Il Corriere della Sera: “Renzi: aiuti al Sud ma basta piagnistei. Un piano per sbloccare dodici miliardi”. “Il premier a Tokyo. Tensione nel Pd. Serracchiani e Boschi accusano la minoranza”.
A centro pagina: “Linea dura sulle discoteche. Sigilli al Cocoricò. Il Viminale: più controlli, se non sono sicure le chiudiamo”. “Il provvedimento dopo la morte di tre giovani. Il questore: è una centrale della droga e del porno”. “Un’emergenza ignorata da troppo tempo” è il titolo del commento di Fabrizio Roncone.
Di spalla: “La sfida di Obama alle industrie. Per il clima”.
A fondo pagina. “La vita low cost nel Vaticano di Bergoglio”. “L’austerità del Papa cambia la Curia: niente auto blu, ristoranti di lusso e vesti costose”.
La Repubblica: “Scontro nel Pd. Renzi: dico no al Vietnam”. “‘Pronto a una intesa con la minoranza ma non se vogliono farmi cadere’”.
In prima, con foto: “Netanyahu, promessa a Shira: ‘Gli estremisti pagheranno’”. E poi un commento di David Grossman: “Il mio appello alle destre israeliane”.
Intervista al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi: “Guidi: un piano Marshall per il Sud. Al via 80 miliardi di investimenti”.
In prima anche un richiamo per l’anniversario della strage di Bologna, con le parole del presidente della Repubblica: “Mattarella a Bologna: ‘Mai dimenticare, sulla strage troppi angoli bui’”.
La Stampa: “L’offensiva di Obama sul clima. In attesa del vertice Onu di Parigi, la Casa Bianca punta alla riduzione di emissioni di CO2 del 32 per cento entro il 2030”. “‘Gli Usa dicano addio al carbone’. Pronti i ricorsi contro il ‘piano green’ del Presidente”.
“L’agenda verde e la vista lunga di fine mandato” è il titolo dell’editoriale, firmato da Gianni Riotta.
A centro pagina: “Renzi, i sindaci facciano di più. Sul Mezzogiorno basta piagnistei”. “Il capo del governo a Tokio: bisogna tenere pulite le nostre città”. “Landini, asse col premier: sì alla legge sulla rappresentanza sindacale”.
E poi: “Scandalo fondi Ue, usati poco e male”. “Artigianato ed hi-tech, ecco la nuova economia”. “Lavoro, spreco di risorse soprattutto al Sud”.
In prima anche un commento del costituzionalista Ugo de Siervo: “Riforma, i test indispensabili”.
Il Giornale: “Renzi, siamo al Vietnam. La fronda promette guerriglia in Aula, il partito esplode. E Matteo sembra sempre più premier a sua insaputa”. “Berlusconi sente aria di crisi: ‘Il governo è impantanato’”.
In evidenza anche una intervista a Maurizio Gasparri: “‘Quelli che imitavano me per ridere ora imitano la mia Rai ‘vituperata’”.
A centro pagina: “L’arte è il nuovo affare della mafia. Dopo droga e armi il business si fa con i falsi. E un milione di reperti rubati”.
In prima anche il matrimonio tra Pierre Casiraghi e Beatrice Borromeo: “Sangue blu, abito bianco e penna rossa. Borromeo, cinquanta sfumature di santorina”.
Il Sole 24 ore: “Casa, pensioni, risparmio: arriva la guida per la famiglia”.
A centro pagina: “Tasse contro servizi: ecco chi vince”. “Nelle Marche il mix più efficiente. Molte le aree in miglioramento”.
Di spalla: “Contro la disoccupazione più spazio alle imprese nei percorsi scuola-lavoro”. “Le misure previste da Jobs Act e Buona scuola”.
Pd, governo
Su La Repubblica la cronaca della tensione nel Pd è affidata a Carmelo Lopapa, inviato a Tokio insieme al premier, che si sofferma su quello che chiama “l’altolà di Renzi al Vietnam parlamentare”. “Io sono pronto a trattare ma solo per fare un accordo e non per far saltare tutto. Discutiamo, ma a una condizione: che non si rimetta in discussione il fatto che i senatori non avranno più lo stipendio. Perché spesso si ha l’impressione che una parte della minoranza si muova non per fare un accordo. Allora è chiaro che se è così io non posso che comportarmi di conseguenza”.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato Corradino Mineo. Dice che Renzi sa che anche considerando i dieci senatori verdiniani, se i 27 senatori del Pd mantenessero il punto a Renzi mancherebbero i voti per andare avanti. “Al momento senza un accordo con Berlusconi gli mancano i numeri”, dice. “Chiunque sia sano di mente capisce che andremmo solo ringraziati” perché “con il ddl Boschi si rompono gli equilibri costituzionali”, “oggi tutti i costituzionalisti tranne Ceccanti naturalmente la pensano così”.
Sul Giornale: “Vietnam in Aula sulle riforme”. “La fronda Pd vuole la guerriglia”. “Sul Senato Gotor minaccia lo strappo e conta su un ‘aiutino’ di Grasso. Orfini: ‘Posizione incredibile’. La Boschi: Forza Italia torni a votarle”. Su Grasso il quotidiano scrive che “ha già fatto capire di voler riaprire i giochi” sull’articolo 2 del disegno di legge di riforma del Senato che prevede la non elettività dei senatori. In questo Grasso sarebbe “aiutato dall’alta burocrazia del Senato”. “In caso di crisi c’è chi maligna ipotizzando un governo istituzionale presieduto dallo stesso Grasso per azzerare l’Italicum e tornare al proporzionale”. Il Pd e il governo starebbero “lavorando alle contromosse”: Anna Finocchiaro, presidente della Commissione che ha sul tavolo la riforma costituzionale, sarebbe orientata a bocciare tutti gli emendamenti all’articolo 2, “che non è più modificabile” e per Grasso, che “potrebbe appigliarsi ad un cavillo” per discutere l’articolo 2, si rischierebbe “uno scontro istituzionale con lei”.
Anche sul Corriere: “Al Senato la mossa Finocchiaro anti-dissidenti”.
Sul Corriere si dà conto delle parole del ministro Boschi, ieri ad una festa de L’Unità. “Il Presidente Orfini ha usato la parola Vietnam perché altri l’avevano minacciata, da Chiti a altri. Toccherà a noi giovani esser più saggi di senatori che hanno più esperienza parlamentare ma minacciano la guerriglia parlamentare contro il proprio partito”. E ancora: “Mi lascia stupita sentire parlare di Vietnam. Chi non vuole le riforme si assume la responsabilità di consegnare il nostro Paese ai vari Grillo e Salvini”.
Anche su La Repubblica: “Scontro frontale nel Pd. ‘Chi non vuole le riforme ci consegna a Grillo e alla Lega’”. “La Boschi e Orfini contro i ribelli: ‘Minacce incredibili’. La minoranza: ‘Lealtà non vuol dire fedeltà acritica’”.
Sul Corriere l’inviato a Tokio Marco Galluzzo si sofferma sul richiamo di Renzi ai sindaci: “Con il sostegno del governo gli amministratori locali lavoreranno di più nei prossimi mesi”. Si legge che non c’è “nessuna polemica con i sindaci, solo l’invito a una maggiore collaborazione con l’esecutivo”. “Il premier parla anche di Sud, in vista della Direzione Pd (che si riunirà il 7 ndr) ‘però basta piagnistei, rimbocchiamoci le maniche’”. E poi “l’annuncio che la riforma della Pubblica Amministrazione sarà votata ‘al massimo entro giovedì’”.
Anche su La Repubblica: “’I sindaci devono lavorare per rendere le nostre città più pulite e accoglienti’. L’affondo di Renzi: Turisti in aumento, ora basta degrado”. “Pizzarotti: ‘Dimostri rispetto per chi si impegna ogni giorno”. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro dedica due pagine alla condizione delle città italiane, con interviste al sindaco di Venezia Brugnaro e alla scrittrice americana Jhumpa Lahiri, che da quattro anni vive a Roma.
Renzi, i commenti
“La postdemocrazia fondata sul premier” è il titolo dell’analisi di Ilvo Diamanti, sulla prima pagina de La Repubblica. Dove si legge che Renzi “prosegue nella sua marcia solitaria” e “disegna una democrazia personale e immediata” “refrattaria alle ‘mediazioni’”. Diamanti cita gli interventi “diretti” di Renzi sui sindaci e sui sindacati, auspicando che i sindaci “lavorino di più” per esempio. Diamanti conclude scrivendo che Renzi ha “trasformato” il Pd nel “PDR”, il “Partito democratico di Renzi” o “più semplicemente” nel “Partito di Renzi”, il PdR.
Su Il Giornale Alessandro Sallusti scrive che se dovesse scegliere tra il premier e i suoi oppositori “starei con il premier”. E tuttavia “da quando, per eccesso di arroganza e furbizia, ha disdetto il patto del Nazareno firmato con Berlusconi, il premier è andato nel pallone e ha infilato una cavolata dietro l’altra”. Se Renzi non sa fare “ne tragga le conseguenze”, “cambi strategia e alleanze”.
Economia
Su La Stampa spazio per i dati sui fondi europei, “soldi per far ripartire l’economia che già ci sono” e che “non vengono spesi, o sono investiti male”. “Un fiume di denaro che rischiamo di perdere o di impiegare in progetti senza controllo”. A partire dai fondi strutturali 2007-2013: “mentre Svimez dipinge un Sud desertificato e a rischio di sottosviluppo permanente, da una stima effettuata a luglio risulta che 12,3 miliardi giacciono inutilizzati, e in caso di mancato impiego entro fine anno c’è la prospettiva che vengano persi”. “’In Spagna’, commenta Emanuele Felice, docente di Storia economica a Barcellona, ‘sono stati utilizzati per ferrovie, strade e per ristrutturare centri storici come Siviglia. L’errore è di distribuirli a pioggia e lentamente. Le nostre grandi infrastrutture richiedono un tempo medio di undici anni al Sud e di nove al Centro-Nord per essere realizzate. Troppo’”.
Sul Corriere Enrico Marro scrive che “affinché l’Italia ottenga i fondi Ue per il 2014-20″ bisogna che la Commissione approvi i relativi piani nazionali e regionali. “Renzi punta a chiudere la partita entro settembre. Delrio, intanto, sottolinea che la Commissione europea ha appena approvato il Pon Reti e infrastrutture che prevede 1,8 miliardi da spendere nel 2014-20 nel Sud. Tra le opere in programma, aggiunge, l’alta velocità in Sicilia, la ferrovia Napoli-Bari-Taranto, investimenti sulle autostrade A3 e Jonica e lo sviluppo dei porti di Palermo, Catania, Taranto e Napoli. Più in ritardo appaiono le Regioni. Ma più in ritardo ancora, la cabina di regia appunto. Eppure, due anni fa, il governo Letta istituì per decreto l’Agenzia per la coesione territoriale. Un anno dopo, la nomina del direttore generale, Maria Ludovica Agrò (già direttore generale del ministero dello Sviluppo). E ancora un anno dopo, qualche giorno fa, ecco il bando per la selezione di 37 esperti. Un altro ente inutile?”.
Su La Stampa si parla dei casi Virgin e Nestlé: “La Virgin rivoluziona il lavoro: ferie illimitate ai dipendenti’. Il fondatore Branson: il dipendente può scegliere di stare dove preferisce se riesce a portare a termine i compiti assegnati”. Scrive Paolo Mastrolilli: “L’idea di Branson, e di chi ha già adottato altrove questa linea, è che i suoi impiegati ‘non abuseranno dell’opportunità offerta’. Saranno liberi di gestire il loro tempo come preferiscono, e quindi diventeranno più felici, creativi, riconoscenti e motivati. Nello stesso tempo saranno più responsabili e leali, perché dovranno sempre tenere conto dello stato dei progetti su cui stanno lavorando, prima di andare in vacanza”.
E poi: “Nestlè, 14 settimane di congedo per mamme e papà”. “La multinazionale vara una nuova forma di welfare”.
Israele
Su La Repubblica: “Attacco a gay pride, muore sedicenne. Netanyahu: ‘Ora arresti preventivi’”. Si legge che sotto la spinta del ministro della difesa Moshe Yalon il governo israeliano ha deciso di “usare la mano dura contro gli estremisti ebrei e le frange religioso-messianiche che lo stesso ministro ha definito ‘terroristi’”. Il responsabile dell’accoltellamento e della uccisione della giovane Shira, durante un gay pride, si rifiuta di riconoscere l’autorità del tribunale israeliano “ed è questa un’altra sfida che il mondo ultra-ortodosso (i loro rabbini invitano da sempre i giovani a disertare il servizio militare) lancia al governo della destra”, che deve occuparsi anche delle proteste che “incendiano i Territori” dopo l’uccisione di un bambino palestinese di diciotto mesi.
È Il Messaggero a spiegare che la decisione di ieri del Consiglio di difesa israeliano di autorizzare il ricorso agli arresti preventivi “anche per i terroristi ebrei” è la novità più significativa, visto che fino ad oggi questo era possibile solo per i terroristi palestinesi. “I terrorismi sono uguali ha detto Netanyahu dopo che un bambino palestinese di diciotto mesi è stato ucciso da un lancio di molotov sulle povere case di Duma, un villaggio della Cisgiordania”. Il quotidiano spiega che gli arresti preventivi sono fatti “senza che siano formalizzate accuse e possono durare un tempo indefinito”. “Li deve autorizzare un tribunale di fronte a fatti di terrorismo”. “Le autorità israeliane sono state accusate più volte di averne abusato” in particolare contro militanti di Hamas. Ieri sulla prima pagina di Haaretz – aggiunge il quotidiano romano – lo scrittore David Grossman scriveva che “elementi di terrorismo ebraico hanno dichiarato guerra allo Stato di Israele” e che il governo Netanyahu sembra “non aver compreso l’evidenza di questa dichiarazione di guerra”. L’intervento di Grossman oggi è pubblicato da La Repubblica.
Ancora su La Repubblica “il dolore della famiglia” della ragazza uccisa a Gerusalemme. “Hanno ucciso la nostra Shira solo perché era felice”. “Assassinata da odio e stupidità”.
Usa
Su La Stampa si racconta dello schieramento contrario al piano verde del presidente Usa Obama: “Big Oil e Repubblicani, asse contro la linea verde. Ma il piano di Washington troverà resistenze anche all’estero”. Si legge che sono alleati con Obama il Papa, l’Onu, gli ambientalisti, la Cina “e anche le compagnie europee”, “a partire dall’Eni” che si sono schierate per le rinnovabili e per il gas contro il riscaldamento globale e il carbone, scrive il quotidiano torinese. Non così le compagnie petrolifere americane, alleate delle multinazionali del carbone. Pronti a battaglie legali gli Stati Usa produttori di carbone, come Virginia e West Virginia. Qualche resistenza potrebbe venire anche da Paesi come la Polonia, la Romania ma anche la Gran Bretagna. Il sindacato dei minatori ha 400 mila iscritti, e i Dem potrebbero perdere tutti i loro voti.
Sullo stesso quotidiano Gianni Riotta scrive: “Obama sa che le metropoli, le coste del Pacifico e dell’Atlantico, base del Partito Democratico, saranno galvanizzate dall’annuncio, ed è consapevole che il settore più innovativo dell’economia americana, meccanica chimica ed energia comprese ha ormai adottato il business verde come fonte di profitto, non spauracchio militante”. Riotta invita anche gli ambientalisti europei a riflettere sul fatto che il piano verde di Obama “incoraggia, anche con stimoli fiscali, i reattori nucleari di nuova generazione” sui quali nel nostro continente continua una notevole riluttanza. In ogni caso Obama “chiude alla Casa Bianca come ha cominciato”, “leader idealista capace di ispirare”. “E l’Europa? Resterà a guardare neghittosa, scontenta, dispeptica, vecchia signora a disagio nel tempo nuovo?”.