Da Reset-Dialogues on Civilizations
Cos’è un rinoceronte? Un animale furbo e prepotente; un patrigno-padrone o il capo di una nazione ingiusto e autoritario. Per Mary e Meriem è tutte e tre le cose assieme. E domarlo, fuggire dal suo corno e dalla sua ombra equivale a crescere e a cambiare vita. Mary e Meriem sono le due protagoniste di Sul corno del rinoceronte, il nuovo romanzo di Francesca Bellino, edito da L’Asino d’oro e reduce del Premio “Costadamalfilibri”.
Una road novel, così è stato definito e in effetti lo è: una storia di viaggio, fisico e interiore; un Bildungsroman in cui a crescere non sono solo le due donne, ma è anche un Paese, la Tunisia, che ostacolo dopo ostacolo affronta il suo nuovo percorso.
Mary, che in realtà si chiama molto più prosaicamente Maria, è una giovane antropologa alla continua ricerca di nuovi mondi e culture attraverso le quali trovare quella se stessa che le sfugge; Meriem è una ragazza di Kairouan che viene in Italia per amore, sfidando le regole e la cultura della sua cittadina d’origine. Dalla quarta città santa dell’Islam alla Roma del Pigneto, forse il quartiere più multietnico e vivace della Capitale, il cambiamento è profondo. Lo stesso cambiamento che vive Maria sulle tracce della sua amica dopo che ha fatto ritorno in Tunisia. E così ci troviamo lungo la strada per Kairouan, partendo da Tunisi, proprio nei giorni in cui Zine El Abidine Ben Ali, il presidente – dittatore, fuggiva in Arabia Saudita abbattuto da proteste infiammate in tutto il Paese. Un percorso in auto fatto grazie a Hedi, il tassista che sotto i colpi delle domande di Mary si trasforma in una sorta di guida, non solo materiale.
“Sul corno del rinoceronte” diventa così un piccolo compendio sugli eventi che dal dicembre 2010, da quando a Sidi Bouzid il giovane Mohamed Bouazizi si è dato fuoco, hanno dato vita a quella che sarebbe stata definita la “rivoluzione del gelsomino”, quel fiore dal profumo tanto intenso che chiunque viaggi per la Tunisia non può fare a meno di incontrare, fra i bouquet dei giovani venditori ambulanti, fra le mani di una donna o semplicemente sparsi in terra.
Sono domande semplici, ma anche ingenue e a volte naïf, quelle che Mary rivolge a Hedi, il Virgilio arabo che conduce per mano una donna occidentale, aperta alla conoscenza e allo stesso tempo vittima di molti stereotipi “europacentrici”. E grazie ai suoi dubbi e ai suoi quesiti scopriamo anche noi, ad esempio, che nell’Islam non si usa portare fiori ai morti, ma che “i musulmani usano cospargere il corpo nudo del morto con i profumi” e che l’unico fiore ammesso è “il gelsomino bianco che si pianta di fianco alla tomba”. E ancora Mary, e noi con lei, impara che le donne “non assistono alla sepoltura” perché nel Corano “è detto con chiarezza”. “Le donne sono state escluse dai funerali perché piangendo danneggiano il defunto. Questo, nella tomba, viene tormentato in proporzione alle lamentazioni fatte su di lui”.
Ma con stupore, la protagonista apprende anche che “le donne in Tunisia da molto tempo hanno conquistato uno spazio ed esistono associazioni femminili molto attive”. Sono le stesse che sono scese in piazza nel gennaio 2011, che hanno avuto una parte molto attiva nel periodo successivo alla fuga di Ben Ali , che si sono presentate alle elezioni per la costituente nell’ottobre dello stesso anno e che, in alcuni casi, sono state elette come è accaduto a Souad Abderrahim, la politica del partito islamico Ennahda che oggi presiede la Commissione dei diritti umani e delle libertà dell’Assemblea Nazionale Costituente.
Del resto, la Tunisia è il Paese in cui, grazie a Habib Bourguiba e al suo Code du Statut personnel, alle donne sono stati riconosciuti molti dei diritti che in alcune comunità occidentali sono arrivati soltanto dopo, come quello di voto del 1957. E questo lo impara anche Maria, nonostante le limitazioni conosciute nella famiglia di Meriem, fortemente vincolata da un patrigno autoritario e maschilista che impone il suo potere a tutti. E così, al di là degli espedienti narrativi, di un intreccio che ci porta fra passato e presente, dell’ansia e della suspense che accompagna la protagonista in attesa di scoprire il vero destino dell’amica, “Sul corno del rinoceronte” ci trascina dentro un Paese vicino, vicino culturalmente (tanto che una gran parte della popolazione delle città parla italiano per essere cresciuta con i programmi di Rai Uno), e geograficamente. Un Paese che come Mary e Meriem ha vissuto la sua rivoluzione, ma che a differenza di loro, ancora deve portarla a termine.
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Titolo: Sul corno del rinoceronte
Autore: Francesca Bellino
Editore: L'Asino d'oro
Pagine: 247
Prezzo: 12 €
Anno di pubblicazione: 2014