Il Corriere della sera: “L’Europa cambia passo sui migranti”. “Impegno Merkel-Hollande per la redistribuzione dei profughi”. “I calcoli su quote e sanzioni”. “Salgono a 160 mila i rifugiati da ricollocare, 80 mila lascerebbero l’Italia. Renzi: doveroso agire. Segnali da Londra”.
L’editoriale, firmato da Franco Venturini: “Una partita non chiusa”.
In evidenza anche la foto del padre del bambino curdo morto su una spiaggia turca: “Aylan sulla spiaggia davanti a noi. Quella foto ha lasciato il segno”.
A centro pagina: “’La ripresa è più debole’. Draghi: pronti a reagire”. “Preoccupazione per la crisi cinese. Le Borse volano”.
A fondo pagina il Papa, che ieri è andato a cambiare le lenti degli occhiali in un negozio del centro di Roma: “E Francesco andò dall’ottico sotto casa”. “Il Papa a sorpresa in un negozio di Roma: mi cambi le lenti, la montatura la tengo”.
La Repubblica: “Migranti, l’Europa si spacca. A Budapest battaglia sui treni”. “I Paesi dell’est contro Francia, Germania e Italia: no alle quote obbligatorie”. “Il mondo sotto shock per il piccolo morto. Il dolore di Cameron: faremo di più”.
Il titolo di apertura è per Draghi: “’La ripresa rallenta’. Draghi pronto a nuovi aiuti”. “Il vero miraggio è la produttività” il titolo del commento di Alberto Bisin.
Anche Il Giornale apre su Draghi: “’L’Europa non cresce’. Draghi fa a pezzi l’ottimismo del governo”. Il titolo più grande: “Immigrati, soldi e voti. Alfano difende il suo feudo”. “Il ministro contrario alla chiusura del centro di accoglienza caro all’Ncd”. “Profughi, accordo Merkel Hollande senza l’Italia”.
A centro pagina, con foto: “Marino è tornato e scende in piazza contro se stesso”.
La Stampa: “Profughi siriani, si muove l’Europa”. “Quote obbligatorie e multe a chi rifiuta l’accoglienza. Dopo la foto choc anche Londra apre”. “A Budapest ripartono i treni ma i convogli non vanno ad Ovest. I vagoni si fermano al campo vicino al confine”.
A centro pagina, con foto: “Quell’uomo dall’ottico? È il Papa”.
Draghi
Sul Sole 24 ore Alessandro Merli scrive che “il timore che la frenata cinese (e la recessione di alcune grandi economie emergenti, come Brasile e Russia) possa avere un impatto sull’eurozona passa attraverso due canali: quello del commercio, limitando le esportazioni europee, e quella della fiducia, come dimostrano i violenti scossoni dei mercati finanziari di quest’estate”. Per questo ieri Draghi ha chiesto ai cinesi “molta più chiarezza su quel che intendono fare” e soprattutto su quel che devono evitare: “le svalutazioni competitive e comunicare in modo trasparente, in modo da arginare le incertezze di mercato. Sul piatto c’è poi la questione delle riforme del regime di cambio, che devono continuare perché lo yuan conquisti, andando verso la piena convertibilità, anche quello status di valuta di riserva (con l’inclusione nel paniere del Fondo monetario accanto alle altre grandi monete), che è il vero obiettivo di Pechino, ben al di là della modesta svalutazione del mese scorso su cui si sono concentrate le maggiori attenzioni degli osservatori”. Draghi, scrive il quotidiano di Confindustria, ha anche risposto positivamente all’invito del Fmi a “mantenere una politica monetaria accomodante”. Ora si attende quel che farà la Federal Reserve americana, “il cui rialzo dei tassi d’interesse potrebbe arrivare già questo mese. Per l’Fmi è uno sbaglio, e lo ha detto a chiare lettere il suo direttore, Christine Lagarde, sostenendo che la Fed non dovrebbe muoversi fino all’anno prossimo. E questo ancor prima che scoppiassero le turbolenze estive”.
Albero Bisin su La Repubblica si sofferma sulla necessità di una ripresa economica sostenuta. “Ma le riprese vere, quelle che durano e che famiglie e imprese sentono, sono trainate dall’offerta e da incrementi di produttività. E invece la produttività ristagna e gli investimenti ripartono a stento, ancora più lentamente dei consumi secondo i dati Istat”. E si chiede “quanta crescita abbiamo perso in Italia in particolare non riuscendo a stare dietro agli incrementi di produttività del resto del mondo sviluppato”.
Isis, profughi, Europa
Franco Venturini sulla prima pagina del Corriere scrive dei passi in avanti dell’Europa sul tema dei profughi. Ricorda che “non è un mistero che in realtà sia stata Angela Merkel a prendere a bordo il presidente francese” Hollande mentre “l’Italia, esclusa questa volta dalla formula tradizionale dell’asse Berlino-Parigi dopo il documento d’indirizzo sottoscritto il giorno prima dai tre ministri degli Esteri, può egualmente dirsi soddisfatta nel vedere recepite le sue richieste di mesi e di anni. Ora si aprirà in sede europea un dibattito che promette scintille e che non garantisce successi, ma i toni usati di nuovo ieri dalla cancelliera tedesca confermano che l’emergenza migranti ha regalato all’Europa una Merkel nuova di zecca”. Secondo Venturini è possibile che “Angela Merkel abbia fatto, grazie ai migranti, quel passo breve ma decisivo che distingue i politici dagli statisti. E che l’abbia fatto dopo essersi guardata intorno, dopo aver constatato che i flussi migratori avevano tutti i requisiti per distruggere una costruzione europea già traballante”. Ma “è assai dubbio” che la sua scelta farà breccia, specie nei Paesi dell’Est. Dunque “è inevitabile porre i soci dell’Est davanti a responsabilità che non possono più essere eluse, e che sono l’altra faccia dei generosi aiuti ricevuti dalla Ue”.
La Stampa, che ieri spiegava con il direttore le ragioni della scelta di pubblicare la foto del bambino curdo morto in spiaggia, scrive oggi che “ci sono momenti che identifichiamo come punti di svolta, in cui la cronaca si fa storia. È presto per dire se le foto del piccolo avranno questo impatto sulla crisi dei migranti o se verranno metabolizzate nella banalità dell’orrore, come già avvenuto per l’Europa in molte altre tragedie, penultimo in ordine di tempo il conflitto dei Balcani, sull’uscio di casa. Di sicuro però, oltre a commuovere e cambiare la percezione di molti cittadini europei nei confronti dei rifugiati, quelle immagini hanno già avuto un impatto sulla politica di accoglienza dell’Unione. Dal cancelliere tedesco Angela Merkel al premier britannico David Cameron, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al primo ministro Matteo Renzi, tutti i leader ieri si sono sentiti interpellati da quel corpo abbandonato supino sulla battigia. Mentre i media globali con le loro prime pagine illuminavano la tragedia di Aylan – tre anni – e del suo fratellino Galip di cinque, internet attraverso centinaia di migliaia di messaggi, disegni, ricordi e riflessioni sui social network ne amplificava l’emozione. L’hashtag #Aylan ha scalato in fretta la classifica di Twitter, mentre su Facebook e Instagram si susseguivano nuove immagini, citazioni, commenti, disegni. Superato il tema se la foto dovesse essere pubblicata o meno, il punto è diventato ‘Che fare?’”.
Su La Repubblica viene intervistato lo zio del bambino Mohammad Kurdi, che si trova in un campo profughi in Germania: “Fate vedere al mondo l’immagine di mio nipote. Tutti devono vergognarsi”.
L’immagine del bambino siriano “sbattuto in prima pagina” ieri dal Manifesto “non è né informazione né compassione” scrive su Il Giornale Gian Micalessin. “È puro e spregiudicato cinismo usato dai buonisti di professione per piegare le nostre coscienze, spegnere la razionalità a colpi di sensazionalismo e alimentare i sensi di colpa di un’opinione pubblica smarrita e disinformata. Immaginate cosa sarebbe successo se sopra quella foto ci fossero state le testate de Il Giornale o di Libero. Verremmo accusati di sciacallaggio o di giocare con le vite dei bimbi. Ma il punto non sono le schermaglie da bassa macelleria mediatica agitate da una parte della politica italiana. Il punto vero è ribadire un concetto basilare. Quell’immagine può commuovere e turbare, ma non deve generare falsi sensi di colpa. I boia di quel bimbo, nonostante la conclamata inettitudine di Bruxelles e dei nostri governi, non siamo noi europei. Il vero responsabile di quell’ignominia è la Turchia del presidente Recep Tayyp Erdogan”.
Sul Corriere, si dà conto delle posizioni di Mosca e di Washington. “La Russia ha spesso messo in guardia contro i principali problemi che l’Europa si sarebbe trovata ad affrontare in conseguenza delle politiche occidentali in Medio Oriente e Nord Africa e del terrorismo jihadista, così che la crisi dei migranti in Ue non è una sorpresa. Ha detto Putin, citato dall’emittente Russia Today. ‘Penso che la crisi fosse assolutamente prevista – ha detto il numero uno del Cremlino ai giornalisti a margine dell’Eastern Economic Forum di Vladivostok – Noi in Russia, e io personalmente qualche anno fa, abbiamo detto chiaramente che sarebbero emersi tali gravi problemi sei i nostri cosiddetti partner occidentali continuano a mantenere la loro politica estera sbagliata, soprattutto nelle regioni del mondo musulmano, Medio Oriente, Nord Africa’”. Quanto agli Usa, si citano le parole del generale Martin Dempsey che si è detto “preoccupato” ed ha sottolineato la necessità di intervenire “sia unilateralmente che con gli alleati” contro l’Isis, auspicando che l’immagine del bambino “abbia un simile effetto a quella del 1995 del mortale attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo, che spinse verso l’intervento della Nato in Bosnia”.
Su La Stampa Maurizio Molinari elenca le possibili “tre opzioni: “soluzione militare, compromesso diplomatico e aiuti umanitari. Su ognuno di questi fronti la comunità internazionale agisce al momento con risultati assai scarsi facendo emergere una miscela di titubanze politiche, rivalità strategiche e carenze di impegno finanziario che rendono impossibile perseguire le soluzioni possibili ovvero l’invio di contingenti di terra, un accordo sulla transizione dopo-Assad oppure un vasto e ben coordinato piano di aiuti di emergenza”. Segue spiegazione sul “perché le soluzioni possibili per la Siria restano ancora troppo lontane”.
E poi
Il Messaggero offre una lunga intervista al ministro dell’Economia Padoan che conferma l’intenzione del governo di tagliare le tasse sulla casa. “Bruxelles non potrà dire di no. Già pronte le coperture”.
Il Corriere intervista Giorgia Meloni, protagonista di una battaglia per la “libertà di pensiero” per aver ricevuto una “censura” dall’Unar, Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali per alcune frasi “attribuite a me di cui neppure mi chiedono conferma”. “Profughi a parte dobbiamo dare la priorità alle comunità che si comportano meglio”, ribadisce.
Su Il Giornale, la cronaca della manifestazione ieri a Roma nella stessa piazza dei funerali del boss Casamonica, con partecipazione del sindaco tornato in Italia: “Marino ritorna a Roma e si precipita in piazza. Ma raccoglie solo insulti”. Si legge che “scappa con la scorta e dribbla i cronisti”, “il cordone di polizia non gli evita i cori dei centri sociali e dei movimenti”.
Su La Stampa, un “colloquio” con Raffaele Cantone: “Per il Giubileo si usi il sistema di controlli di Expo”. “Il nostro intervento non incide né sui tempi né sui costi”.
Sul Corriere una intervista alla senatrice autrice del disegno di legge sulle unioni civili, Monica Cirinnà. Le unioni civili non si chiameranno matrimonio ma “formazioni sociali specifiche”. Risponde anche sulle ironie sulla definizione.