La Repubblica: “Renzi rilancia il patto con la sinistra Ue, ‘Basta liti nel Pd’”, “Il premier chiude la Festa con i leader socialisti europei, ‘Da solo non ce la faccio, serve una segreteria unitaria’”. E la foto a centro pagina raffigura i leader socialisti in camicia bianca sul palco della Festa dell’Unità.
A centro pagina: “Marchionne preannuncia il benservito a Montezemolo”, “’Non sei indispensabile e la Ferrari va male’”.
A destra, attenzione per il referendum sull’indipendenza in Scozia, previsto per il 18 settembre, con gli interventi dello scrittore Irvin Welsh e dell’ex premier britannico Gordon Brown.
Il Corriere dedica alle tensioni in Ferrari il titolo di apertura: “Ferrari, rottura in casa Fiat”. E Marchionne ha spazio anche per le sue parole sull’Esecutivo, in un riquadro: “Il governo scelga e agisca Basta con i gattopardi’”. Di spalla: “La Scozia indipendente che ora fa paura”. Al centro: “Il patto tra Renzi e la sinistra Ue: cambiamo l’Europa”. In un riquadro: “Cottarelli avrebbe deciso Addio vicino”. In basso. “Due missionarie uccise in Burundi”.
La Stampa: “Renzi, offensiva nel Pd, ‘Non accetterò veti’”, “L’offerta del premier alla minoranza: segreteria unitaria”.
In evidenza, il richiamo all’intervista del quotidiano al premier francese Manuel Valls: “’In Europa con Matteo, la sinistra ha più peso’”.
A centro pagina: “Scozia indipendente, i sì in vantaggio”. “A dieci giorni dal referendum, secessionisti al 51%. Murdoch: cara Londra, è tardi per rimediare”.
In apertura a sinistra, le parole del presidente Usa in un’intervista alla Nbcnews, che il quotidiano riproduce alle pagine interne sulla strategia anti-Isis: “Obama: nuovi attacchi, ma niente truppe in Iraq”.
Il Fatto: “Ricercatori in rivolta”, “Da tutta Europa. Il 19 ottobre gli universitari francesi raggiungeranno Parigi in bicicletta, ma quella data è diventata un giorno di protesta continentale per lottare contro il taglio drastico dei fondi. Abbiamo raccolto le storie di italiani, spagnoli, tedeschi e altri per scoprire lo stato di abbandono e decadenza degli atenei”.
Sulla politica italiana: “Renzi: ‘Nessuna lezione dai tecnici di Repubblica’”.
In evidenza anche la Festa de Il Fatto alla Versiliana: “In migliaia con Il Fatto alla Festa della Versiliana”, “La Costituzione protagonista. Il pm Robledo: ‘La politica vuole controllare i giudici’”.
In taglio basso, il richiamo all’intervista all’ex sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri: “La Milano da bere del sindaco cognato, ‘Sì, esagerammo’”.
Il Giornale: “Berlusconi: Nato e Ue irresponsabili con Mosca”. E poi: “Renzi ai nemici Pd: non sfidatemi”. Il titolo di apertura è “Caos Ferari, via Montezemolo”. Accanto: “Il dramma marò e il silenzio di Napolitano”.
Camicie bianche
La sfilata di camicie bianche sfoggiata dai leader europei sul palco della Festa dell’Unità insieme al presidente del Consiglio Renzi ispira commenti, analisi e articoli di costume dei commentatori dei nostri quotidiani. Ad indossarla c’erano il segretario del Partito socialista europeo Achim Post, il segretario del Psoe spagnolo Pedro Sanchez, il segretario-premier Matteo Renzi, il primo ministro francese Manuel Valls e il vicepremier laburista olandese Diederick Samson.
“Camicia bianca la trionferà” è il titolo del commento di Francesco Merlo su La Repubblica: “Sono ‘camisados’, cioè per benino, a modino, più Beatles che Rolling Stones, e più hamburger che tortellino. Sono white collar, più manager che leader. Ma non sono più ‘botton down’ come i ‘tu vuò fa l’americano di una volta, il Veltroni clintoniano, la terza via, l’Ulivo mondiale”.
La Stampa, Gianluca Nicoletti: “Il team ‘camicia bianca’ che insegue il modello Obama”: “nulla è lasciato al caso…dall’immacolata camicia: sapientemente arrotolata sull’avambraccio promettente acciaiose strette, ma con nonchalance malandrina sbottonata quel tanto che basta per immaginare un’epilazione toracica”.
Antonio Polito, sul Corriere (“Forza, orgoglio e vanità di un leader”) si sofferma sulla popolarità di cui gode il premier – nonostante le circostanze – e sulla efficacia per ora bassa delle misure da lui annunciate: “L’orizzonte è diventato quello dei mille giorni ma la sensazione è di incertezza sulla direzione di marcia. Per quanto il premier annunci che non cederà di un centimetro, non è chiaro da dove”.
Quanto al messaggio lanciato da ieri dal palco, La Repubblica sintetizza così: “Renzi, patto tra socialisti per cambiare l’Europa. ‘I tecnici? Sbagliano tutto’”. Scrive Silvia Bignami: “in un solo giorno Matteo Renzi sigla un patto con i leader della sinistra europea, e prova a firmare la pace interna con la minoranza Pd”. Con i leader europei della sinistra “mette nero su bianco il ‘patto del tortellino’: l’asse anti-austerity di una nuova generazione di leader della sinistra. E sulla stessa pagina, il “racconto” firmato da Michele Smargiassi: “L’Internazionale in camicia bianca che esalta il merito e ‘riscopre’ i compagni”, con foto del premier-segretario insieme ai suoi ospiti alla tavola del ristorante “Bertoldo” alla Festa dell’Unità.
Su La Stampa, le parole di Renzi vengono riassunte così: “’Merito e talento sono di sinistra’. Così il premier aggiorna i valori”, “Cade un altro tabù erede della tradizione cattolica e comunista che mette al centro l’eguaglianza”.
Ed è ancora La Stampa ad intervistare il premier francese socialista Manuel Valls, che dice: “In Europa grazie a Renzi la sinistra ora pesa di più”, “Dobbiamo abbandonare i vecchi dogmi”. L’intervistatore gli fa notare che mentre Renzi ha preso alle europee il 40 per cento, il presidente socialista Hollande è in caduta libera e sta trascinando anche Valls. “Non credo si debba governare a seconda dei sondaggi -risponde lo stesso Valls- La Francia vive una crisi economica, politica e morale, perché l’estrema destra di madame Le Pen è accreditata del 32%, quindi è alle soglie del potere. Una sinistra moderna ha il dovere di abbandonare vecchi dogmi e fare delle riforme coraggiose. Noi abbiamo varato un piano di sostegno alle aziende, tagliamo la spesa pubblica di 50 miliardi in tre anni, riduciamo le regioni da 22 a 12, semplifichiamo la burocrazia e il lavoro. Non possiamo più vivere al di sopra delle nostre possibilità”.
Su Il Giornale: “Renzi e il ‘patto del tortellino’: cambieremo l’Italia e l’UE”.
Pd
Dal palco della Festa Matteo Renzi ha anche replicato alle accuse di gestione del partito che gli sono state lanciate dalla minoranza interna, da Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani (“un uomo solo al comando”, riassume La Repubblica). “Io da solo non ce la faccio”, ha detto, ringraziando tutti e 4 i segretari che il Pd ha avuto, annunciando il “tutti insieme in segreteria a patto che non si pongano veti”. La Repubblica titola: “Mini-rimpasto per la segreteria, ma l’assist non convince Bersani & Co”. E un “retroscena” di Goffredo De Marchis: “Matteo e i fedelissimi, il Giglio magico è sempre più stretto”. Dove si legge che, per quanto il rapporto personale tra il premier e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio rimanga ottimo, quest’ultimo non si muove più con l’autonomia che aveva all’inizio della stagione del governo Renzi.
La Stampa intervista Pippo Civati: “Noi ci siamo soltanto se il segretario cambia linea davvero”, dice, ricordando di aver contestato fin dall’inizio “lo schema generale delle larghe intese”. E – spiega – “non ho condiviso alcune scelte del governo: su Costituzione, lavoro, legge elettorale, ho un sacco di perplessità”. E chiede “ una rappresentanza nei gruppi parlamentari, tra chi fa parte dell’ufficio di presidenza, ed è dal congresso che aspetto una risposta”.
Il Fatto: “Renzi si blinda: no ai ‘tecnici’ e ai veti del Pd”.
La Stampa: “Renzi: segreteria unitaria ma niente veti”, “L’offerta alla minoranza. Poi l’affondo: io non mollo e non accetto lezioni dai tecnici cresciuti nella Prima Repubblica”.
Isis
La Stampa riproduce un’intervista al Presidente Usa con copyright Nbcnews: “Sconfiggeremo l’Isis. Ma non invierò truppe in Iraq”. Mercoledì, ricorda il quotidiano, Obama illustrerà alla nazione il suo piano: ci sarà una coalizione internazionale. “Non sarà l’annuncio dell’invio di truppe di terra o l’equivalente della guerra in Iraq – spiega. Questa operazione è simile alle altre campagne anti-terrorismo in cui siamo stati impegnati negli ultimi sei o sette anni”. Parlerà, gli si fa notare, il giorno prima dell’anniversario dell’11 settembre. “Finora non abbiamo visto elementi di intelligence che suggeriscano l’imminenza di minacce sul suolo americano”, “non manderemo centinaia di soldati sul terreno, ma condurremo raid come parte di una coalizione internazionale, in sostegno del lavoro fatto sul terreno dalle truppe irachene e curde”.
Da La Repubblica segnaliamo il reportage di Pietro De Re dall’Iraq: “Al fronte di Mosul con i peshmerga, ‘In fuga i capi dell’Is’”, “In prima linea sono rimasti solo giovani. È il risultato dei bombardamenti aerei”. Il quotidiano riproduce un’intervista all’ex segretario Usa Henry Kissinger, con copyright Npr. Secondo Kissinger gli Stati Uniti non devono smettere di concentrare la loro attenzione sull’Iran: “Si è creata – dice – una sorta di cintura sciita che va da Teheran a Beirut passando per Baghdad. E questo dà all’Iran l’opportunità di ricostruire l’antico impero persiano, stavolta sotto un’etichetta sciita. Da un punto di vista geostrategico, ritengo che l’Iran sia un problema più grande dell’Is. L’Is è un gruppo di avventurieri con un’ideologia molto aggressiva. Ma devono ancora conquistare molto territorio prima di poter diventare una realtà geostrategicamente permanente”.
Anche sul Corriere un reportage, a firma di Lorenzo Cremonesi, tra i cristiani iracheni: “Meglio morire che convertirsi”. E poi: “I tentati suicidi delle yazide violentate che si sentono ‘disonorate’”.
Scozia
“Il fronte del sì vola in testa”, titola La Stampa dando conto di un sondaggio pubblicato dal Sunday Times secondo cui gli indipendentisti scozzesi sarebbero al 51% per la prima volta: un mese fa erano indietro di 22 punti rispetto agli unionisti. E il governo “gioca l’ultima carta”, secondo La Stampa, visto che il cancelliere dello Scacchiere Osborne ha promesso che a giorni presenterà un piano dettagliato per dare più poteri a Edimburgo in materia fiscale, di welfare e spesa pubblica.
Su La Repubblica, a confronto le opinioni dello scrittore scozzese Irvin Welsh, autore di ‘Trainspotting’ (“Il sì è per la democrazia, un primo passo per spazzare il potere corrotto delle élites”, “non importa se perdiamo: il genio ormai è uscito dalla lampada. Presto anche gli inglesi si sveglieranno”), e quella dell’ex premier laburista Gordon Brown, e scozzese anche lui (“Cinquant’anni di benessere costruiti insieme a Londra, cambiare sarebbe un errore”, “Il Regno Unito si basa su valori comuni. Mettere insieme le risorse ha garantito i diritti di tutti”).
E la corrispondenza de La Repubblica sottolinea che il premier britannico Cameron “rischia il posto”: nel partito conservatore sarebbe già partita la fronda per costringerlo alle dimissioni “se perderà” la Scozia.