A passo di smog

Il Corriere della sera: “Uffici meno caldi e auto più lente: il patto anti smog”. “Governo e Comuni, un decalogo per l’inquinamento”.

Una grande foto in prima pagina raffigura un albero fiorito: “Quell’albero in fiore a Milano è la sorpresa di Capodanno”, “un incanto e una mostruosità”, scrive Paolo Di Stefano.

A centro pagina: “Il fisco, la casa, le pensioni. Le novità per le famiglie”. “Lavoro, imprese e tariffe: cosa cambia nel 2016”. In evidenza anche un articolo sull’andamento della Borsa di Milano nell’anno appena trascorso: “Borsa, un anno record. La migliore tra le grandi”.

L’editoriale, di Dario di Vico, si sofferma sui dati dell’economia: “La svolta che ancora non c’è”.

La Repubblica: “Lo smog continua a salire, via al piano anti-consumi”, “Il governo: riscaldamento in casa giù di 2 gradi, auto a 30 km l’ora in città”.

L’uomo della vignetta di Altan indossa una maschera antismog e dice: “Niente allarmismi. Il prossimo tornado ripulirà tutto”.

Poi un reportage di Jenner Meletti da Boretto (Reggio Emilia): “A piedi sul Po deserto di sabbia”.

A centro pagina: “Allarme Fbi, Capodanno blindato”, “Dagli Usa all’Europa massima allerta. Ecco gli sms della strage di Parigi”. E “il racconto” di Gabriele Romagnoli: “Quelle piazze sena festa”.

Di spalla a destra, con foto di Tim Cook, Ceo di Apple: “Tasse, adesso tocca a Google, un assegno da 150 milioni”, “Dopo Apple arriva un altro accordo”, di Emilio Randacio.

A commentare queste notizie è anche oggi Federico Rampini: “La valanga fiscale sulle multinazionali”.

In apertura a sinistra, “la copertina” firmata da Ilvo Diamanti: “Più amato e odiato, l’Italia del 2016 è il Paese di Matteo”. Con i dati Demos sulla fiducia nelle istituzioni.

La Stampa ha una doppia copertina per il passaggio al 2016. “Addio all’anno che ci ha colti di sorpresa”: con le parole-chiave dell’anno, da “Charlie Hebdo/Isis” a “Gender”, da “Jobs Act” a “Grexit”. Al centro del giornale un corposo speciale di 20 pagine.

I titoli di apertura delle prima pagina sono ancora dedicati all’emergenza smog: “Velocità ridotta, 2 gradi in meno. Ecco il piano anti-inquinamento”, “Smog, vertice governo-enti locali: fondo da 12 milioni per i Comuni. Ma le decisioni spettano ai sindaci”, “Roma e Milano, lo stop non basta. La svolta meteo a Capodanno”.

Con una foto delle montagne senza neve del Biellese.

L’editoriale del direttore Mario Calabresi è il “saluto ai lettori”, dopo sei anni e otto mesi alla guida del quotidiano: “Insieme siamo entrati nel futuro” (Calabresi andrà a dirigere La Repubblica).

In basso, l’economia: “Fisco, bollette, tasse, banche. Cosa cambia per le famiglie”, “le compravendite di case e uffici in rialzo dell’8,4%. L’Istat: la crescita prosegue, ma il ritmo è moderato”.

E ancora una notizia di cronaca giudiziaria, con gli sviluppi dell’indagine, a Torino: “Morte in sala parto al Sant’Anna. L’ospedale assolto dagli ispettori”, “Il decesso della donna provocato dal peggioramento di una ‘complicanza’ che nessuno poteva prevedere”.

Di spalla a destra il reportage da Nador, in Marocco, di Domenico Quirico, sul muro di Melilla e “il bosco dei migranti” che si trova a Gourougou: “’Saltare o morire’. Una nuova vita oltre quel muro”.

In prima anche un intervento di Abraham Yeoshua: “Ebrei e palestinesi, rompere il silenzio per cercare la pace”.

Il Manifesto: “Cambiamo aria”, “L’anno che se ne va ci lascia città irrespirabili. Il governo convoca un inutile vertice delle promesse con sindaci e governatori. Ma i soldi per la mobilità sostenibile, per l’edilizia ecologica e per la prevenzione della salute e la difesa dell’ambiente non ci sono. Il patto siglato è un bluff. L’Italia ignora la Cop 21”.

“Buone e cattive notizie” è il titolo dell’editoriale della direttrice Norma Rangeri per il bilancio dell’anno.

E il quotidiano offre un inserto speciale con interviste e analisi sui fatti e i temi salienti dell’anno.

Sulla colonna a destra: “’Presidente Mattarella batta un colpo. Solleciti una riflessione sulla legge Rai’”. Si tratta di un appello sottoscritto da giuristi e associazioni.

E un articolo di Benedetto Vecchi: “L’Agenzia delle entrate sigla l’accordo con Apple”.

Infine, un titolo sull’attualità internazionale: “Missili iraniani sfiorano la portaerei americana” (è accaduto nello stretto di Hormuz e la portaerei in questione è la Truman,ndr.).

Il Giornale: “Renzi tassa pure lo smog”. “Multe in arrivo per chi supera i 30 chilometri in città e non abbassa i riscaldamenti: ai sindaci l’ultima parola”. “Ma tra poche ore pioggia e neve ripuliranno l’Italia e resterà la stangata”.

A centro pagina: “Truffati e mazziati dal salva banche”. “I rimborsi del governo, nonostante le promesse, sono insufficienti per tutti i correntisti”. “Doppia batosta per i risparmiatori”.

E poi: “Terrore Isis, Bruxelles abolisce il Capodanno”. “Capitali blindate”.

Il Sole 24 ore: “Banche salvate, cessione al via. Task force per gli obbligazionisti”. “Bankitalia: parte la vendita di Etruria, Marche, Ferrara, Chieti”. In evidenza anche la notizia che in Portogallo sono stati cancellati due miliardi di bond emessi da Novo Banco.

A centro pagina: “Piazza Affari è la Borsa migliore in Europa nel 2015”. “In 12 mesi rialzo del 12,7 per cento. Lo spread chiude l’anno sotto quota 100, bene l’asta Btp”. Sulla Borsa il quotidiano intervista l’Amministratore delegato di Borsa Italia Raffaele Jerusalmi: “Ripartono le Ipo ma la Tobin Tax pesa sugli scambi”. Dice che il trading online si è ridotto del 25-30 per cento per spostarsi verso azioni tedesche, americane, spagnole, olandesi.

In prima anche un richiamo sul “piano antismog”, ovvero “auto più lente in città e riscaldamento abbassato di due gradi”. Da segnalare anche un intervento di Kofi Annan, ex segretario generale Onu: “Clima, il futuro inizia adesso”, dopo il vertice di Parigi.

Smog

La Stampa, pagina 2: “Piano anti-smog: auto più lente e abitazioni meno riscaldate”, “L’accordo con il ministro dell’Ambiente: ‘Ma saranno sempre i sindaci a decidere’. Dodici milioni per iniziative sul trasporto pubblico. Maroni: risorse insufficienti”. Con le interviste a Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (“Sono soddisfatto. Finalmente la regia è diventata unica”, “A Torino c’è un calo del 22% del CO2 e del 40 delle polveri sottili: vuol dire che i provvedimenti sono stati presi”) e ad Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati (“Vertice tampone. Manca una visione e Galletti non basta”, “Utili i blocchi, meno le targhe alterne: per dirla con una battuta, meglio Pisapia di Tronca”).

A pagina 7, un’intervista a Ivo Allegrini, esperto di ambiente del Consiglio Nazionale della Ricerche: “Aria inquinata? Negli anni 80 respiravamo più veleni”, “Il blocco del traffico è inutile, il Pm10 delle auto incide poco”, “Una trentina di anni fa a Milano c’erano 400 microgrammi di biossido di zolfo per metro cubo. Oggi è precipitato a 5-10 microgrammi”, “Fonti di inquinamento sono il riscaldamento delle case, l’industria, i mezzi e i fertilizzanti usati nell’agricoltura e quel che arriva con l’aria dell’Atlantico”.

La Repubblica, pagina 6: “Il piano anti-smog boccia i blocchi. ‘Case meno calde e auto più lente’”, “Gli stop al traffico non fermano le polveri: banditi dal patto tra enti locali e ministero. ‘Basta divieti in ordine sparso: anche bus gratis dopo sette giorni di sforamento’”.

E il quotidiano intervista il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “Non sono andato per evitare liti di fine anno, ma così tanto vale pregare perché piova”, “Povero Galletti: il suo governo ci ha sfilato 230 milioni per fare il Jobs Act e adesso lui ce ne offre appena 12”.

Il Manifesto: “Buoni propositi e briciole, l’antismog di Galletti”, “Dopo sette giorni di veleni le amministrazioni possono intervenire su edifici e mobilità”, “La ricetta del ministro è contenuta nel patto sottoscritto ieri a Roma dalla Conferenza delle Regioni e dall’Anci. Senza vincoli né sanzioni”. Sulla stessa pagina, intervista a Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club: “Le misure del governo? Coreografiche”, “Quando ho letto che sono previsti 12 milioni di euro per incentivare il trasporto pubblico nei comuni, ho pensato fosse un errore: se fossero stati miliardi allora poteva avere un senso”. Ma la giustificazione è che non ci sono i soldi. Silvestrini: “Ma ci sono soluzioni fiscalmente neutre per lo Stato, come quelle adottate in Francia dove è stato istituito una sorta di bonus malus della circolazione: più inquino, più pago”.

Il Sole intervista il ministro dell’Ambiente Galletti dopo la riunione di ieri con Comuni e Regioni. Galletti è soddisfatto che il protocollo di ieri sia stato firmato sia dal sindaco Fassino, che rappresenta i Comuni italiani, che dal presidente Bonaccini, che rappresenta le Regioni. Il protocollo è diviso in due parti. “La prima è dedicata all’emergenza, e su quella non c’è bisogno di nessun decreto attuativo. Spieghiamo come si devono comportare i Comuni dopo sette giorni di sforamento. Poi, c’è una seconda parte del protocollo che riguarda gli interventi strutturali. Qui c’è la stabilizzazione del tavolo con Regioni e Comuni, che dovrà anzitutto operare per rendere eseguibili le misure già finanziate dal collegato ambientale e dalla legge di Stabilità”. Le risorse”immediatamente spendibili” sono i 12 milioni di cui si parla oggi, trovati “tra fondi interni al mio ministero”, e poi ci sono le risorse di medio-lungo periodo: “i 35 milioni del collegato ambientale, la finanziaria verde, per il programma nazionale di mobilità sostenibile. Ci sono i 50 milioni a valere sul fondo Kyoto per la realizzazione di colonnine di ricarica, i 250 milioni per interventi di efficientamento nelle scuole e negli impianti sportivi, sempre dal fondo Kyoto, i 70 milioni per riqualificazione degli immobili della Pa. Senza contare le misure inserite in legge di Stabilità, come i 250 milioni per gli autobus e il progetto di acquisto nazionale centralizzato dei mezzi pubblici”.

Sul Corriere Gian Antonio Stella scrive che i 12 milioni di euro stanziati divisi per gli abitanti delle città asfissiate dallo smog fa “un euro a testa. Scarso”. Scrive che il “decalogo” varato ieri “è pieno di buon senso” sia per la riduzione della velocità che per l’abbassamento dei termosifoni. “Ma l’invito ai sindaci a prendere provvedimenti ‘dopo sette giorni consecutivi’ di aria irrespirabile con la premurosa precisazione che il decalogo ‘non ha valore giuridico’ (traduzione: coi cittadini vedetevela voi) non rivela piena consapevolezza della gravità del momento”. Stella ricorda anche che in Italia i treni vecchi sono il 44,9%, che vengono fatti tagli alle ferrovie locali, che parallelamente aumentano i biglietti: “è così che si aiutano i cittadini a non usar la macchina?”.

Da segnalare sul Sole l’intervento di Kofi Annan dedicato agli esiti del vertice sul clima di Parigi, con particolare attenzione all’Africa. “Il cambiamento del clima è responsabile dell’abbassamento dei livelli dei fiumi in Africa occidentale, della scomparsa delle barriere coralline nelle acque tropicali, del calo di produzione di frutta nel Sahel e del pescato nella regione dei Grandi Laghi, della diffusione della malaria negli altopiani del Kenya”. Le cose peggioreranno se non vi sarà una significativa riduzione delle emissioni.

Economia

Sul Corriere Dario Di Vico si occupa dell’economia italiana e scrive che il 2015 “non è stato l’anno della svolta”, l’economia italiana “non ha conosciuto quell’accelerazione di cui avrebbe avuto bisogno”, che i dati del Pil 2015 sono stati quelli che sono stati quasi solo grazie alla sostituzione delle vetture e che l’Italia non arriva al 2016 “nelle condizioni migliori perché strada facendo la legge di Stabilità ha perso gran parte della spinta propulsiva e anche perché il dissesto delle banche locali ha generato ansia in una platea più larga dei pur numerosi risparmiatori danneggiati”. Le previsioni del governo per il prossimo anno stimano una crescita del 1,5, previsioni più prudenti si fermano all’1,2. Ma “nulla è scontato”, “anche perché il contributo allo sviluppo che viene dalle policy europee è ridotto o addirittura nullo”. Di Vico nota come in un articolo scritto per Il Sole 14 ore qualche giorno fa il presidente della Commissione Juncker non abbia neppure nominato il piano di rilancio dell’economia europea che porta il suo nome. Di Vico invita a soffermarsi sul mattone perché “una buona parte di quella straordinaria ricchezza delle famiglie, tante volte vantata anche nei consessi europei, è di fatto congelata perché il mercato delle compravendite è caduto rovinosamente e il +8,4% segnalato ieri dall’Istat è ancora troppo poco per poter parlare di una vera inversione di tendenza”.

Sul Sole Fabrizio Forquet (“Lucy e il test degli investimenti”, dove Lucy è il personaggio dei Peanuts che domanda a Linus se si senta cambiato e poi aggiunge “volevo dire in meglio”) scrive che i numeri a favore di Renzi ci sono, a partire dai dati sull’occupazione. “E tuttavia quei progressi sono ancora troppo fragili per liquidare Lucy come la solita maldicente”. I numeri mostrano “ancora una volta come la spinta della ripresa vada ancora consolidata”. La legge di stabilità contiene norme importanti per il rilancio degli investimenti pubblici ma “bisognerà dimostrare di saper superare il male di sempre: le lentezze burocratiche che frenano i progetti, gli interessi partitici locali che premiano non i piani migliori ma i più utili in termini di consenso, l’incapacità delle pubbliche amministrazioni di gestire le macchine complesse necessarie a portare avanti i progetti e, non ultima, la corruzione, che resta (malgrado Cantone) un persistente male italiano”. Forquet sottolinea con favore la prudenza mostrata da Renzi anche sulla questione banche e sulla proposta di istituire una commissione di inchiesta, “uno strumento di lotta partitica che può servire magari alla visibilità di qualche politico ma non certo ai risparmiatori italiani” e rilancia la proposta del quotidiano di Confindustria: sostituire, quando si vendono prodotti finanziari, i “47 documenti da firmare che confondono e rendono oscuri rischi e opportunità” con due pagine chiare e comprensibili.

Apple/Google Tax

Ieri La Repubblica aveva anticipato le notizie sull’accordo con la Apple, che ha portato l’azienda di Cupertino a versare all’Agenzia delle Entrate italiana 318 milioni di euro, chiudendo un contenzioso per Ires evasa da 880 milioni. Oggi il quotidiano dedica le prime quattro pagine a questo tema, che viene presentato come un capitolo della “lotta all’evasione”. “Tasse, l’offensiva italiana, dopo Apple tocca a Google, arriva assegno da 150 milioni, anche Amazon nel mirino”, “Nuovo attacco della procura di Milano ai colossi del web che sfuggono all’imposizione, il motore di ricerca potrebbe firmare un accordo entro gennaio”, scrive Emilio Randacio da Milano. Che scrive: “se arrivasse tutto il denaro che la procura milanese si augura, si potrebbe parlare quasi di una manovra correttiva”, poiché dopo Apple, nel mirino del dipartimento sui reati finanziari di Milano adesso finiscono altri colossi dell’informatica. A cominciare da Google e da un’altra inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. A differenza della Apple, che ha accettato le cifre senza contestarle, con Google le parti sarebbero ancora distanti sulla somma da versare. Anche in questo caso i pm milanesi contestano alla filiale italiana di Google di essersi appoggiati su una società estera, per pagare meno tasse in Italia. Randacio ricorda poi che un articolo del Financial Times ieri ha rilanciato l’ipotesi di un ruolo attivo che avrebbe avuto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che lo scorso novembre incontrò Tim Cook, ceo di Apple, un visita a Milano per una lezione alla Bocconi (e la foto li ritrae durante la stretta di mano).

Il massmediologo Derrick De Kerchove, intervistato da Eugenio Occorsio, dice: “Cook paga, ma è un investimento in reputazione”. Di fianco, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Sandro Gozi, commenta: “Grande successo, ne beneficeranno tutti i Paesi europei”, “Bisogna superare la concorrenza fiscale all’interno dell’Unione, ma il negoziato è difficile”.

A questo tema è dedicata a pagina 4 l’analisi di Federico Rampini: “Ora le multinazionali temono i governi, in palio 250 miliardi per i bilanci pubblici”, “Dopo Stati Uniti e Ue anche la Cina combatte i privilegi fiscali. Colpendo i profitti dei grandi gruppi si eviterebbero ai cittadini sacrifici come quelli imposti in questi anni di crisi”, “L’Ue paga il peccato originale di non aver impedito la concorrenza delle aliquote”, “I candidati alla Casa Bianca si sfidano su come far rientrare i tesori dei giganti dell’hi-tech”. Spiega Rampini che “le origini della ‘sindrome Apple’ sono antiche. L’inchiesta della magistratura milanese ha inchiodato il colosso digitale della California per ‘omessa dichiarazione dei redditi dal 2008 al 2013′. Ma non è solo in Italia che Apple si comportava così”, come raccontava nel 2102 un reportage del New York Times da Reno, città del Nevada celebre per i suoi casinò e non certo per le sue prodezze nell’innovazione tecnologica: i profitti che avrebbero dovuto appartenere a Cupertino riapparivano nella filiale di Reno poiché la California ha una tassa sugli utili societari dell’8,84%, che in Nevada non esiste.

La Stampa, pagina 20: “Apple paga 318 milioni al Fisco. Ora Google e Amazon nel mirino”, “L’incontro tra Matteo Renzi e il patron Tim Cook ha contribuito a risolvere la vertenza”, “Accertamenti della Finanza sui colossi digitali e su Prada e Armani”.

Sul Corriere Massimo Sideri spiega che il meccanismo usato da Apple e da altre multinazionali, non necessariamente “digitali” (cita Ryanair) è quello del cosiddetto “Double Irish”, due società gemelle, una residente in Italia e l’altra in un Paese con un fisco meno oneroso: il fatturato fatto in Italia passa alla società gemella come “diritti di proprietà intellettuale”, e in questo modo l’esercizio commerciale della società italiana risulta in perdita, come accadeva per Apple. Si stima che l’imponibile di questo genere potrebbe valere 11 miliardi di euro, scrive il quotidiano milanese.

Il Manifesto se ne occupa con un lungo articolo di Benedetto Vecchi: “L’inatteso morso sulla mela di Apple”, “Per anni la società di Tim Cook ha aggirato le norme fiscali italiane. Ieri firmato l’accordo che farà entrare 318 milioni di euro nelle casse dell’erario. E’ l’apertura di un vaso di Pandora, che vede le grandi major della Rete fare profitti senza pagare le tasse”. Il 2010 -scrive Vecchi- è stato un annus horribilis per le multinazionali nel mirino degli attivisti perché nelle stanze di Bruxelles i tecnocrati europei hanno stimato che l’elusione fiscale aveva raggiunto livelli insostenibili per le economie nazionali.

Riforme, Pd

Sul Corriere una intervista a Pierluigi Bersani: “Errore puntare al referendum. Renzi pensi al voto nei Comuni”. Bersani dice che “il referendum non è un appuntamento dirimente per il futuro dell’Italia”, “fatico a pensare che gli italiani percepiscano la riforma del Senato come l’appuntamento epocale”, “è un passo avanti” ma “è sbagliato appendere tutto lì”. Dice che secondo lui l’Italicum andrebbe cambiato, invita a non confondere il doppio turno previsto nella proposta di legge elettorale in approvazione con la “proposta storica del Pd di doppio turno di collegio”, dice di non aver mai pensato che il M5S fosse un fenomeno transitorio e che “non possiamo pensare che alle elezioni debba esserci un vincitore obbligatorio”.

Il Giornale intervista il costituzionalista Michele Ainis: “Vi spiego tutti gli errori commessi da Renzi e perché si voterà presto”. “Il premier sparge ottimismo, però ha sbagliato su riforme, Italicum e Rai. Vincerà il referendum e scioglierà le Camere per ottenere legittimazione”. Ainis prevede per il Pd un buon risultato alle amministrative e un “ottimo risultato” per Renzi al referendum sulle riforme. “A quel punto c’è lo scioglimento anticipato delle Camere anche perchè sarebbe bizzarro che rimanga in vita un Senato che non c’è più e si vota. Il Pd però non prende il 40 per cento e si vanno al ballottaggio Renzi e Di Maio. Il primo va a casa, il secondo diventa presidente del Consiglio”.

Secondo Roberto D’Alimonte, che firma un articolo sul Sole 24 ore, “il premier punta sul referendum perché incassa consensi trasversali” nel senso che la riforma costituzionale “piace anche a una fetta cospicua di elettori di Forza Italia e del M5S. D’Alimonte cita i sondaggi secondo cui i favorevoli alla riforma sarebbero 55 su 100. Tra coloro che hanno dichiarato che andranno a votare, circa il 67 per cento degli italiani, il 68 per cento dichiara che voterà sì alla riforma mentre il 32 voterà contro. Tra l’altro D’Alimonte cita il dato degli elettori del Movimento 5 Stelle: il 26 per cento dichiara che voterà sì alla riforma.

Unioni civili

Sul Corriere un retroscena di Maria Teresa Meli: “Il premier, le unioni civili e i timori di una trappola sulle adozioni”. “Renzi convinto di avere i numeri ma c’è chi potrebbe usare il voto segreto per colpirlo”. Si legge che “sono poco meno di una ventina i senatori del Pd che non vogliono la stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio biologico del partner” e dunque, “dando per scontato” il sì di M5S, Sel, Ala e parte di Forza Italia (sia la Prestigiacomo che la Brambilla per esempio hanno detto che voteranno a favore) la stepchild dovrebbe passare. Ma il voto sarà “senz’altro a scrutinio segreto” e questo darà spazio a “coloro che vogliono impedire a Renzi di intestarsi questa riforma” per votare contro. Anche sul Giornale Laura Cesaretti scrive che “a scrutinio segreto, il fronte anti-renziano, da Cinque Stelle a Sel a pezzi di Pd, potrebbe coagularsi per farle cadere, senza prendersene la responsabilità. Con l’obiettivo di fare un dispetto al premier e sbandierarne poi l’incapacità a realizzare riforme di sinistra”.

Sullo stesso quotidiano: “Unioni civili, niente diktat. Berlusconi lascia liberi tutti”. “Il Cavaliere non darà indicazioni al partito sul ddl Cirinnà”.

Su Avvenire viene intervistato il senatore Pd Giorgio Tonini che dice che “il momento della decisione” sulle unioni civili “è arrivato”, assicura che si tratterà di un “istituto distinto dal matrimonio”, afferma che lui avrebbe preferito stralciare la parte sulla stepchild adoption perché “sarebbe opportuno” che “nel nostro ordinamento” la genitorialità rimanesse legata alla coppia eterosessuale, ma che “allo stato è difficile” che sia stralciata dal testo perché lo stralcio sarebbe “una sorta di abdicazione del Parlamento a legiferare a favore della magistratura, visto che si stanno moltiplicando le vertice giudiziarie”.

Su L’Unità una intervista allo stesso Tonini così titolata: “Unioni civili, parlare di utero in affitto è strumentale. La legge serve”. Tonini conferma di avere “molte riserve” sulla stepchild adoption, dice che la questione non ha nulla a che vedere con l’utero in affitto, pratica cui ricorrono soprattutto coppie eterosessuali all’estero. La legge in discussione non prevede l’adozione ma se i figli sono di uno dei due partner l’altro può assumersene la responsabilià con una posizione diversa dall’essere genitore. Non è una adozione”. Ribadisce che comunque stralciare la stepchild adoption sarebbe una “sconfitta per la politica”.

2015

Il Manifesto ha uno “speciale 2105” di 16 pagine, con interviste e analisi. Tedoro Andreadis Synghellakis, su Tsipras e la Grecia: “’Vi spiego cos’è oggi una sinistra europea”, “La sfida del governo, la politica dei piccoli passi e della coesione sociale. Il bilancio di fine anno di Alexis Tsipras”. Da L’Avana, Enrique Lopez Oliva, professore di storia delle religioni e collaboratore del quotidiano, si confronta con Esteban Morales Dominguez, membro del Partito comunista cubano: “Washington-L’Avana, è svolta ad ostacoli”. Dario Fo, intervistato da Luca Kocci: “Papa Francesco, rivoluzionario a rischio”. Stefano Rodotà, intervistato da Andrea Fabozzi: “Una falsa democrazia anticipa il nuovo regime”, “Renzi governa come ci fossero già l’Italicum e la nuova Costituzione”, “Il bipolarismo crolla ma non c’entra il populismo. I partiti non sanno leggere la società”. Susanna Camusso: “Ci riprenderemo i diritti del lavoro ferito”. Valentina Porcheddu si occupa invece delle “rovine”, come quelle di Palmira: “La memoria in polvere nel teatro di guerra”, “Sentinelle del tempo si sbriciolano sotto gli attacchi dell’Isis: da Palmira a Sirwah, va in scena la storia cancellata. E il traffico di reperti fornisce entroiti allo Stato islamico”. Moni Ovadia: “L’Esodo biblico è il dolore dei migranti”. Alain Gresh: “In Francia, adesso il cerchio si chiude”, “Gli attentati del 13 novembre 2015, dopo quelli contro Charlie Hebdo e il supermercato kosher hanno portato il governo a rinnegare l’ultimo baluardo, quello della difesa dei diritti umani”. Chiara Cruciati: “Obiettivo di Anara è fermato i kurdi”. Geraldina Colotti intervista lo scrittore Luis Sepulveda per parlare di America Latina e delle “sinistre al bivio”.

Di 20 pagine è composto lo “speciale” 2015 de La Stampa. Che si apre con “Khaled, l’uomo del 2015. Morto per difendere i tesori di Palmira”. Khaled al-Assad ha diretto per quarant’anni l’area archeologica di Palmira -ricorda Massimo Gramellini- e “prima che le zampe dell’isis calpestassero la città patrimonio dell’Unesco, ha nascosto i reperti più preziosi, Avrebbe fatto in tempo a fuggire. Invece ha scelto di restare nel suo ufficio”, “da lui volevano solo la mappa delle statue scomparse. Per salvarsi gli sarebbe bastato dire una parola, ma non l’ha detta”. E’ stato decapitato e il suo corpo decollato è stato appeso a un palo della luce, ricorda Gramellini. Poi alle pagine seguenti: Nicolò Zancan, sui profughi: “Dai Balcani al Mediterraneo. Le rotte del Grande Esodo”; Maurizio Molinari, sulla strategia dell’Isis: “La rete del terrore è diventata globale”; Cesare Martinetti, sulle stragi di Francia, da Charlie Hebdo (“Quella libertà sacrificata al politicamente corretto”) alle stragi di novembre (“Raffiche sulla gioia di vivere. Parigi non sarà più la stessa”); Andrea Tornielli su Papa Francesco: “Tra migranti e guerre, un Papa in prima linea”); Roberto Toscano su Erdogan (“La strana democrazia in salsa turca”); Anna Zafesova su Putin (“Il ritorno dello zar fra i Grandi ha cambiato le carte in tavola”, “L’intervento in Siria ha riportato il Cremlino alla ribalta e costretto l’occidente a trattare ancora con lui”); Tonia Mastrobuoni sulla Merkel (“Il coraggio della Cancelliera, ‘Ce la facciamo’”, “La svolta sull’accoglienza ai profughi”).

A pagina 36 su La Repubblica: “2016. Lo Stato degli italiani”, di Ilvo Diamanti. “Una timida ripresa di fiducia nelle istituzioni e nel futuro. E per la prima volta, dopo dieci anni di lenta erosione, il sentimento democratico che torna a stabilizzarsi, nonostante i partiti e i politici continuino a suscitare ‘ri-sentimento’. Così il rapporto Demos fotografa la difficile relazione tra cittadini e servizi pubblici”. “Il più amato è il Papa. Bene la scuola”, scrive Fabio Bordignon.

Acquaviva

Su La Stampa, a pagina 27: “Addio al sociologo dell’eclissi del sacro”, “E’ morto a 88 anni Sabino Acquaviva, studiò gli anni di piombo e i media”, scrive Maria Corbi ricordando che il suo libro “L’eclissi del sacro nella società industriale”, pubblicato nel 1961, ebbe un successo internazionale, diventando un manuale studiato in tutto il mondo. Alcune sue opere sono dedicate agli anni di piombo, come “Guerriglia e guerra rivoluzionaria in Italia” (1979, “Il seme religioso della rivolta” (1979), “Sinfonia in rosso” (1989). Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova, sottolinea che “con grande lucidità le sue opere hanno fotografato la società italiana e non solo, elevandosi nell’analisi dei fenomeni religiosi e della crisi di valori della società contemporanea”.

Sul Corriere Antonio Carioti scrive che Acquaviva aveva insegnato a Trento prima che a Padova. Era stato “preside della turbolenta facoltà di Scienze politiche di Padova, dove insegnava anche il teorico dell’Autonomia operaia Toni Negri, e si era trovato a gestire una situazione di estrema difficolta, quando scontri e attentati erano all’ordine del giorno”.

Anche su La Repubblica, pagina 47: “Addio al sociologo Sabino Acquaviva”, “Aveva 88 anni. Ha studiato il terrorismo e la scomparsa del sacro nella società contemporanea”. Di Raffaella De Santis.

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