Da Reset-Dialogues on Civilizations
Una nazione che non dimentica il suo passato e che anzi trasforma una memoria dolorosa, quella del Genocidio, in un punto di forza, ma al contempo alle prese con sfide attuali come la crisi economica, il conflitto del Nagorno Karabakh, l’accoglienza dei profughi provenienti dalla Siria. Il saggio Armenia oggi, drammi e sfide di una nazione vivente di Simone Zoppellaro, giornalista e corrispondente per l’Osservatorio Balcani e Caucaso, edito da Guerini e Associati, racconta il paese di oggi, mantenendo come filo conduttore il 2015, anno del centenario del Genocidio, commemorato da migliaia di persone il 24 aprile.
Protagonista di questo libro è l’Armenia di oggi, piccola erede di un grande e nobile passato, e le sfide del paese che, a cent’anni dal Genocidio del 1915, pesano ancora su un popolo che sembra destinato a non trovare mai pace.
Se la maggior parte dei testi scritti sull’Armenia ed editi in Italia si concentrano sulla storia, sul Genocidio e la diaspora, Zoppellaro tenta il processo inverso, partendo dall’attualità, dall’oggi, dalla commemorazione di un evento storico che l’anno scorso ha visto migliaia di persone ritrovarsi nella capitale Yerevan per ricordare, in modo apparentemente insolito, a suon di rock, la grande tragedia.
I System of a Down, band americana che vede fra le proprie fila quattro discendenti di sopravvissuti a quei tragici eventi, si sono esibiti nella capitale armena in un live sold out sotto una pioggia scrosciante. Si è trattato della prima assoluta del gruppo californiano in Armenia ed è avvenuta nella centralissima piazza della Repubblica, conosciuta fino al 1990 come piazza Lenin. Dove fino a un quarto di secolo fa troneggiava una statua del primo leader dell’Unione Sovietica, oggi quattro rocker armeni venuti dall’America gridano l’orrore contro un passato di cui sono figli e che non vogliono dimenticare.
Ma le sfide per gli armeni non si esauriscono con la memoria e con la legittima speranza di un riconoscimento universale della tragedia subita, perché l’Armenia di oggi è alle prese con una fonte di instabilità, il conflitto con l’Azerbaijan, più che mai lontano da una soluzione; sconta una grande disparità economica e sociale fra i pochi ricchi e i tanti poveri e un isolamento, di confini ma anche infrastrutturale, per cui i luoghi si fanno lontani e gli spostamenti – e i commerci – difficili.
Al Nagorno-Karabakh l’autore dedica un capitolo a parte, analizza gli eventi, anche i più recenti, di un conflitto di logoramento, di trincea, che sempre più difficilmente potrà trovare soluzione, per la mancanza di una reale volontà politica non solo delle parti direttamente in causa, ma anche delle potenze che potrebbero fare la differenza sull’andamento di un processo di pace, Russia e Stati Uniti in testa.
Lo spettacolo che mi si apre è quello di un’altra epoca. A cent’anni dal primo conflitto mondiale, in Europa ancora oggi si combatte una guerra di logoramento nelle trincee. Attorno a queste, filo spinato e lattine di cibo vuote per segnalare eventuali incursioni del nemico durante la notte. E l’avversario è lì, a un centinaio di metri.
Più volte Zoppellaro ricorda quanto il paese sia vicino all’Europa, non solo geograficamente, ma per la comune fede cristiana e per gli scambi continui, avvenuti grazie alle comunità della diaspora, che ancora oggi rappresentano un ponte, anche economico, fra gli armeni d’Armenia e quelli che si trovano all’estero. Perché l’Armenia di oggi non è facile da vivere, a causa della crisi, della disoccupazione, dell’instabilità politica, nonostante lo sforzo nell’investimento tecnologico ed educativo, nei quali vanta esempi di eccellenza.
Fra gli eventi del 2015, una grande importanza sociale riveste la nascita di Electric Yerevan, un movimento di protesta esploso nel mese di giugno con il pretesto dell’aumento del 17% della bolletta elettrica: migliaia di persone sono scese in piazza, davanti al Teatro dell’Opera, per manifestare il loro malcontento e chiedere di annullare quell’aumento. Un evento che fornisce all’autore lo spunto per chiarire quale sia la situazione di disagio sociale, degli armeni di oggi.
Vivere in Armenia è come una maledizione per una larga parte dei suoi abitanti, condannati a rivivere ogni giorno la miseria e la mancanza di speranze degli anni della fine dell’Urss, dove la crisi economica devastante coincise con il terremoto di Spitak del 1988 e lo scoppio della guerra con l’Azerbaijan.
L’Armenia si trova a essere oggi un paese povero e isolato come pochi altri al mondo. Due dei suoi confini via terra, quelli con Azerbaijan e Turchia sono inagibili da più di vent’anni. Restano in funzione solo quelli con la Georgia e l’Iran, due Paesi – che per motivi diversi – finora non hanno potuto offrire molto a Yerevan, da un punto di vista del commercio. In tutto questo, la protezione politica di Mosca – seppure a tratti molto ambigua – risulta imprescindibile per la sopravvivenza del paese.
L’ultimo, ma non meno importante, elemento dell’analisi di Zoppellaro è l’accoglienza che l’Armenia, nonostante le difficoltà, ha fornito ai profughi siriani: secondo i dati dell’Economist ripresi dall’autore, si tratta del terzo paese in Europa, dopo Germania e Svezia, per numero di rifugiati provenienti dalla Siria, nella maggioranza dei casi armeni siriani, sui quali però si è comunque abbattuta la crisi economica, oltre alle difficoltà linguistiche, che hanno scoraggiato molti di loro dal restare nella terra dei loro padri.
Secondo il Ministero della Diaspora, i profughi arrivati nella Repubblica caucasica a partire dal 2012 sarebbero molti di più dei 20mila oggi presenti, ma migliaia di loro avrebbero in seguito all’arrivo, per diverse ragioni, lasciato l’Armenia. Prima fra tutte, la difficoltà a trovare un lavoro, in un paese con un alto tasso di disoccupazione e un basso livello di salari.
Ciò che emerge nel complesso da questo testo, che unisce riflessioni competenti ed esperienze personali dell’autore a dati e fatti storici, è che per quanto le sfide passate e presenti mettano alla prova gli armeni, le loro radici e la capacità di resistenza restino, comunque, più forti.
L’Armenia di oggi è fra i pochi luoghi al mondo – dato l’isolamento politico – ad avere resistito in parte alla mutazione antropologica che ha stravolto per sempre il volto dell’Europa. La cultura in quei luoghi è ancora fatta d’aria, di pietre e tempo, e non solo di moda e spettacolo. La fede, gli ideali e i sogni non hanno ancora interrotto quel legame eterno con le loro radici, che sono dure come pietre.
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Titolo: Armenia oggi - Drammi e sfide di una nazione vivente
Autore: Simone Zoppellaro
Editore: Guerini e Associati
Pagine: 88
Prezzo: 9.50 €
Anno di pubblicazione: 2016