Le aperture
Il Corriere della Sera: “Renzi attacca, no alla sfiducia”, “Bocciate le mozioni di Fi-Lega e M5S. Oggi il mini-rimpasto con un ministro di Ncd”, “Il premier: Boschi, nessun conflitto di interessi. Su Merkel: non favorisca Hollande”.
E il commento di Massimo Franco: “Vittoria e rischi del governo”.
L’editoriale di Francesco Giavazzi è dedicato all’incontro che si terrà domani tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e la cancelliera Merkel: “L’alleato che Berlino vorrebbe”.
A centro pagina, la foto notizia da Genova, con il vicequestore Maria Teresa Canessa nell’atto di stringere la mano ad un manifestante del caso Ilva, dopo essersi tolta il casco: “La poliziotta senza casco che dà la mano agli operai”.
In prima il richiamo all’intervista al ministro della Difesa Roberta Pinotti: “’Libia, intervenire entro primavera. Ma non da soli’”.
A fondo pagina: “Chi ha censurato la Venere Capitolina?”, “Ilva Sapora, capo del cerimoniale di Palazzo Chigi, e lo scaricabarile sulla visita di Rouhani”.
Da Parigi, Stefano Montefiori, racconta del ritrovo dei “Sopravvissuti del Bataclan”, che si riuniscono per gli “aperitivi terapeutici”.
Di spalla a destra: “Shoah, l’appello di Mattarella. La lezione contro i nuovi muri”.
La Repubblica: “Google, il Fisco va all’attacco, ‘Paghi 300 milioni’”, “Milano, inchiesta della procura dopo quella su Apple. Oggi la notifica della Finanza alla multinazionale”.
In grande evidenza la foto della ministra della Giustizia francese Christiane Taubira dopo le dimissioni, in bicicletta: “Il tweet d’addio della ministra: ‘La Francia taglia le libertà’”. Con un commento di Marc Lazar.
A centro pagina: “Nudi coperti, governo in difesa, nel mirino il capo del cerimoniale”.
E i commenti di Stefano Folli (“Il coraggio dei simboli”) e di Silvia Ronchey (“La scatola del ridicolo”).
In apertura a sinistra: “Unioni civili, slitta il voto. In aula dopo il Family Day”. E a questo tema è dedicato l’editoriale dell’ex direttore Ezio Mauro: “L’assenza dei laici”.
A fondo pagina: “La poliziotta dà la mano all’operaio. ‘E’ dura per tutti, siamo lavoratori’”, dice, in una intervista al quotidiano Maria Teresa Canessa, il vicequestore di Genova che si è tolta il casco durante la protesta Ilva.
In prima anche “la polemica”: “La Rai licenzia il dirigente che anticipò il Capodanno, ‘Sfida a colpi di sms con Gigi D’Alessio’” (che conduceva i programmi di Capodanno sui canali Mediaset, ndr.).
La Stampa apre con un avvertimento del Tesoro Usa: “’Iran, azienda italiana viola le sanzioni’”, “Washington esamina la vendita per 400 milioni di 20 Atr. Ma è giallo, la società statunitense: ‘Solo trattative’”, “Scaricabarile tra governo e soprintendenza per le statue coperte. Rischia una funzionaria”.
E l’editoriale di Andrea Montanino è dedicato all’Iran: “Le trappole nella diplomazia degli affari”-
Più in basso un reportage dalla Tunisia di Domenico Quirico. Racconta la protesta a Kasserine: “Tra gli ex ribelli che sognano il califfato”.
A centro pagina: “Banche, respinta la sfiducia al governo”, “’Non esiste alcun conflitto di interessi’”, “E il premier attacca l’asse franco-tedesco”.
Su questo tema l’analisi di Stefano Stefanini: “Perché conviene un accordo con Merkel”.
In prima il richiamo all’intervista del quotidiano all’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue, Federica Mogherini: “’L’Ue potrebbe implodere’”, “’Pensare di gestire le migrazioni a livello nazionale è un’illusione pericolosa. Io e Renzi? In sintonia’”.
Il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato alla vicequestore di Genova: “Metterci la faccia”.
Il Fatto: “Renzi non risponde su Etruria e grida al complotto del ‘Fatto’”, “Senato. Fiducia (con verdini) e accuse all’opposizione di sudditanza al nostro giornale”.
Poi, con foto di Renzi con il ministro Boschi: “Laterina (Arezzo). La sfida del premier e lo strano top secret”, “’Indagate pure sui parenti’. Ma il Comune ha segretato lo stato di famiglia dei Boschi”.
Rimanda all’inchiesta Mafia Capitale il titolo che riguarda il boss delle cooperative romane Salvatore Buzzi: “’Buzzi: ‘Ho dato a Maria Elena quella lettera per Matteo’”, “L’sms durante la cena di finanziamento al Pd”.
In basso: “Statue nude inscatolate: il mondo ride, il governo fa lo scaricabarile”, “Inchino a Rouhani. Palazzo Chigi, la Sovrintendenza e il Mibact: tutto all’insaputa di tutti”, “Stampa estera durissima contro i monumenti velati per compiacere il presidente iraniano. Pronto il processo contro la responsabile del cerimoniale”.
Torna ad occuparsene anche il direttore Marco Travaglio nel suo editoriale: “Beni Turali” (titolo che si spiega con le conclusioni: “per non urtare la sensibilità degli arabi moderati, è allo studio un’altra riforma. Via l’ambiguo prefisso Cul: chiamiamolo ministero dei Beni Turali e non se ne parli più”).
Veneri coperte e Iran
La Stampa, pagina 2: “Statue coperte, il governo non sapeva. Sotto accusa dirigente di Palazzo Chigi”, “Caccia al ‘colpevole’: soprintendenza e ministeri negano di aver preso la decisione. Il maggior indiziato è l’ufficio governativo che gestisce le visite dei capi di Stato”.
Più esplicito l’articolo di Ilaria Lombardo, con tanto di foto del capo del Cerimoniale, Ilva Sapora: “Dai Rolex sauditi al cibo scadente, tutte le gaffe del capo del Cerimoniale”, “Chi è Ilva Sapora, la funzionaria che rischia la carriera”.
La Repubblica: “Statue censurate per l’Iran, il governo apre un’indagine, ‘Scelta incomprensibile’” (sono le parole del ministro Franceschini,ndr.), “Ma la Sovrintendenza: ha fatto tutto Palazzo Chigi. Rouhani: Italia molto ospitale. Le ironie da Teheran”.
Alla pagina seguente il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “L’ira di Renzi: ‘Qualcuno pagherà’. Nel mirino la donna del cerimoniale”, “A rischio Ilva Sapora, la responsabile dell’ufficio. Una carriera a Palazzo Chigi tra Ortensio Zecchino e Gianni Letta. Il segretario generale ha chiesto un rapporto”, “La struttura di Palazzo Chigi da tempo contesta la Sapora che guida un ufficio con 70 dipendenti”.
Più in alto un articolo di Giovanna Vitale raccoglie “la rabbia delle addette” dei musei capitolini. A leggere, qui si evocano le responsabilità della Sovrintendenza. Una di loro racconta: “lunedì pomeriggio ci hanno fatto venire per il solito turno e poi ci hanno rispediti a casa”, “Tutti, tranne cinque, quelli che gli servivano per l’accoglienza. Sono stati estratti a sorte, ma solo tra gli uomini. Ci hanno detto che le donne non sarebbero state gradite. Anche questo abbiamo dovuto sopportare”, “non si doveva consentire un’umiliazione del genere alla nostra cultura”.
Il Corriere della Sera: “Statue coperte, avviata un’indagine. Franceschini: ‘Io e Renzi all’oscuro’”, “Rouhani: ‘Non ci sono stati contatti’. Codacons: ‘I colpevoli siano licenziati’”.
Più in basso l’articolo di Marco Galluzzo: “Chi è la responsabile del cerimoniale (che non sa l’inglese)”, “Ma è difficile che Ilva Sapora, nota per la sintonia col premier, abbia preso la decisione in autonomia”.
Sul tema anche il “retroscena” di Marco Galluzzo: “Tra reticenze e scaricabarile l’affanno delle istituzioni”, “Possibile che davvero non si sappia a chi imputare la scelta?”.
In basso, Viviana Mazza racconta l’ironia sui social iraniani: “’Mostriamo i nudi persiani’. Miniature, mosaici (e ironia) contro la ‘censura’ italiana”. Un esempio: Said Sadegh, su Twitter, scrive “sono sicuro che anche Rouhani è arrabbiato. Dopo tanto tempo, era finalmente arrivato a Roma, pronto a vederne le bellezze, e questi italiani gliel’hanno impedito”.
Il Fatto: “Statue nascoste, si nasconde anche il governo Renzi”, “Inchino a Rouhani. Nessuno si prende la colpa. Franceschini: ‘Né io né il premier sapevamo. Tronca chiede conto alla Sovrintendenza di Roma”, “Il segretario generale di Palazzo Chigi Aquilanti ha ordinato un’inchiesta”.
Alla pagina seguente: “Sapora, dai Rolex alle ‘coperture’ dei monumenti”, “A capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, già al centro delle polemiche per l’affaire orologi, e odiata dai diplomatici” (ha sostituito Cristiano Gallo, un diplomatico, che ha servito con i governi Berlusconi, Monti e Letta, ndr.).
Iran
La Stampa in prima scrive che “è giallo su uno dei contratti firmati durante la visita del presidente iraniano Rouhani a Roma. Quello per la fornitura di 20 aerei Atr alla compagnia Meraj Airlines potrebbe violare le sanzioni americane ancora in vigore contro la Repubblica islamica, ma la compagnia smentisce di averlo siglato. Washington sta analizzando la pratica, per decidere se intraprendere qualche azione.
In prima anche l’editoriale di Andrea Montanino sulle “trappole nella diplomazia degli affari”. Dove si legge che la fine delle sanzioni su nucleare sarà una grande occasione per le imprese italiane, “se agiranno con prudenza. Va infatti chiarito che non si tratta della fine delle sanzioni all’Iran, ma solo di quelle relative al programma nucleare. Come ha ribadito la Casa Bianca, rimangono in vigore le sanzioni relative al terrorismo, alla mancanza di diritti umani e alle attività missilistiche”.
Iran, Occidente, Danimarca.
“Se Ai Weiwei difende l’Occidente” è il titolo di un commento di Gianni Riotta su La Stampa. Che avvicina la vicenda della coperture delle statue in occasione della visita del presidente iraniano a Roma alla decisione dell’artista cinese Ai Weiwei (noto per lo stadio “Nido d’uccello” di Pechino) di chiudere una sua mostra a Copenhagen in protesta per la legge, imposta dal governo di destra danese, che permette alla polizia di requisire ai profughi dalla Siria, valuta o gioielli di valore superiore a 10.000 corone (1340 euro) per pagare spese di vitto e alloggio nel Paese: “è toccato dunque ad Ai Weiwei, artista asiatico perseguitato in patria, difendere, con fierezza, quella che ci ostiniamo a chiamare, senza esserne punto degni: ‘Cultura Occidentale’”, conclude Riotta.
Ne dà notizia anche il Corriere della Sera: “Ai Weiwei protesta, ‘Via le mie opere dalla Danimarca’”.
Europa
La Stampa intervista l’Alto Rappresentante della Politica Estera dell’Ue Federica Mogherini: “L’Europa rischia di implodere. Un’illusione abolire Schengen”, “Le politiche nazionali non funzionano, l’accoglienza dev’essere comune. Io dalla parte di Juncker? Sono in sintonia con Renzi. Sulla Siria coinvolgere l’Iran”, “Bisogna lavorare affinché da qui a un anno non si ponga l’ipotesi di una mini-Schengen”. E’ stata in Turchia -chiede Marco Zatterin- come va? “Ho trovato la volontà di realizzare molte delle cose che abbiamo concordato. In Turchia passa ora il canale principale dei migranti e dei rifugiati. Collaborare anche per gestire i flussi serve anche a loro, per non diventare crocevia globale del traffico di esseri umani. Non è un baratto ‘soldi per rifugiati’. E’ un partenariato che per funzionare ha bisogno anche di risorse, come stiamo facendo anche con Giordania e Libano”.
Sulla stessa pagina, le parole del presidente del Consiglio Renzi, alla vigilia dell’incontro con la cancelliera tedesca: “Il premier: ‘Sui migranti Merkel e Hollande non possono fare da soli”. Si tratta di un’intervista rilasciata alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Taubira, Francia, stato d’emergenza
Sul Corriere: “L’addio di Taubira, la ministra contraria all’emergenza”, “La titolare francese della Giutizia lascia in polemica con la revoca della nazionalità per terrorismo”. Stefano Montefiori, che ne scrive da Parigi, riproduce il messaggio diffuso da Taubira attraverso i social: “Certe volte resistere significa restare, altre volte resistere vuole dire partire. Per fedeltà a se stessu, a noi. Per dare l’ultima parola all’etica e al diritto”. Il suo disaccordo con il premier Valls e il presidente Hollande -scrive Montefiori- si era fatto sempre più visibile e imbarazzante, perché Taubira non condivide una lotta contro il terrorismo condotta facendo ricorso allo stato di emergenza e alla riforma della Costituzione. Lo ha ripetuto anche ieri nel discorso di addio al ministero, in attesa di passare i poteri al suo successore Jean-Jacques Urvoas: “Sappiamo come combattere il terrorismo. Non dobbiamo concedergli alcuna vittoria, né militare, né diplomatica, né politica, né simbolica”. Un’allusione al premier Valls, che sostiene l’importanza di inscrivere nella riforma costituzionale la revoca della nazionalità per fatti di terrorismo, misura secondo lui necessaria proprio perché “simbolica”. Christiane Taubira -si legge ancora- è stata forse la ministra più amata e più odiata dalla gauche al governo. Adorata per esempio da quanti si sono battuti per il matrimonio degli omosessuali, che hanno trovato in lei una relatrice straordinaria del testo in Parlamento. Il suo discorso del 29 gennaio del 2013 in sostegno del ‘mariage pour tous’ venne riconosciuto come un momento alto di eloquenza e di politica, e allo stesso tempo l’ha fatta diventare il bersaglio preferito delle destra e degli ambienti tradizionalisti. Originaria della Guyana, ex indipendentista, dopo il rimpasto del 2014 e la cacciata dei ministri Motebourg e Hamon, era rimasta l’unica voce della sinistra del partito nel governo. Urvoas, che prende il suo posto, è un uomo molto vicino a Valls.
Su La Stampa l’articolo di Leonardo Martinelli: “Via la cittadinanza ai terroristi. Si dimette la ministra ribelle”, “Francia, Taubira contro il progetto di legge di Hollande e Valls: ‘Non cedo sui diritti’. Paladina della gauche terzomondista, madre delle nozze gay, era in rotta col governo”. Fin dagli inizi, spiega La Stampa, aveva rigettato il progetto di “decadenza” della nazionalità per fatti di terrorismo: la possibilità di toglierla ai jihadisti che avessero la doppia cittadinanza.. Proprio ieri Valls ha assicurato che la misura non sarà più destinata solo ai binazionali: “ma era troppo tardi”, la Taubira era già stata critica nei confronti della riforma dell’intelligence e sulle “parole della destra”, come diceva lei, troppo spesso adottate dalla sinistra nella sua politica di sicurezza. Il personaggio “affascina”: abbandonata da piccola dal padre, tirata su da una madre che assisteva i malati, è diventata professoressa di economia ma con una particolare passione per la poesia, Non ha fatto il suo percorso nel Partito socialista, ma in più formazioni, avendo militato anche nel Partito radicale di gauche. Eclettica, ha tante passioni, compresa quella per l’architetto brasiliano Niemeyer: “perché contesta l’angolo retto e afferma che la curva è la tendenza naturale del cemento”, ha spiegato. A Parigi pensano che non sia finita, che rispunterà fuori e che Hollande e Valls devono stare molto attenti.
Su La Repubblica: “No a leggi speciali, lascia la ministra”, “Taubira si dimette dalla Giustizia dopo la svolta sulla sicurezza e il progetto di togliere la cittadinanza ai terroristi. La paladina della Gauche: ‘Resto fedele alle mie convinzioni’. Il premier Valls la sostituisce subito, il Fn esulta”, scrive Anais Ginori da Parigi.
E Marc Lazar firma un lungo intervento dal titolo: “Quella voce che scuote la coscienza della Sinistra”, “La battaglia di Christiane: difendere i valori repubblicani, etica e libertà di fronte all’ondata dei populismi”. Taubira incarnava la sensibilità “della sinistra della sinistra”, presente tanto dentro che fuori il Partito socialista, che critica la politica di rigore economico, gli orientamenti dell’Ue e ora fustiga la politica di sicurezza dell’esecutivo francese all’indomani degli attentati. Due sinistre: quella che vuole essere realista ed efficace, di fronte a quella che si dichiara morale e idealista. “Una controversia vecchia come la sinistra”, scrive Lazar: “ma in questo inizio del XXI secolo si svolge in un contesto particolarmente difficile per la sinistra nel suo insieme perché, priva del tradizionale appoggio delle classi popolari, in preda a una profonda crisi idologica, spogliata di ogni minima narrativa mobilitatrice, è dappertutto sulla difensiva davanti all’ondata di crescita dei populismi. Lasciare che la spaccatura al suo interno, tra le sue due componenti, si allunghi ancora di più rischia di penalizzare sia l’una che l’altra”.
Tunisia
Su La Stampa il reportage da Kasserine di Domenico Quirico: “Sulle montagne della Tunisia gli ex ragazzi della rivoluzione adesso sognano il Califfato”, “A Kasserine coprifuoco, contrabbando e jihad. ‘Da Tunisi solo belle parole, chi ci darà il lavoro?”. Il luogo giusto per capire, scrive Quirico, è Kasserine, ai confini con l’Algeria. Dove la disoccupazione è al quaranta per cento, hanno assaltato le banche e gli uffici pubblici. E dove “un altro ragazzo si è ucciso per protestare contro lo scandalo della povertà, come cinque anni fa, e fu la Rivoluzione”.
Libia
Sul Corriere, intervista alla ministra della Difesa Roberta Pinotti, che dice: “La Libia non può aspettare la primavera. Ci muoveremo. Ma insieme agli alleati”, “Nessuna accelerazione, tanto meno unilaterale: occorre evitare azioni non coordinate”, in Libia “un governo operativo è indispensabile per evitare scenari come nell’Iraq post Saddam. Non dobbiamo fornire argomenti alla propaganda jihadista, che potrebbe avere interesse a presentare qualsiasi azione come un’invasione occidentale”, “il ruolo guida ci viene riconosciuto perché siamo fra i Paesi che hanno qualcosa da dire”.
Turchia
E’ Marco Ansaldo a raccontare “il caso”: “Nella Turchia di Erdogan ergastolo per uno scoop. Ieri un giudice ha chiesto l’ergastolo per il direttore e il capo redattore di Cumhuryiet: Can Dundar e Erdem Gul lo scorso maggio avevano pubblicato articoli sui camion dei servizi segreti turchi pieni di armi destinate ai ribelli islamisti alla frontiera siriana.
Siria
Sul Corriere un intervento di Emma Bonino: “Non uccidiamo la speranza del popolo siriano”, “La risposta alla crisi non funziona e si rischia di condannare i più giovani a un futuro di instabilità. La conferenza di Londra deve elaborare una soluzione strategia: con il governo italiano in prima linea”. Dove si sottolinea che “per chi sceglie di cercare una vita migliore in Europa”, non v’è dubbio che abbia “diritto a farlo e che tale diritto debba essere rispettato senza condizioni”. Una “imprescindibile politica di accoglienza da parte dei Paesi europei deve essere necessariamente accompagnata da un progetto di soluzione diplomatica della crisi, quale soluzione a lungo termine delle condizioni che obbligano queste persone a scappare dalle proprie case”.
Usa, Trump
Sul Corriere: “Secondo round di Trump con la giornalista di Foz. ‘Se c’è lei non partecipo’”. Ne scrive Giuseppe Sarcina, sottolineando come Trump voglia in qualche modo anche riscrivere le regole dei dibattiti tv, stabilire quali sono le domande “corrette”. Ieri ha confermato che non parteciperà all’ultimo confronto con gli altri candidati in Iowa. Motivo? La giornalista Megyn Kelly ha un atteggiamento “pregiudizialmente ostile”. La anchor woman si era fatta notare nel primo dibattito di Fox News il 6 agosto scorso, in particolare con la seguente domanda rivolta a Trump: “lei definisce le donne che non le piacciono ‘grassi maiali’, ‘cagne’, ‘esseri sporchi e pigri’, ‘disgustosi animali’. Sta per caso dichiarando guerra alle donne?”. Ex avvocato, Kelly è uno dei commentatori più seguiti negli Usa. Nel 2014 Time l’ha inserita tra le 100 personalità più influenti del Paese. Su La Repubblica: “Megyn bionda e dura, la stella della destra fa fuggire Trump. ‘Niente tv se c’è lei’” (ne scrive Federico Rampini).
E Alberto Flores D’Arcais dà conto delle voci della “pancia” dell’America su Trump, secondo un sondaggio CNN: “’No a stranieri e musulmani, per questo lo voterò’”.
Su La Stampa: “Trump alla prova delle donne. Una moglie da copertina e la lite con la giornalista”, “Melania potrebbe essere la prima first lady ad aver posato nuda. E il tycoon la ‘usa’ anche per conquistare il pubblico femminile.
Unioni civili
Su La Repubblica: “Unioni civili, si vota dopo il Family Day”, “Accordo tra maggioranza e opposizioni: ridotti gli emendamenti ma niente contingentamento dei tempi. Manca l’intesa nel Pd. Resta il nodo della stepchild adoption. I sostenitori della legge temono lo slittamento”.
Sul Corriere: “unioni civili, c’è l’intesa taglia-modifiche. Dopo la piazza i primi voti in aula”, “La Lega ritira il 90% degli emendamenti, stop al canguro dem. Ma resta il nodo delle pregiudiziali” (di costituzionalità, ndr.)
Su La Repubblica a pagina 3 grande rilievo per l’inchiesta della Procura di Milano e al caso Google: “La Finanza contro Google: ‘Ora pagate 300 milioni’. Ma la partita non è chiusa. La replica: ‘Seguiamo le leggi’”. A pagina 2 e 3 la foto del fondatore di Google Larry Page. E la pagina 2 è dedicata alla lotta all’evasione: “Padoan sull’evasione: ‘E’ recupero record’. Mezzo milione di avvisi”.