Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri in dialogo con Massimo Parodi per Caffè Europa sui tre volumi curati da Umberto Eco e Riccardo Fedriga su La filosofia e le sue storie (Laterza ed EM Publishers, 2014-2015). Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri, già Professoressa di Filosofia Medievale all’Università di Milano e Massimo Parodi, Professore di Filosofia Medievale all’Università di Milano sono tra gli studiosi che hanno collaborato al lungo progetto di ricerca curato da Eco e Fedriga.
Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri: «Questa non è una vera recensione e le ragioni per cui sarebbe quasi impossibile scriverla saranno presto evidenti. Qui ci limitiamo a riflettere su alcuni aspetti presenti in un’opera così vasta e originale come La Filosofia e le sue storie a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga. Forse, anzi sicuramente, vorremmo fare qualcosa di più: cercare e trovare una cifra che mostri l’unità del progetto segnalando il “percorso della filosofia” che Eco ci indica dal mondo antico ai nostri anni. In conclusione vedremo se ci siamo riusciti almeno in parte. Gli autori, chiamati da Eco e Fedriga a collaborare, sono più di centocinquanta; Parodi ed io siamo fra quelli e siamo sempre stati – ancor prima del romanzo storico-filosofico Il nome della rosa – attenti e impegnati nella interpretazione del pensiero di Eco e delle sue radici storiche. Naturalmente, appartenendo all’opera, abbiamo difficoltà a scriverne, ma è evidente che val la pena di tentare. Inizio domandando a Massimo Parodi cosa pensa della definizione di filosofia proposta nell’Introduzione. Ho come l’impressione che sia una definizione, per dirla alla Cartesio, par provision, necessaria all’inizio della progettazione, una premessa che deve servire come utensile. Intendo dire che va poi verificata nel corso del lavoro. È così?»
Massimo Parodi: «Nell’introduzione al primo volume di La Filosofia e le sue storie, Eco chiarisce come le domande che caratterizzano la filosofia si pongano a diversi livelli, dalla meraviglia di cui parla Aristotele alla conoscenza della natura, dall’estetica alla morale e alla politica, dalla scienza agli interrogativi della gente comune. Torna spesso la domanda di fondo, quella sull’esistenza di Dio e, forse, sulla possibile individuazione di un senso nell’esistenza dell’uomo che si interroga e nelle cose su cui si interroga. Il filo conduttore è rappresentato da una fiducia di fondo nella razionalità umana che, come nel caso dei pensatori medievali da Eco studiati fin dalla tesi di laurea sull’estetica di Tommaso, è consapevole dei propri limiti, ma, nello stesso tempo, della responsabilità nel proporre significati comprensibili e confrontabili».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Tommaso d’Aquino… Non c’è dubbio che Eco abbia delle opere di Tommaso una conoscenza profonda e, direi, familiare. A cominciare dalla sua tesi di laurea ha mostrato verso il maestro domenicano il suo apprezzamento per il rigore e la novità del suo linguaggio e per la disciplina che regge il suo argomentare. Ma ho sempre pensato, credo con qualche ragione, che ad essere prediletto e vorrei dire “simpatico” a Umberto Eco fosse un altro filosofo medievale: Guglielmo d’Ockham. Sappiamo che il francescano è impersonato in modo incredibilmente vivace dal protagonista del primo romanzo scritto da Eco, Guglielmo di Baskerville, anche quando su alcuni temi prende intellettualmente le distanze da Ockham. Le idee sulla teoria della conoscenza, sulla teologia e l’etica di Ockham animano i dialoghi del Baskerville con l’allievo, in un colloquio strutturato a volte come un Quodlibet. E qui viene in primo piano la prospettiva empirista e la centralità della logica così ben illustrate dal Baskerville al giovane Adso ai Vespri del Quarto giorno passato all’Abbazia. Logica e prospettiva empirista, è noto, caratterizzano l’interesse di Eco nella ricerca filosofica. Ma procediamo per gradi: Eco non è soltanto l’ideatore del progetto della Filosofia e le sue storie, è autore nei tre volumi di molti saggi su temi che gli erano evidentemente cari. Penso che sia utile riflettere sugli argomenti e il carattere dei suoi contributi in questi tre volumi».
Parodi: «È molto interessante individuare quali sono i temi che Eco ha sviluppato personalmente, che riflettono ambiti da lui approfonditi nella sua ricerca scientifica e, al tempo stesso, mostrano come l’impegno di studioso si collochi consapevolmente entro tradizioni storiche di grande rilievo. La fiducia nella ragione emerge dalla scelta di alcuni grandi momenti del pensiero occidentale, quali Tommaso d’Aquino e la discussione sull’eternità del mondo, particolarmente significativa in quanto delinea la possibilità di accettare la fede in un mondo creato, ma, nello stesso tempo, di sostenere l’impossibilità filosofica di dimostrare che non sia eterno. In Tommaso, e in autori precedenti come lo pseudo Dionigi, Scoto Eriugena e Roberto Grossatesta, viene sottolineato anche il tema della luce che rappresenta un momento di confluenza del discorso teologico, di quello estetico e di quello scientifico».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «In contrasto alla linea di ricerca ispirata alla “fiducia nella ragione” (esemplificata nel medioevo dal Grossatesta e Tommaso e in seguito per esempio da Locke) vorrei segnalare le pagine dedicate da Eco alla Gnosi, tema che evidentemente lo affascina, tanto da apparire anche in un suo romanzo. Su un soggetto per definizione oscuro e al confine con il mito e su una tradizione assai complicata e dispersa, queste pagine scritte in un stile strepitosamente chiaro sono un vero esempio di lezione magistrale».
Parodi: «A questo proposito non si possono dimenticare alcune delle pagine dell’ultima parte di Baudolino, dove credo si trovi – nelle parole dell’Ipazia amata dal protagonista – una delle presentazioni più emozionanti e coinvolgenti della tradizione del pensiero gnostico».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Arrivando al pensiero moderno, la cui esposizione appartiene al II volume dell’opera, mi sembra utile indicare l’originalità di alcuni temi solitamente non presenti in un testo di storia della filosofia».
Parodi: «Eco si occupa di alcuni aspetti del meccanicismo cartesiano e in particolare delle discussioni sull’intelligenza animale, nelle quali si coglie con vivacità l’intreccio di prospettive meccanicistiche e proto-evoluzioniste, materialiste e libertine nel confronto di opinioni sulla possibilità di individuare una continuità tra mondo animale e mondo umano».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Ritengo che nella filosofia, o meglio in una delle sue storie, il mondo animale sia, anche se “minore”, un tema continuo (non soltanto raro e curioso). Penso ad Aristotele per il quale il mondo animato non-umano, era per certi versi simile all’uomo e nel contempo irrimediabilmente separato dalla differenza specifica (animale irrazionale). In un tempo in cui uomini e animali vivevano più vicini fra loro di quanto lo siano oggi, era difficile non riconoscere agli animali più collaborativi, ossia addomesticati da più tempo, alcune facoltà cognitive. Al cane, che secondo Aristotele era dotato di memoria e di una certa facoltà di previsione, e ai suoi latrati Eco ha dedicato pagine dotte e gustose fin dal 1987 a Spoleto (raccolte in Scritti sul pensiero medievale, Bompiani 2013). Tornando al pensiero moderno, tre fra i protagonisti del dibattito filosofico del Seicento e del Settecento sono illustrati da Eco che mette in rilievo anche le diverse letture storiografiche che si sono susseguite dall’Ottocento a oggi».
Parodi: «Spinoza per un verso e Kant, per un altro, rappresentano due momenti di estrema importanza nella storia del razionalismo, che Eco presenta con grande attenzione ai problemi rimasti aperti e alla diversità di interpretazioni che ne sono state date. Accanto a questa tradizione di ricerca, Eco segue lo sviluppo della prospettiva empirista, soffermando la sua attenzione su John Locke e sottolineando in particolare come nel pensatore inglese la logica si identifichi con la semiotica che considera “la natura dei segni dei quali la mente fa uso per comprendere le cose o per trasmettere agli altri la propria conoscenza”. Lo studio dei segni, che come è noto ha rappresentato gran parte della ricerca scientifica di Eco, si collega a una lunga tradizione che risale alla metafora agostiniana, e medievale in generale, del mondo come libro e al rilievo che assume una specifica attenzione alla retorica, fino a un capitolo magistrale sullo stile del Manifesto del Partito Comunista del 1848, a partire dalla frase iniziale – «Uno spettro si aggira per l’Europa» – paragonata al “formidabile colpo di timpano”, con cui si apre la Quinta di Beethoven».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Lo stile è l’uomo come sappiamo. E il linguaggio che Eco studia dalla prospettiva retorica, logica e comunicativa in vari saggi, è chiaramente al centro della sua indagine e della sua narrazione».
Parodi: «Dall’interesse per la semiotica e la linguistica nasce un altro dei temi caratteristici della ricerca scientifica di Umberto Eco, cioè la riflessione su una possibile lingua universale, che compare in certo senso nel medioevo con Raimondo Lullo e la sua “Ars Magna”, continua nel pensiero moderno con Leibniz e la sua “characteristica universalis” interessata alla forma delle proposizioni che si possono generare per mezzo del calcolo più che ai loro significati, e sfocia in alcuni aspetti messi in evidenza nell’ultimo capitolo dedicato alla comunicazione nel Novecento. La pluralità dei possibili punti di vista sembra emergere come una delle idee guida degli interventi di Eco nella costruzione dell’opera e appare particolarmente evidente nell’attenzione dedicata a quella che potrebbe risultare una tradizione irrazionalistica e che invece appare attentamente approfondita per metterne in luce la complessità delle componenti teoriche. Si occupa della gnosi e del “Corpus Hermeticum” nel mondo antico per seguirne lo sviluppo in Ficino e nel cabalismo rinascimentale e arrivare a una attenta considerazione sulla massoneria “tra illuministi e illuminati” nel XVIII secolo. I punti di vista si moltiplicano e si intersecano reciprocamente per cui è del tutto coerente con l’impegno teorico di Eco anche la presenza di capitoli dedicati alle discussioni medievali sulla forma della terra e sugli antipodi e di una specifica attenzione alla tradizione enciclopedica che, muovendo dalla enciclopedie antiche si sofferma naturalmente sulla Encyclopédie illuminista che consente a Eco di presentare il tema borgesiano del labirinto rintracciandolo in una frase di D’Alembert – «Il sistema generale delle scienze e delle arti è una specie di labirinto, di cammino tortuoso che lo spirito affronta senza troppo conoscere la strada da seguire» – che può anche essere considerata una sintesi di cosa siano per Eco le molte storie della filosofia».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Nel terzo volume la definizione di filosofia presentata all’inizio dell’opera si allarga e dispiega in una gamma di risposte e approfondimenti certamente inedita nella sua vastità. Le domande, innescate dalla complessità della vita di oggi, investono temi come la comunicazione, le teologie, la filosofia della scienza (teorie della relatività e dei quanti), la linguistica matematica, le nuove logiche (modale e deontica), la sociologia, i gender studies, il dialogo interreligioso, il tema della decrescita economica, la filosofia dei diritti, l’etica del fine/vita, le “difficoltà pratiche” delle democrazie…»
Parodi: «A questo proposito mi ha colpito, nella presentazione dell’estetica di Benedetto Croce, talvolta molto severa, l’insistenza con cui Eco richiama l’immagine crociana del “guazzabuglio” per riferirsi al mondo che l’uomo intuisce ordinariamente e il rimprovero rivolto al filosofo abruzzese che “comprende questo mondo con grande concretezza e senso del flusso della vita” per poi tuttavia disinteressarsene “come se la filosofia non dovesse compromettersi con la condizione umana tal quale è”. Questo è ciò che Eco invece pensa si debba fare».
Fumagalli Beonio Brocchieri: «Mi pare non ci sia dubbio che le “risposte” alle domande appena ricordate costituiscano la filosofia dei giorni nostri in una nuova forma di enciclopedia filosofica alla quale sono chiamati a collaborare direttamente, accanto ad autori filosofi in senso tradizionale e storici delle idee, autori che provengono da discipline come la fisica, la matematica, la psicologia, l’economia, la giurisprudenza, ossia campi di sapere considerati solitamente come “collaboratori esterni” o persino “ricadute” di prese di posizioni considerate primarie in filosofia (oppure che si ponevano e ancora si pongono come primarie in filosofia). Una grande narrazione a cui conviene lo stile di Eco che si dispiega nelle tradizione storiche, nelle genealogie e negli elenchi intellettuali dai “giganti fino ai nani”, metafora che molti di noi con lui preferiamo o vogliamo leggere nella sua valenza “progressista”».
Titolo: La filosofia e le sue storie
Autore: Umberto Eco e Riccardo Fedriga
Editore: Laterza e EM Publishers
Pagine: circa 570 per tomo
Prezzo: dai 28 ai 34 per tomo €
Anno di pubblicazione: 2014 e 2015