori”, “Pressione discale aumentata col centrodestra? Una bufala. A tassare è stata la sinistra, ecco le prove”, “ironie e obiezioni all’ipotesi di accordo fiscale con la Svizzera. Ma Berna: ‘Pronti a farlo subito’”.
La Stampa: “Banche e rischio-voto, Borsa Ko. La Stampa straniera: colpa del caso Mps e delle promesse elettorali di Berlusconi. Inchiesta Montepaschi, una mail accusa gli ex vertici dell’acquisto di Antonveneta”.
Libero: “Lotta di tasse. Dopo la restituzione dell’Imu, il Cavaliere lancia il condono fiscale. Tutti gli danno addosso, ma la verità è che le sue proposte sono chiare quanto quelle degli avversari sono fumose”.
Il Foglio: “Banche in crisi di credibilità e di credito, cercansi quattrini. Mussari: dai pm per il caso Mps, mentre alle imprese servono altre opportunità per finanziarsi. Non solo obbligazioni”.
Il Fatto quotidiano apre con una intervista a Nichi Vendola: “Vendola: ‘Insultato perché gay, a Roma ho paura di uscire la sera’. Dopo le ripetute minacce, il leader di Sel racconta al Fatto la condizione assurda in cui vivono in Italia gli omosessuali. Mentre ‘negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra il dibattito è sull’allargamento dei diritti civili, qui da noi invece c’è una politica che legittima la violenza’”. A centro pagina: “Mps e le balle di B. affondano la Borsa. Le analisi del Wall Street Journal e del Financial Times”.
Borsa, Imu
Il Corriere della Sera riferisce dell’analisi comparsa sul Wall Stree Journal e dedicato al tonfo della Borsa italiana: il quotidiano lega le turbolenze alle “preoccupazioni” degli investitori per la corsa di Berlusconi e la sua risalita nei sondaggi, facendo trapelare il timore che un ritorno del Cavaliere possa far deviare il nostro Paese dal cammino del rigore: “Berlusconi, che sta avanzando nei sondaggi, ha promesso di abbassare le tasse se eletto. In molti temono che c’è lasci intuire che il Paese possa mettere pressione sui conti”. Tra le cause dell’improvvisa crisi dei mercati, il WSJ indica anche lo scandalo Mps e l’inchiesta penale della Procura di Trani sul trading dei derivati.
Su Il Sole 24 Ore: “Wall Street Journal e Financial Times: ‘Pesano Mps e incertezza politica’”.
Il Giornale contesta l’effetto Berlusconi sulle Borse e tenta un’altra spiegazione: a venerdì scorso, nel corso della Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, quando l’amministratore delegato della Deutsche Bank Anshu Jain dice che “la fase acuta della crisi è passata, ma le possibilità di un default di Italia e Spagna restano al 20 per cento”. E poco prima il ministro delle finanze tedesco Schauble aveva avvertito che “la crisi dell’euro non è finita”. Dopo 48 ore, domenica, Berlusconi annuncia la proposta di restituzione dell’Imu sulla prima casa. Insomma, secondo Il Giornale, sono in molti a credere che fra Monti e la finanza estera, soprattutto tedesca, l’alleanza anti-Cav sia più viva che mai”.
Antonio Martino, intervistato dal Corriere della Sera sulla proposta di Berlusconi di restituire l’Imu, ricorda che nel 1980 “si tenne in California un referendum per abolire l’imposta sugli incrementi dei valori immobiliari che aveva costretto molti californiani a vendere la casa. Il referendum ebbe un successo clamoroso, e da lì partì la scalata di Reagan”. Il cronista gli chiede poi cosa pensi del condono tombale: “Sarebbe un regalo troppo spudorato ai mascalzoni che hanno evaso ed evadono le tasse”.
Sulla prima pagina del Sole 24 Ore un editoriale di Fabrizio Forquet sottolinea come a nulla siano serviti gli appelli alla responsabilità sulla campagna elettorale. Inevitabile che alla fine “qualcuno presentasse il conto”. E ancora una volta quel conto si chiama allargamento degli spread e caduta degli indici di Borsa, a cominciare da quelli bancari. Non un complotto, ma l’inevitabile e ampiamente prevista sanzione dei mercati davanti ai segnali di sfiducia che sono tornati ad arrivare dall’Italia”. E’ vero che la giornata di ieri è stata negativa in tutta Europa, ma l’Italia è tornata ad essere, dopo mesi, “la maglia nera d’Europa”. Il caso Mps è diventato una clava contro gli avversari e poco importa se in discussione sia la stabilità di una grande banca italiana: “In questo clima è stato inesorabilmente Silvio Berlusconi a spingersi oltre le colonne d’Ercole della propaganda elettorale. Parlare di condono tombale è sbagliato”, “un condono generalizzato, oltre a essere incompatibile con le regole europee, danneggia i conti dello Stato, perché genera disaffezione fiscale”. E più attenzione “servirebbe anche nel formulare proposte più o meno choc”, come quella dell’eliminazione dell’Imu, che avrebbe un costo sul 2013 di 8-10 miliardi: “Pensare di farlo attraverso accise e tasse su tabacchi e giochi, il cui gettito già è in calo, oppure contando su un accordo con la Svizzera in cui non credono neppure gli ex ministri del Pdl, sembra un azzardo”. Il Sole ne ha anche per Monti che, con le sue accuse di “tentativo di corruzione” degli elettori da parte di Berlusconi ha alzato i toni. “Il solo Bersani sembra volersi sottrarre a questa corsa a chi la spara più grossa, ma anche nella sua campagna si fatica a trovare la logica dei numeri e delle proposte concrete”.
Mps
Sui quotidiani si riferisce ampiamente di una mail che accuserebbe i vertici di Mps all’epoca, nel 2007, quando la Banca decise di acquistare Antonveneta ad un prezzo che molti ritengono sovrastimato. La mail cui ci si riferisce è contenuta nell’informativa del nucleo valutario della Guardia di Finanza Giuseppe Bottillo, e vi si legge: “il 15 novembre 2007 l’allora vicedirettore generale del Monte, Giuseppe Mensi, scrive al suo superiore, il direttore generale Antonio Vigni, per comunicargli tutte le criticità dell’operazione Antonveneta”. La Stampa spiega quali siano le note negative sottolineate da Mensi: Antonveneta è divisionalizzata male, la sua governance è tutta concentrata su Amsterdaam. Va riconsiderato l’accantonamento del 2007 perché i crediti sono a crescita zero. La nota riferisce anche che il fondatore e presidente di Santander Emilio Botin “pretese l’assenza di due diligence, che sarebbe stata finalizzata all’aggiustamento del compenso pattuito”. A raccontarlo è il responsabile italiano di Rotschild, Daffina, che aggiunge: “Mussari chiese a Botin in tutte le fasi preliminari all’accordo una due diligence senza riuscire ad ottenerla. Se l’avesse pretesa Botin avrebbe ceduto Antonveneta ai francesi di Bnp Paribas, che avevano accettato di comprare senza due diligence. Inoltre, aggiunse Daffina, Santander al momento della vendita non aveva ancora il pieno controllo di Antonveneta. “Nemmeno loro l’avevano fatta”.
Sul Sole 24 Ore l’inviato a Siena racconta: “Quando Verdini chiedeva aiuto a Mussari per la BTP”. Denis Verdini, a sentire un eletto del consiglio provinciale di Siena, ex An, ha sempre “avallato il sistema Siena”, poiché “il Pdl ha avuto un proprio uomo nella deputazione generale della Fondazione Mps, cioé nell’organo di indirizzo, e un altro nella deputazione amministrativa, ossia nell’organo di gestione che si occupa della distribuzione dei soldi”. Persone che venivano scelte tra Roma a Firenze e, per quel che riguarda Siena, a decidere era Denis Verdini, presidente del Credito Fiorentino per vent’anni, con l’allora numero uno della Fondazione Giuseppe Mussari. Insomma, a questo tavolo parallelo a cui siedono esponenti di Pd e Pdl si decidono non solo le nomine per la Fondazione, ma anche i finanziamenti alla BTP, società dei costruttori Roberto Bartolomei e Riccardo Fusi, molto esposta verso il Credito Fiorentino.
Su L’Unità l’inviato a Siena racconta “quando Mps finanziava Berlusconi a tassi di favore”. A finanziare la scalata del Cavaliere sono serviti anche i soldi che gli ha elargito il Monte dei Paschi tra il 1974 e il 1981: dei circa 200 miliardi di lire di fidi, e circa 150 di fideiussioni di cui disponevano all’epoca le società del gruppo di Berlusconi, ben il 20 per cento proveniva dalle casse Mps. La storia si intreccia anche con la P2, poiché a quell’epoca Mps era guidata dal Provveditore Giovanni Cresti, il cui nome venne ritrovato nelle liste di Gelli.
Pd
Il Corriere della Sera in un articolo parla delle dichiarazioni di ieri al Corriere.it del senatore Pietro Ichino, ora candidato con la lista civica di Monti. Dice che se avesse vinto Renzi sarebbe rimasto nel Pd e che non poteva più “continuare a battersi per i progetti di sempre”. Il sentiero da percorrere, secondo Ichino, “è quello tracciato dal governo uscente, in una formazione aperta alle componenti riformiste che provengono dal Pd ma anche dal Pdl”. Quanto alle proposte di Berlusconi, le definisce “favole” e afferma che “ci sta riportando all’autunno del 2011”.
Chiesa
Vito Mancuso, su La Repubblica, offre ai lettori una analisi dedicata alle parole di Monsignor Vincenzo Paglia, nel corso della sua prima conferenza stampa da responsabile vaticano per la famiglia: parole, sull’argomento spinosissimo dei diritti civili e delle coppie gay che, secondo Mancuso, non sono mai state pronunciate. Ha parlato di un necessario riconoscimento dei diritti civili delle coppie di fatto, includendo esplicitamente tra queste, oltre alle coppie eterosessuali, anche quelle omosessuali. “I diritti individuali vanno garantiti”, ha detto, specificando che vanno trovate “soluzioni di diritto privato” per tenere conto anche degli aspetti “patrimoniali”. La Santa Sede si è espressa sempre in modo contrario, anche sul piano del diritto privato, ricorda Mancuso, rievocando la ferma opposizione contro il progetto del governo Prodi sui cosiddetti “Dico”. Ieri invece Monsignor Paglia ha dichiarato che “un conto è il tema del matrimonio gay, sul quale è nota la nostra posizione, un altra cosa sono le discriminazioni. Ci sono forse 25 Paesi in cui l’omosessualità è reato. Mi augurerei che come Chiesa combatteremo tutto questo”.
E poi
Alle pagine della cultura del Corriere della Sera Paolo Mieli recensisce il saggio dello studioso britannico Jonathan Harris, che insegna storia bizantina al Royal Holloway dell’Università di Londra sulla fine di Bisanzio: “L’inerzia degli europei condannò Costantinopoli”, “nel 1453 nessuno intervenne per fermare gli ottomani”. Gli ultimi bizantini, secondo Harris, “videro nella dominazione musulmana una alternativa preferibile all’essere controllati dall’Occidente cattolico, dal momento che i turchi, per quanto infedeli, erano nondimeno disposti a tollerare la fede ortodossa”.
Su La Stampa il corrispondente da New York racconta di una nuova “diaspora” oltreoceano, che sta facendo diventare Manhattan terra promessa degli ebrei in fuga da Parigi. Per quanto sia difficile quantificarlo, nelle Università ci sono sempre più richieste di professioni in arrivo dall’Europa, e ci sarebbe un esodo di docenti di Science-Po, imprenditori, famiglie e studenti. Molti docenti ebrei parigini hanno chiesto di insegnare a New York ed una delle studiose interpellate spiega: “Se New York si riempe di ebrei francesi, il motivo è da rintracciarsi nel 2002 quando, in coincidenza con la seconda Intifada, quando iniziò da noi una stagione di aggressioni fisiche da parte degli arabi che non è più cessata”. Spiega La Stampa che oltre l’80 per cento dei circa 600 mila ebrei francesi viene da Marocco, Tunisia, Algeria. Famiglie sefardite con alle spalle secoli di convivenza con i musulmani, obbligate a fuggire dal Maghreb, a causa dei pogrom arabi degli anni 50 e 60, ma che avevano poi trovato in Francia la coesistenza tra fedi monoteistiche. E si ricorda l’uccisione di Ilan Halimi, giovane ebreo francese ventitreene, nel febbraio 2006.
Su La Repubblica Giancarlo Bosetti, sul Sole 24 Ore Alberto Orioli, e su La Stampa Gianni Riotta recensiscono il volume firmato da Giuliano Amato e Fabrizio Forquet dal titolo “Lezioni dalla crisi”, dedicato alle conseguenze del crack del 2008.
La Stampa, con una corrispondenza dagli Stati Uniti: “Wi-Fi gratis per tutti, Obama apre la nuova frontiera”. Scrive il quotidiano che il Wi Fi, l’accesso gratuito ad internet da tutte le case senza fili, sta diventando terreno di battaglia tra il governo Usa e i colossi tecnologici. Una vera rivoluzione, che divide le stesse aziende del settore. Da una parte, infatti, lo Stato vuole fornire questo servizio perché è convinto che provocherà una valanga di innovazioni di cui beneficierà tutto il Paese, ed è appoggiato dalle compagnie che producono gli strumenti favoriti dall’iniziativa. Dall’altra, le società che incassano profitti grazie alla fornitura di accessi alla rete che, ovviamente, frenano. Il piano prevederebbe che le stazioni tv locali e le altre strutture del settore broadcasting vendano allo Stato una quantità abbastanza elevata di “airwaves” su cui poi costruire un network nazionale per l’accesso gratuito ad Internet. La proposta che sarebbe allo studio della FCC, Federal Communication Commission, ha ricevuto l’appoggio di colossi come Google e Microsoft. Contrarie le aziende del settore wireless: At&T, Intel, Cisco, eccetera, che suggeriscono al governo di vendere le onde incassando miliardi che aiuterebbero a ridurre il debito, per poi lasciare lo sviluppo a chi le acquista. La FCC ha risposto così: “A noi interessa un sistema che non metta al centro il fornitore, ma l’utente”.
Sul Corriere della Sera troviamo l’articolo più completo sulla svolta nelle fabbriche della Apple in Cina: “Sbarcano” i sindacati liberi. Dopo suicidi e disordini, alla FoxConn eleggeranno i rappresentanti. Si tratta di un grande gruppo dell’elettronica taiwanese che dalle sue fabbriche in Cina rifornisce di gadget quasi tutti i marchi internazionali, da Sony a Nintendo ad Apple. La produzione ha un costo umano enorme: turni di lavoro lunghissimi, vita come qualcosa di simile alle caserme, suicidi. La FoxConn ha ora autorizzato il diritto di voto libero al sindacato (poiché attualmente in Cina è strettamente controllato e devoto alla dirigenza e alle autorità): un milione e duecentomila dipendenti potranno scegliere 18 mila consigli di fabbrica in scadenza tra quest’anno e il prossimo.
Anche su Il Sole 24 Ore: “FoxConn in Cina: libere elezioni del sindacato”. Il quotidiano scrive che non è proprio una novità, nel senso che sindacati non ufficiali hanno iniziato ad esser tollerati alla fine degli anni 90 nella vecchia base industriale nel nordest cinese. Da lì, l’esperienza si è diffusa nelle medie aziende del Guandong, provincia, del sud, base delle esportazioni cinesi. Ma la vicenda della FoxConn potrebbe costituire un salto di qualitìà perché – se sindacati “indipendenti” entreranno in una azienda straniera (Taiwan) come la FoxConn, gli stessi sindacati, dopo quelli ufficiali, potranno entrare in altre aziende straniere: questo potrebbe avvicinare costi e condizioni di lavoro della Cina a quelli dei Paesi sviluppati. Sarebbe quindi un passo significativo anche per le riforme politiche, poiché tra gli obiettivi della dirigenza cinese c’è anche quello di far crescere il mercato interno.
Gossip e politica
Il Fatto scrive di una foto pubblicata da Dagospia che immortalava il compagno di Alfonso Signorini (direttore della rivista Chi) (il “pink tank di Palazzo Grazioli che inventò un fidanzato per Noemi Letizia), Paolo Galimberti, scattata durante il compleanno dello stesso Signorini. Quella foto è stata riutilizzata per farne il manifesto elettorale con cui Paolo Galimberti, presidente dei giovani di Confcommercio e ricco indutriale di famiglia, si presenterà nella lista Pdl al Senato in Lombardia. Un seggio certo, poiché è al numero otto della lista.