Da Reset-Dialogues on Civilizations
«Gerusalemme è una città unica afflitta da enormi problemi e da molteplici fratture, scaturite da fattori quali la povertà, il radicalismo religioso, il nazionalismo ebraico, i doppi standard fra l’Est e l’Ovest della città e la dicotomia tra modernizzazione e tradizione». È quanto scrive Claudia De Martino in una raccolta di saggi da lei curata, Su Gerusalemme. Strategie per il controllo dello spazio urbano (Castelvecchi 2013) che analizza l’identità molteplice di Gerusalemme, città santa per ebrei, musulmani e cristiani, città attraversata da molteplici fratture che vanno dalla sua divisione fra Est e Ovest alle rivendicazioni territoriali, città sulla quale si esercitano e si giocano le rivendicazioni identitarie e politiche di israeliani e palestinesi, città non del multiculturalismo – si legge in uno dei saggi – ma di «pluralismo o di coesistenza segregata», dove lo scontro è conflitto urbano e si esercita sullo sviluppo abitativo, sulle strategie dell’architettura e dello sviluppo dello spazio cittadino, dall’espansione degli insediamenti israeliani alla condizione di emarginazione dei palestinesi e degli arabi d’Israele, dalla pianificazione cittadina agli scavi archeologici che diventano strumento per rivendicare identità e per appropriarsi della città.
Cosa è Gerusalemme, città santa e città contesa fra due popoli, città internazionale e città che emargina parte della sua popolazione attraverso le politiche dello stato israeliano? E cosa dovrebbe diventare? Scrive Carmelo Severino: «Gerusalemme che è una città del tutto particolare, dove tutto si mescola, l’odore delle spezie dei mercati e l’incenso delle chiese, il richiamo alla preghiera del muezzin e i rintocchi delle campane, dovrebbe potersi presentare al mondo con il suo miscuglio di culture e di genti diverse, uomini in tunica, caffetano, burnus o saio, che vivono gli uni accanto agli altri, tra sinagoghe, moschee, chiese e conventi, nel ricordo dei profeti, di Cristo e di Maometto, in un caleidoscopio di fedi, aperta a tutte le comunità religiose, in una sua modernità dove le popolazioni cristiane, musulmane ed ebraiche possano interagire.
E invece Gerusalemme, da quando vi si è “concentrato tutto il fanatismo e l’estremismo” religioso, è diventata una città che ha radicalizzato la contesa, ed è essa stessa il vero ostacolo, per adesso quasi insormontabile, sul cammino della pace tra ebrei e musulmani, e per questo destinata ad avvitarsi su se stessa e, forse, al declino». Ma è un punto di vista di uno degli autori: ognuno, infatti, porta il suo particolare contributo fatto di analisi storica, politica, architettonica, religiosa, per cercare di capire cosa è Gerusalemme adesso, cosa rischia di diventare nel futuro ma anche quali sono le sue potenzialità all’interno del conflitto israeliano-palestinese, nella prospettiva di Capitale unica di due Stati diversi.
Scrive per esempio Enzo Maria Le Fevre Cervini, guardando al futuro, che la città potrebbe riprogrammarsi in una versione 2.0, in cui «l’indivisibilità potrebbe coniugarsi con la condivisione», contenere il dualismo superando la logica dei nazionalismi; «Gerusalemme potrebbe adattarsi a diventare una duplice capitale, di due Stati che, in forme non propriamente facili e storicamente complicate da giustificare, oggi sono costretti a vivere in simbiosi, fosse anche solamente simbiosi economica»; Gerusalemme vista come città 2.0 «perché il 2.0 rappresenta il fattore di cambiamento e collaborazione oltre la politica e le visioni nazionaliste che contraddistinguono una società frammentata come quella gerosolimitana».
Allo stesso tempo, nel volume c’è spazio per la ricostruzione delle politiche di segregazione urbana e di discriminazione cui è esposta la popolazione palestinese: è il caso del saggio di Ruba Saleh, che ricorda la discriminazione dei servizi pubblici municipali, le demolizioni delle case palestinesi, gli effetti della costruzione del “muro” e le politiche urbanistiche che finiscono per minare i diritti dei palestinesi a Gerusalemme Est confinandoli in uno stato di emarginazione nella loro stessa città. Così come, nel volume, c’è spazio per spiegare l’attaccamento degli ebrei della diaspora a Gerusalemme. E c’è spazio per lo sguardo emotivo di Moni Ovadia: «Gerusalemme mi attrae con la mistica ferocia di una donna santa, e mi sgomenta come una bella donna che abbia sposato la santità come destino».
A Gerusalemme, spiega Alessandra Terenzi, si esercita il mito dell’identità fra luogo ed etnia a fronte di manufatti che parlano invece di presenze multiculturali: «Qualunque tentativo di accostarsi a questo luogo da punti di vista limitati, volta per volta, a un particolare aspetto, a una singola identità, che lo considerino unicamente una creazione araba, ebraica o cristiana, la capitale di Israele o quella di Palestina, centro civile o religioso, città antica o città moderna, nega la sua identità complessa e ne restituisce una visione parziale e distorta», perché Gerusalemme è al centro di realtà intrecciate fra loro.
Lo sguardo d’insieme che emerge dai saggi è quello di una città attraversata da fratture numerose e da problemi profondi, una città che abbandonata a visioni politiche parziali rischia di perdere parte di se stessa e della propria identità, che invece dovrebbe diventare il proprio punto di forza. Con un passo indietro delle visioni particolaristiche e nazionalistiche, Gerusalemme potrebbe diventare il banco di prova sul quale esercitare la sfida della coabitazione e dell’integrazione, dell’esistenza di una pluralità di culture capaci di accettarsi l’un l’altra pur nella propria diversità. Questo però richiede uno sguardo aperto, di ampio respiro e di lungo periodo, che sappia guardare a un futuro diverso dal presente, che invece perpetua le fratture del passato. Scrive Moni Ovadia: «Domani vedrò un vecchio arabo con la galabiyya e la kafiyya, il viso scolpito nel tronco di un ulivo centenario, il sorriso fiero ma non bellicoso, l’incedere sorretto dal bastone naturalmente dignitoso. Quel vecchio incarna la dignità incontestabile dell’altro. Nessuno potrà convincermi che in lui si nasconde un nemico».
Vai a www.resetdoc.org
Titolo: Su Gerusalemme. Strategie per il controllo dello spazio urbano
Autore: Claudia De Martino e AA. VV.
Editore: Castelvecchi Editore
Pagine: 192
Prezzo: 18.50 €
Anno di pubblicazione: 2013