La giravolta di Berlusconi
E il partito personale impazzisce

Per comprendere la portata dello schiaffo preso ieri da Silvio Berlusconi non c’è bisogno di essere analisti particolarmente fini. Basta aver osservato per qualche ora quel che capitava sugli affacci on line del fu Pdl. Ancora questa mattina, per dire, le tre finestre che girano nell’apertura del sito di Forza Italia dicono che nello staff del grande comunicatore non sanno che pesci prendere. In trasparenza si vede il percorso che ha portato alla giravolta di ieri: 1) “La parola torni al popolo italiano” 2) “Da Letta una pugnalata sull’Iva” e 3) “Votiamo la fiducia al governo Letta”. Alla faccia della coerenza della linea.

foto3

foto1

foto2

“Alla luce di come si e’ evoluta la giornata sarebbe un errore far nascere nuovi gruppi” Maurizio Gasparri non sa che pesci prendere e scrive un tweet di circostanza. “Geniale. E ora vediamo se i gruppi li fanno lo stesso” si eccita Licia Ronzulli, europarlamentare Pdl, che poco prima aveva denunciato la “nascita della nuova Dc”. A scorrere su Twitter la timeline del profilo semiufficiale @berlusconi2013 e di quello che da pochi giorni ha sostituito quello del Pdl (il nuovo è @Forza_Italia) il sentimento è tra l’imbarazzo e la vergogna, altroché. Fanno tenerezza la Saltamartini e la Savino che lodano la generosità del leader: “Fra se stesso e l’Italia , il presidente #Berlusconi sceglie sempre l’Italia e anche oggi lo ha dimostrato”.

Sì, certo, con toni più o meno accesi c’è si sfidano i traditori a farlo questo nuovo gruppo, a spaccare il partito.

Il problema sta nel militare in un partito personale. Quando capita un salto mortale come quello di ieri bisogna farlo tutti e allora c’è il rischio che la scena diventi comica. Capita di assistere al falco Brunetta che in fretta e furia è costretto a cancellare un tweet belligerante. O a un Daniele Capezzone che china il capo e offre la sua fiducia ma solo a Berlusconi.

Come andrà lo vedremo presto, certo è che di “partito” in Forza Italia c’è rimasto ben poco. Addirittura di “partito liberale di massa” si era tornati a parlare di recente. Ecco, dopo il voto al Senato è rimasto solo quel “personale” da difendere. Dopo il turbinare di “dimissioni dei parlamentari” “no, dei ministri” “no, niente fiducia” e infine “abbiamo cambiato idea: fiducia”, chi potrà credere ancora che dietro la sigla e gli slogan ci sia qualcos’altro oltre che una macchina a sostegno di un uomo e i suoi interessi? Certo, si dirà, lui ha i voti e ancora il consenso di parte degli italiani mentre Alfano e soci no. Verissimo, eppure pare molto difficile riuscire a cambiare le scene finali del film al quale stiamo tutti assistendo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *