Il Corriere della Sera: “I dubbi di Renzi sulla linea dei pm: sono pronto a farmi interrogare”, “Il premier: l’emendamento è mio. La Procura: c’era un comitato d’affari”.
A questo tema sono dedicati due commenti. Il primo è firmato da Stefano Agnoli e riguarda la politica energetica nazionale: “La strada facile dell’emotività”. Il secondo da Fiorenza Sarzanini, sul ministero dello Sviluppo: “Quel ministero senza sviluppo”, “Un ruolo da cancellare”.
Il titolo in maggior rilievo si trova a centro pagina: “I conti segreti dei 12 leader”, “Le carte di 200 mila società offshore in 21 paradisi fiscali. Citati anche 800 italiani”, “‘Soldi a Panama del clan Putin e dei vertici cinesi’. Nella lista Messi e Platini”.
Con un “retroscena” di Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca: “I prestanome e gli amici. La rete dello zar”.
Di fianco, gli scontri al Brennero: “Com’è fragile l’Europa se sia guarda dal Brennero”, di Federico Fubini.
A fondo pagina: “Caffé e amici, il decalogo per l’espatrio”, “Un manuale di sopravvivenza per i giovani che lasciano l’Italia alla ricerca del lavoro”. Ne scrive Elvira Serra.
L’editoriale in apertura a sinistra è firmato da Giangiacomo Schiavi e riguarda la legge sul Terzo settore approvata al Senato: “Il valore economico del bene”.
La Repubblica: “Panama, ecco i conti segreti da Putin ai big del pianeta”, “I tesori offshore di presidenti, re e star come Messi. L’Espresso: 800 italiani”.
Da Mosca ne scrive Nicola Lombardozzi: “I due miliardi del nuovo zar”.
In apertura a sinistra: “Renzi ai pm: quella norma l’ho voluta io”, “La Guidi incontrò i manager Total. Lobby: nessuna legge, tanti affaristi”.
All’atteggiamento del presidente del Consiglio anche su questa vicenda è dedicata la rubrica “il punto” di Stefano Folli: “La sfida solitaria dello sceriffo”.
Di fianco, “le mappe” di Stefano Folli, sul sondaggio Demos che ha interpellato gli italiani sul tema “Brexit”: “A qualcuno piace Brexit”.
A fondo pagina: “Pensioni, è scontro sulla solidarietà”, “Boeri: contributo dai pre-1980”. Ne scrive Valentina Conte.
Di fianco, reportage fra gli operai del Galles di Enrico Franceschini: “‘Difendiamo l’acciaio per salvare noi stessi'”.
La Stampa: “Il piano di Total sul petrolio lucano”, “Le carte: i vertici della società da Guidi per garantirsi 50 mila barili e far ripartire gli utili. Il Pm Woodcock che indagò per primo: a Potenza le indagini non arrivano mai a processo”, “Il contrattacco di Renzi: ‘L’emendamento è mio, se i pm vogliono sentirmi sono pronto’. La resistibile scalata di Gemelli”.
Al tema sono dedicati l’editoriale di Francesco Geremicca (“La missione di sbloccare la crescita”), e un commento di Giorgio Arfaras (“Perché l’Italia fa gola agli stranieri”).
Sulla previdenza: “mezzo milione di italiani in pensione da oltre 36 anni”, “Il presidente Inps Boeri: serve un contributo di solidarietà. Il ministro Poletti: per ora nessuna novità allo studio”.
Di spalla a destra: “I dossier da Panama”, “Da Putin a Messi, ecco dove sono i paradisi fiscali di vip e potenti”.
A fondo pagina: “Assalto al Brennero, ‘Non chiudete la frontiera’”. E’ un reportage da Brennero di Matteo Lunelli.
Di fianco: “Soffia forte il vento anti-Ue, sempre più inglesi pro-Brexit”, di Alberto Simoni.
Il Fatto: “Le mail inguaiano la Boschi”, “Marchette. Le prove che la norma Tempa Rossa fu dettata da Total. Shell ed Eni”, “A Potenza comincia la settimana degli interrogatori. Renzi occupa ‘In 1/2 ora’ su Rai3 per difendere la sua ministra e conferma quanto scritto dal Fatto: ‘L’emendamento sul petrolio lucano a Taranto è roba mia’. Ma, quando fu bocciato alla Camera, le Tre Sorelle petrolifere puntarono tutto su Maria Elena: dalle carte dell’inchiesta emerge un vorticoso scambio di posta elettronica per suggerire parola per parola la legge da imporre al Senato”.
Di fianco, i “Panama Papers”: “I tesori nascosti dei potenti da Putin a Montezemolo”, “Un team di giornalisti svela quella che potrebbe rivelarsi la più grande truffa finanziaria della storia: i miliardi nei paradisi fiscali di migliaia di Vip”.
Più in basso, la polemica nata dopo un articolo di Fabrizio Rondolino su L’Unità: “Veltroni contro l’Unità: ‘Grave insultare Saviano'”, “Imbarazzo nel Pd per il ‘mafioso’ allo scrittore”, “Il premier e il direttore D’Angelis tacciono, ma chi accetta di commentare l’offesa al simbolo della lotta alla camorra lo difende. L’ex segretario è il più duro. Gotor: ‘Questi fanno del male al Pd e al governo’. Critici pure i renziani Moretti, Carbone e Ricci”.
Sotto la testata: “Chernobyl, 30 anni: la paura del nucleare entrò nelle case”, “Il regime disse: 2 morti. Ma furono molti di più”. A rievocare quell’avvenimento è Leonardo Coen.
Di spalla: “Il derby Lazio-Roma e il pubblico abolito dalle geniali autorità”, “Svolta epocale. I tifosi sono pregati di restarsene in poltrona”.
Libero apre con un’intervista al presidente della Regione Puglia: “‘Governo servo delle lobby'”, “Parla Michele Emiliano”, “Le bordate del governatore Pd contro il suo segretario: ‘Il caso Guidi non mi ha stupito, non è un episodio isolato. Ragionava da imprenditore e non da ministro’. E sullo Sblocca-trivelle: ‘Regalo alle multinazionali, cancelliamolo'”.
E l’editoriale del direttore Maurizio Belpietro: “Maria Elena non si tocca”, “Renzi scudo umano si immola in diretta tv per difendere la Boschi”.
A centro pagina, con foto dei due tecnici italiani rapiti e liberati in Libia: “La vera storia degli italiani rapiti in Libia”, “Petrolio rosso sangue”, Di Giacomo Amadori.
Più in basso: “I centri sociali assaltano il Brennero”, “L’Austria chiude ai migranti: scontri alla frontiera”.
Il caso Guidi, l’inchiesta sul petrolio
La Stampa, pagina 2: “Petrolio, controffensiva di Renzi: ‘Quell’emendamento l’ho fatto io'”, “‘Se i pubblici ministeri vogliono sentirmi sono pronto’. Ma dalla Procura: ‘Non pensavamo di ascoltarlo’. Forse già oggi un colloquio con Mattarella”.
In basso: “La Boschi sui poteri forti scatena una rivolta di tutte le opposizioni”, “Dalla sinistra Pd Gotor accusa: sindrome da fortino assediato”.
A pagina 3 un colloquio di Guido Ruotolo con Henry John Woodcock: “‘Potenza, ecco come funziona il sistema degli affari petroliferi'”, “Il pm Woodcock fu il primo ad avviare le inchieste sul ‘Totalgate’. La maledizione in Basilicata è: tante indagini, poche condanne”. Si ricordano quindi le tre inchieste lanciate dal pm: nel 2001, nel 2004 e nel 2008.
A pagina 4, sulla “lobby del petrolio a Roma”: “Total, le pressioni su Guidi e la ‘gratitudine’ per quell’incontro”, “Il suo fidanzato fu l’intermediario per il contatto con Nathalie Limet, ad del gruppo”. In basso un articolo di Alessandro Barbera e Leonardo Martinelli descrive “la strategia d’Oltralpe2: “La scommessa francese: far ripartire gli utili con il greggio della Basilicata”.
Il Fatto, pagina 2: “Boschi & Guidi, l’emendamento l’hanno dettato le Tre Sorelle”, “Le e mail dello scandalo. Gli uffici legislativi delle due ministre scrissero la norma in contatto costante con Eni, Shell e Totale, “Dopo la bocciatura nello Sblocca italia, le lobby corteggiano proprio Lady Riforme”, scrive Antonio Massari, inviato a Potenza.
In basso: “La rete d’interessi che porta al Mise”, “Il ruolo del capo di gabinetto dello Sviluppo economico”, “Anche la nomina del super burocrate indagato Pastena passa da quel ministero”. a pagina 3: “E il premier confessa: ‘La norma è roba mia’”, “Renzi per difendere la Boschi occupa ‘In 1/2ora’ (Rai3): ‘Se i pm vogliono sentirmi…'”. Più in basso, intervista a Vito di Trani, sindaco di Pisticci: “‘Noi lucani sommersi da rifiuti pericolosi'”, “‘Non rinnovo più la tessera dem'”.
Su La Stampa il reportage di Flavia Amabile da Corleto Perticara, centro del più grande giacimento di petrolio dell’Europa continentale: “‘Qui in Val d’Agri ci si ammala e il silenzio è stato pagato'”, “Un documento della Regione e dell’Istituto di Sanità: nell’area le morti sono aumentate”.
La Repubblica, pagina 6: “Petrolio, la sfida di Renzi: ‘L’emendamento è mio, pronto a parlare coi pm'”, “Boschi ha fatto il suo lavoro, stima per De Giorgi'” (il capo di Stato maggiore della Marina, ndr.), “La procura: non pensavamo di sentire il premier”.
E Annalisa Cuzzocrea ricostruisce il destino di “quell’emendamento della discordai, bocciato, approvato e sterilizzato”. A pagina 7: “Guidi, due incontri con i petrolieri, poi i ‘favori’ a Gemelli”, “il compagno della ministra avrebbe ottenuto commesse pure ad Augusta. E in cambio l’ammiraglio De Giorgi puntava allo sblocco dei fondi per le nuove navi militari”.
A pagina 8: “‘Grazie per l’interesse’. La rete dei facilitatori nelle stanze del Palazzo”, “Dal compagno della Guidi all’ex dirigente pubblico Pastena, dal ciellino Colicchi al dem Quinto, il peso dei contatti con politici e amministratori”. Marcello Pittella, presidente della Regione Basilicata, parla di Rosaria Vicino, l’ex sindaca arrestata per Tempa Rossa e dice: “‘Su quelle assunzioni la sindaca ha sbagliato. Che sia del Pd conta poco’”.
E a pagina 9 un articolo di Giovanna Casadio si occupa del caso lobby: “Lobby, si muove il Senato, ‘Corsia urgente per la legge'”, “L’ambasciata britannica conferma le sollecitazioni per Tempa Rossa. La proposta: affidare Cantone il registro dei portatori di interessi”. Spiega il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda: “Il provvedimento sulle lobby è talmente attuale dopo la vicenda Guidi che penso gli daremo una corsi preferenziale2.
Su La Stampa: “La rapida scalata di Gemelli, dal Rotary di Siracusa ai suoceri ‘che contano'”, “Il fidanzato dell’ex ministra si è fatto largo grazie alle donne”.
Sul Corriere, pagina 2, le parole di Matteo Renzi ieri alla trasmissione di Lucia Annunziata: “‘Quell’emendamento è roba mia. Se vogliono interrogarmi sono qui'”, “Renzi e il caso Tempa Rossa: mi fa ridere chi parla di lobby. La Procura: non pensavamo di sentirlo”.
A pagina 3 il “retroscena” di Maria Teresa Meli: “Le perplessità di Renzi sui pm per la convocazione di Boschi”. E il quotidiano intervista Alessandro Di Battista, M5S, che preannuncia: “Porteremo il premier in Aula. La mozione di centrodestra? Se ci soddisfa la voteremo”, “Di Battista: M5S punta su Roma e sul quorum il 17 aprile” (sui referendum anti trivellazioni, ndr.).
Ancora a questo caso sono dedicate le pagine 4 e 5, con gli sviluppi dell’inchiesta e “le carte”, ovvero l’ordinanza del gip sui colloqui telefonici tra Gianluca Gemelli (marito della ministra Guidi) e Nicola Colicchi, consulente della Camera di commercio di Roma e indagato nel filone dell’inchiesta che contempla l’accusa di traffico di influenze: “Il ‘comitato d’affari’ e i politici: così venivano favorite le aziende’”, “Le conversazioni tra Colicchi e Gemelli. E il ministro si preoccupa di due assunzioni”, “Gli amministratori locali pretendevano come ‘contropartita’ posti di lavoro per i parenti”, scrive Fiorenza Sarzanini.
A pagina 4: “L’ammiraglio De Giorgi indagato per una fornitura. La sindaca: ho solo aiutato” (a parlare è la sindaca di Corleto Perticara).
E Dino Martirano si occupa dei sondaggi sul referendum: “Il quorum? Dipenderà dalle regioni senza pozzi”
Panama Papers
Su La Repubblica, pagina 2: “Da Putin a re e politici, ecco i segreti di Panama, paradiso fiscale per i potenti del mondo”. L’Espresso pubblica in esclusiva per l’Italia i documenti svelati dall’Icjj (International consortium of investigative journalists, un consorzio internazionale di giornalismo investigativo). Il quotidiano la presenta come “la più grande fuga di notizie finanziarie mai avvenuta”. Si tratta di milioni di pagine di documenti che raccontano quarant’anni di affari offshore per conto di capi di governo e politici di tutto il mondo, imprenditori, personaggi dello sport e dello spettacolo. Grazie a un informatore dello studio Mossack Fonseca, con base a Panama, i giornalisti hanno avuto accesso a un enorme archivio di carte segrete. Nei documenti compare una cerchia di uomini molto vicini al presidente russo Putin; il padre dell’attuale primo ministro britannico Cameron; il presidente ucraino Poroshenko. L’attuale presidente argentino Macri risulta amministratore di una società alle Bahamas. Il presidente dell’Azerbajan Ilham Aliev ha usato società di Panama per nascondere partecipazioni in miniere d’oro. In Cina almeno otto tra ex e attuali componenti del comitato centrale del Partito comunista dispongono di società in paradisi fiscali: tra loro c’è il cognato del presidente Xi Jinping. A società offshore sono intestati gli yacht del re dell’Arabia saudita Salman e del re del Marocco Mohammed VI. E c’è il cugino di Assad, spesso indicato come “il cassiere del regime”. Tra gli italiani, Luca Cordero di Montezemolo e le banche Unicredit e Ubi. L’inchiesta è durata oltre un anno, da quando 11,5 milioni di file panamensi sono stati recapitati alla Suddeutsche Zeitung, che tramite il consorzio Icji, ha poi condiviso le informazioni con 100 testate.
A pagina 3: “Anche Montezemolo e altri 800 italiani con conti offshore”, “Negli elenchi di Ubi e Unicredit, fino al 2010. Svelate le operazioni del socio di Dell’Urti per nascondere del denaro frutto di una truffa”. In quest’ultimo caso il riferimento è a Giuseppe Donaldo Nicosia, indagato a Milano per frode fiscale fraudolenta nella stessa inchiesta in cui è coinvolto Dell’Utri.
A pagina 4 scrive da Mosca Nicola Lombardozzi: “Banchieri, oligarchi e un musicista fidato, così il nuovo zar ha nascosto 2 miliardi”, “La cassaforte privata degli uomini più in vista del paese finanzia la politica e controlla agli affari. Dal gas alle ferrovie”. Tra i protagonisti dei Panama Paper c’è Jurij Kovalcijuk, presidente della Banca Rossija, con asset per 13 miliardi di euro. E’ considerato il banchiere personale di Putin.
Sul Corriere ne scrive il corrispondente da Mosca Fabrizio Dragosei: “Da anni si cercano le prove della presunta corruzione del presidente Vladimir Putin, Anche questa volta nessuna prova diretta, ma spunta un quasi sconosciuto musicista di San Pietroburgo” . E’ titolare “di diverse società che, tutte assieme, avrebbero asset superiori ai cento milioni di dollari (ma secondo fonti russe sarebbero invece due miliardi di dollari). Un po’ tantino per Sergej Roldugin, che ai giornalisti si è limitato a rispondere: ‘Sapete ragazzi, ora non sono pronto a commentare la cosa. Si tratta di questioni delicate. Ero legato a questi affari tanti anni fa…’. Rodugin e altri sodali avrebbero guadagnato milioni in affari impossibili da trattare senza il patrocinio di Putin. Inoltre, secondo le carte la famiglia del presidente russo avrebbe tratto beneficio da questo flusso di denaro, ovvero i soldi dei prestanome sembravano i soldi di Putin. Qualche esempio: Rodulgin risulta avere una quota pari al 12,5% nella più grande agenzia pubblicitaria televisiva russa, la Video International (un miliardo di entrate annue). Inoltre possiede parte della Kamaz, fabbrica di veicoli militari e il 15% di una compagnia cipriota chiamata Raytar. Ancora: il 3,2% della Banca Rossiya. Non male per un ‘semplice’ violoncellista. La cosa interessante è che Rodulgin è molto amico di Putin. Secondo il quotidiano Guardian, gli avrebbe presentato la moglie Ludmila (dalla quale il presidente è ora divorziato) e avrebbe fatto da padrino alla figlia Maria”. Più avanti si parla poi degli amici e banchieri che sono indicati da anni come i “tesorieri” di Putin: altro socio della banca Rossija è ad esempio Nikolaj Shamalov, anche lui compagno di vecchia data del presidente.
Su La Stampa: “Miliardi nei paradisi fiscali. Tremano i potenti della terra”, “Tra i maxi-evasori gli uomini di Putin, la famiglia Cameron e 72 capi di Stato”.
In basso: “Da Montezemolo al pilota Jarno Trulli. Nei documenti spuntano 800 italiani”, “I legami con il Lussemburgo delle banche Ubi e Unicredit”. A raccontare il caso è Giuseppe Bottero.
Su Il Fatto: “Così i ricchi del mondo nascondono i loro miliardi”, “Paradiso globale. Putin, il presidente cinese Xi, ma anche il premier islandese. Messi fino a Montezemolo e le grandi banche italiane”, “la rete di società e prestanome rivelata da una ‘gola profonda’ di uno studio legale centro-americano”.
Il caso Regeni
Sul Corriere ancora grande attenzione per il caso Regeni, alle pagine 12 e 13. Pagina 12: “Sparizioni forzate. Il sistema Al Sisi”. E’ un lungo articolo di Viviana Mazza in cui si legge che negli ultimi otto mesi le sparizioni forzate nel Paese sono state 533. Nel 2016 la repressione si è accentuata e tre egiziani scomparsi sono stati ritrovati in obitorio. E’ raddoppiato il numero dei minori coinvolti. Mohamed Lotfi, direttore della “Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà”, ex ricercatore di Amnesty, dice: “La reale portata del fenomeno potrebbe essere di 1700 casi l’anno, sulla base della media è di 2,7 casi al giorno”.
A pagina 13 un intervento dello scrittore egiziano Alaa Aswani: “Noi e voi italiani, combattiamo insieme per i diritti umani”. Di fianco, Fabrizio Caccia dà conto dell’ennesimo dietrofront del Cairo sulle indagini: il viceministro dell’Interno Abdel Karim ha in pratica corretto se stesso, smentendo il comunicato del ministero del 24 marzo in cui si diceva che la banda dei 5 rapinatori annientati dalla polizia era “dietro all’uccisione dell’italiano”. Qui il dietrofront: il governo -secondo Karim- non ha mai detto che la banda era responsabile dell’omicidio e “la ricerca delle persone coinvolte è ancora in corso”. Caccia riferisce quindi della dura reazione del direttore del quotidiano Al Ahram che, in un editoriale, ha scritto: “Per salvare la reputazione dell’Egitto, il prestigio e la credibilità internazionale, lo Stato dica la verità e trovi i responsabili”.
Su Il Fatto: “Regeni, anche al Cairo sono stufi di bugie”, “La spaccatura. Il quotidiano Al-Ahram: ‘Alcuni funzionari non capiscono il valore della verità”, “Ennesima beffa. Il ministero dell’Interno: ‘I 5 banditi eliminati non c’entrano con la morte dell’italiano'”.
Siria
Su La Repubblica il direttore della rivista “Limes” Lucio Caracciolo scrive un commento sul documento dei responsabili della comunità alawita sul futuro della Siria: “La scommessa degli alawiti per salvare la Siria dalla dissoluzione”.
Su La Stampa il reportage da Damasco di Giordano Stabile: “La rinascita di Damasco: ‘Europa non ci hai difeso'”, “La comunità cristiana torna con Assad: lui ci protegge. La capitale riprende a vivere grazie a un mese di tregua”.
Brexit
Su La Stampa: “Soffia il vento anti-Ue, sempre più inglesi pro-Brexit”, “‘Secessionisti’ avanti di 4 punti. Boom di domande di cittadinanza britannica dai migranti europei”. I favorevoli alla Brexit sarebbero il 43%, i contrari 39%. Merito degli over 55 e della fascia 35-55 anni, scrive Alberto Simoni. I giovani invece vorrebbero restare nell’Ue, anche se non sembrano particolarmente interessati al voto
Il 50,5% degli italiani ritiene che dall’uscita della Gran Bretagna dall’Ue abbia solo effetti negativi, a leggere i dati del sondaggio Demos su La Repubblica.. Non avrebbe nessun effetto o non sa per il 19,3% degli intervistati. Avrebbe effetti positivi per il Regno Unito ma negativi per l’Europa secondo il 15,3% di loro. Il 12% pensa invece che la Brexit avrebbe effetti positivi. “A qualcuno piace Brexit” è il titolo del commento di Ilvo Diamanti.
Grecia
Su Il Fatto: “Governo Tsipras stretto fra Troika e migranti”, “Oggi le prime partenze dei profughi da Kios e Lesbo verso la Turchia in base all’accordo fra Ue e Ankara. Le ong parlano di deportazione, ai giornalisti vietato entrare nei punti di raccolta”, racconta Cosimo caridi da Lesbo.
Usa
Su La Stampa Paolo Mastrolili da New York scrive dell’intervista al Washington Post di Donald Trump: “‘L’America verso la recessione. Io, Ranger solitario la salverò'”, “Donald Trump intervistato dal Washington Post si paragona all’eroe dei film e programma di cambiare la \Nato: ora deve combattere il terrorismo, non l’Urss”.
Terrorismo jihadista in Europa
Su La Repubblica, a pagine 11 le opinioni della scrittrice di origine somala Ayaan Hirsi Ali e del filosofo francese Michel Onfray. Hirsi Aali: “‘Basta porte aperte, solo chi rispetta i valori dell’Europa potrà restare fra noi'”. E Onfray: “‘Capire le ragioni di questo odio è l’unico modo per vivere insieme'”.