La Valle di Comino è l’ultimo lembo a Sud Est del Lazio. Un’ampia conca circondata dai rilievi del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Molise. Atina, che è il centro più popoloso, ha poco più di 4mila abitanti: dista 50 minuti dal capoluogo di provincia, Frosinone, e quasi due ore d’auto da Roma. In questo territorio isolato, nell’ottobre del 2015 è nata Rise Hub, un’associazione di promozione sociale.
Che fa un’associazione di promozione sociale? Prova a rispondere ai problemi di un territorio di 18 comuni che vive un forte rischio spopolamento. Ci sono 29mila abitanti in 600 kilometri quadrati. Tanto spazio, ma poche opportunità: per trovare i servizi più importanti devi calcolare 45 minuti di viaggio. In alcuni Comuni il 50 per cento dei giovani è disoccupato. Non stupisce che negli ultimi dieci anni il 4% della popolazione se n’è andato.
La nascita di Rise Hub, che si occupa di coesione territoriale e di integrazione, lega “ritornanti” e nuovi abitanti. I primi sono giovani nati nella Valle di Comino e che sono rientrati dopo esperienze di studio e di lavoro all’estero. I secondi, invece, sono i migranti e i rifugiati, arrivati in particolare da Africa ed Asia.
Le attività che realizzano insieme, da tre anni, servono a rispondere ad una domanda: “qual è il futuro che l’Italia ha in mente per noi?”. «Rise Hub è nata grazie a un programma di accompagnamento formativo, “Terre Comuni”; 4 incontri in tre mesi su impresa creativa, europrogettazione, fare gruppo, agricoltura ed innovazione sociale ed inclusione» racconta Marcella Zeppa, presidente dell’associazione. Anche lei, che è un’architetta di formazione, è tra quanti hanno scelto di rientrare in questo Lazio estremo dopo un periodo altrove. Ha deciso di scommettere sulle potenzialità del territorio, sta provando ad offrire risposte a chi non aveva o non poteva avere accesso all’esterno: «”Terre Comuni” è stata una iniziativa aperta e gratuita, rivolta a ragazzi e giovani disoccupati di qualsiasi provenienza, che vivono il territorio della Valle di Comino – continua Marcella – è stato il primo contatto quotidiano con i “nuovi abitanti”, giovani provenienti da Mali, Senegal, Costa d’Avorio. Sono nate amicizie, ma soprattutto ci siamo resi conto che tutti noi esprimevamo la consapevolezza dello stesso “vuoto reale”: questi nuovi abitanti, anche se arrivati qui da più di un anno, non sapevano niente del territorio». Marcella racconta un episodio davvero significativo di questo “vuoto reale”:
«in un incontro pubblico qui ad Alvito, uno dei nuovi abitanti, Yacouba, ha chiesto al Prefetto “Qual è il futuro che l’Italia ha in mente per noi migranti?”. Beh, non ha ricevuto risposta. Silenzio. Ma sappiamo che non c’è risposta né per noi, né per loro. E così si è creata l’intesa da cui è scaturita Rise Hub».
Nel 2018, i soci di Rise Hub sono 35. Il trenta per cento sono rifugiati, quasi tutti hanno il permesso di soggiorno. La presenza dell’associazione è già stata motore di un flusso di ritorno nella valle: «Abbiamo deciso di restare perché vediamo un futuro più interessante. Per noi è molto importante poter dare a questo territorio, marginale, un’immagine di quello che accade nel globo: con i “campi di lavoro” internazionali portiamo persone interessate in un’area remota e difficile da raggiungere. C’è gente che viene apposta dal resto del mondo, per lasciare un contributo alla nostra comunità, ed è importante per noi parlare contemporaneamente di migranti che vengono dall’Asia e Africa subsahariana, ma anche del giapponese o cinese che arriva per uno scambio culturale, perché immagina di trovare qui un’esperienza di crescita» spiega Marcella Zeppa.
Nell’estate del 2018, ad esempio, si sono tenuti i campi di lavoro “Art in the Valley”, con la presenza di volontari da tutto il mondo per realizzare interventi di rigenerazione urbana, usando la street art. Anche la cucina è uno strumento d’integrazione e di apertura per la comunità. Tra le attività dell’associazione ad esempio c’è un catering: si chiama Manì, e propone specialità del Mali, del Pakistan, della Costa d’Avorio e del Gambia, che sono i Paesi d’origine dei cuochi. La cucina itinerante attraversa tutto il Comino: lo stand è diventato una presenza fissa alle feste patronali e alle sagre di tutta la Valle, ed è anche un servizio a disposizione dei privati.
La vocazione ad “aprire” la Valle di Comino è portata avanti anche attraverso il Servizio Volontario Europeo, un programma della Commissione Europea per la mobilità, l’apprendimento interculturale informale e non-formale ed il volontariato per i giovani (18-30 anni). Ad ottobre 2018, ad esempio, un ragazzo del Comino è in Crozia, a Latinovac, e prende parte al progetto “Richness in Diversity”, per imparare a conoscere e valorizzare la biodiversità.
Sul territorio, Rise Hub è un soggetto fondamentale per quanto riguarda il tema migrazioni. Con un osservatorio, si occupa di monitorare la situazione dei CAS e degli SPRAR della Valle di Comino.
Qui, come in tutte le aree interne del Paese, con una popolazione under 16 pari al 13%, e quasi un quinto di over 65, i migranti rappresentano una presenza importante per invertire il processo di desertificazione demografica. È un tema cui presta attenzione la Strategia Nazionale Aree Interne, il programma del Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri che lavora per garantire l’accesso ai servizi essenziali di cittadinanza nelle aree più remote del Paese, e che nel Lazio ha selezionato anche la Valle del Comino, individuata come l’area pilota (la prima su cui intervenire) dell’intera regione. A maggio, insieme al Forum Disuguaglianze Diversità, la Strategia nazionale aree interne ha promosso un seminario di riflessione su «Migrazioni e accoglienza generativa nelle aree interne», da cui è scaturita laPiattaforma di Chiusano, dal nome della località – Chiusano d’Asti – che ha ospitato l’incontro.
«Rise Hub, non essendo coinvolta direttamente nel sistema di accoglienza, è un soggetto fondamentale perché con sguardo terzo e trasversale osserva le modalità di una buona accoglienza – sottolinea Daniela Luisi, del Comitato Tecnico Aree Interne -. Un valore aggiunto dell’associazione è l’uso di strumenti inclusivi, che non sono pensati solo per i migranti: le attività non sono targettizzate, non separano ambiti e bisogni». Rise Hub è motore d’innovazione per tutta la comunità della Valle del Comino, per le amministrazioni locali coinvolte nell’attività di progettazione locale e partecipata, grazie alle reti che l’associazione riesce ad attivare con progetti di volontariato internazionale, come quelli legati al programma Erasmus Plus. «Laddove c’è comunanza di disagi e di necessità – sottolinea Luisi – è possibile far emergere aspirazioni e soluzioni comuni».