Il Corriere della Sera: “La carta italiana in Europa. Merkel incontra Hollande: non ci sono soluzioni facili. Monti disponibile sulla Tobin tax ma in cambio chiede un meccanismo per colmare gli spread”.
A centro pagina: “La riforma del lavoro è legge. Ora arrivano i tagli alla spesa”. Domenica ci sarà una seduta straordinaria del Consiglio dei ministri.
Il Sole 24 Ore: “Anti-spread, ultimatum per Monti”.
La Repubblica: “Hollande e Merkel: ora più Europa”. In prima pagina si parla della approvazione del ddl sul lavoro: “Il lavoro non è un diritto”, “polemica sulla Fornero”. Si tratta di una intervista che il ministro ha concesso al Wall Street Journal.
L’Unità: “Un ministro incostituzionale”.
Libero apre con una intervista del direttore Belpietro al pm di Palermo Antonio Ingroia: “Silvio vittima della mafia. Più facile indagare su di lui che sui politici della trattativa: ma entro un mese li rinviamo a giudizio”.
Il Giornale: “I pm spieano e non pagano, Procuura commissariata. Milano ha speso 10 milioni, il ministero salda i debiti in ritardo. E il Tar non perdona”. Il quotidiano dà rilievo alla “ventisettesima assoluzione” per Berlusconi, al processo sui diritti Tv Mediatrade, che si è svolto a Roma.
Europa
Il Sole 24 Ore continua a proporre interventi sul suo “Manifesto per gli Stati uniti d’Europa”, ed oggi offre un articolo di José Manuel Barroso: “Solidarietà e responsabilità, ora un atto di coraggio”, il titolo.
Sul Corriere della Sera una intervista all’ex premier britannico Tony Blair, in cui si parla della “sua visione sul destino dell’Unione europea e della moneta unica”. Spiega che l’Europa dovrebbe “allineare le politiche economiche, ciò che avremmo dovuto fare qualche anno fa. In particolare, per l’Italia è essenziale ritornare alla crescita”. La Germania “deve ricordare che ha beneficiato della moneta unica, perché è diventata più competitiva. Se l’Euro fallisse, poi, la Germania ne pagherebbe le conseguenze più forti”.
Anche su La Stampa si dà conto delle opinioni di Blair sull’Europa. “Blair, l’euro sopravvive solo se ci sono decisioni forti. Serve un impegno tedesco per la crescita. E gli altri Paesi devono fare le riforme che sono necessarie”.
La Repubblica intervista il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle: “La situazione è seria. Tutti noi partecipanti al vertice ne siamo ben consci. Dal summit dobbiamo uscire con passi decisi che mostrino la via giusta ai cittadini dell’Europa interna. Siamo contro gli eurobond. Mettere i debiti in comune renderebbe più facile indebitarsi, non aiuta la crescita e chi dice che la Germania non fa abbastanza non dimentichi che per salvare l’euro abbiamo speso o impegnato somme pari a una intera legge finanziaria tedesca”. Sul vertice: “Io sono convinto che il vertice risponderà alla sfida della crisi con un chiaro mix trade composto da tre elementi costitutivi: solidarietà, disciplina di bilancio e crescita”. “E’ tempo di completare con urgenza l’unione monetaria con una unione economica. A fianco della politica monetaria comune abbiamo bisogno anche di una ragionevole governance dei bilanci sovrani e di una politica economica condotta in responsabilità comune. Purtroppo, il patto europeo di stabilità e crescita nel passato si è rivelato essere uno strumento non sufficiente a tale fine. Dobbiamo permettere più controlli e più poteri di intervento dell’Unione europea”.
La Repubblica offre in prima pagina, affiancati, due editoriali, firmati dal direttore Ezio Mauro e dal direttore di Die Welt Thomas Schmid: “Cosa chiediamo alla Germania” e “Cosa chiediamo all’Italia” i titoli. Alle pagine R2 Diario il quotidiano continua ad occuparsi dei rapporti tra i due Paesi, anche in vista della sfida calcistica serale. “Italia-Germania, il lungo duello tra du ePaesi dal calcio all’Europa”, di Lucio Caracciolo. E poi: “Una relazione filosofica romantica e idealista”, di Massimo Cacciari
Anche il Corriere dedica due pagine al tema “Germania-Italia”, con interventi di Paolo Valentino, Giuseppina Manin e Gian Arturo Ferrari
Lavoro
Su Il Sole 24 Ore Alberto Orioli commenta la riforma del lavoro varata ieri dalla Camera e cita un passaggio della intervista di Elsa Fornero al Wall Street Journal: “L’attidtudine della gente deve cambiare, il lavoro non è un diritto, va guadagnato anche con il sacrificio”. “Parole franche, fino all’abrasività, che i sindacati e i partiti massimlaisti hano già rimandato al mittente denunciando addirittura una violazione costituzionale”, scrive Orioli, che aggiunge che Fornero non è stata “probabilmente” politicamente corretta ed ha “peccato di ingenuità accademica”. Ma ha detto di fatto che il lavoro non esiste se l’economia non è in grado di crearlo. E la legge votata ieri “ha di fatto ridotrtto le forme di ingresso flessibili”, e “ne ha aumentati i costi senza deregolare l’uscita in modo altrettanto deciso”. E ancora “va nella direzione della tutela degli outsider la mezza riforma degli ammortizzatori sociali”, ed è “comunque importante” che il governo si presenti a Bruxelles con un “altro quaderno di ‘compiti a casa’ abbastanza in ordine”.
“Gaffe del ministro che poi si corregge”, scrive La Repubblica dando conto delle parole del ministro.
“Altro che gaffe della Fornero, il posto si deve conquistare” è il titolo di un commento firmato da Carlo Lottieri, su Il Giornale.
Il professor Piero Ichino, giuslavorista e senatore Pd, commenta la riforma in un colloquio con Il Foglio: “Più pregi che diffetti nella riforma”. Tra i pregi i cambiamenti in materia di licenziamento individuale, dove “si passa dalla regola generale” costituita dalla reintegrazione sul posto di lavoro alla “liability rule”, cioé alla “sanzione indennitaria”. E poi la riforma degli ammortizzatori sociali, con l’arrivo di una “assicurazione generale di livello europeo”. Tra i difetti l’eccsisiva conplessità della riforma. “Agli occhi degli operatori stranieri conferma il carattere bizantino del nostro ordinamento”.
E poi
“L’Occidente deve smetterla di osservare il Medio Oriente attraverso le lenti del proprio interesse”. Lo dice Tariq Ramadan, intervistato dal Corriere della Sera sulle elezioni egiziane. Il “controverso intellettuale”, scrive il quotidiano, “attende di giudicare nei fatti il nuovo presidente egiziano Morsi”, ma dice di trovare “curioso questo allarme dell’Occidente a geometria variabile”, preoccupato dell’Egitto e meno dell’Arabia Saudita, dove le donne non possono guidare. Ricorda che Morsi ha “assicurato” di voler rispettare gli accordi con Israele. Ricorda che quando Erdogan fu eletto in Turchia “c’era chi lo considerava un pericoloso estremista”, e ora viene considerata un modello, “annche se molte riforme devono ancora essere portate a compimento”. Infine: “Voi volete mettermi dalla parte dei Fratelli Musulmani, tutti ricordano che io sono il nipote del fondatore, ma quando li critico nessuno lo dice. Li giudicherò dalle loro azioni. Staremo a vedere”.