Da Reset-Dialogues on Civilizations
Ci sono aborti selettivi che provocano un vero e proprio genocidio di bambine, e nozze fra minori che vengono punite in rarissimi casi. Ci sono ragazze rapite per diventare guerrigliere maoiste che riescono a sfuggire alle armi e alla violenza per abbracciare una dura vita da surrendered e donne dalit, intoccabili, che trovano un riscatto sociale nel giornalismo. Ci sono guerrigliere nazionaliste indù e donne che si scontrano con la condanna morale dell’omosessualità, ma anche storie di successo, come le stiliste in carriera, le attrici che rifuggono dal divismo e cercano di coniugare il cinema con l’impegno sociale superando gli stereotipi di Bollywood, le donne che riescono ad affermarsi nel mondo dell’imprenditoria e del biotech e quelle che si stanno costruendo una carriera politica, in un paese che ha visto donne ai vertici del potere ma che conta pochissime rappresentanti femminili a livello locale.
La complessità dell’India, società sessista dove le donne scontano ancora discriminazioni e violenze ma, allo stesso tempo, si stanno conquistano nuovi spazi nella vita economica, sociale e culturale del paese, è raccontata bene da Valeria Fraschetti in “Sari in cammino. Perché l’India non è (ancora) un paese per donne” (Nuova edizione aggiornata, Castelvecchi 2013) in una nuova edizione che parte da un fatto di cronaca: l’agghiacciante stupro che nel dicembre 2012 portò alla morte di una studentessa di 23 anni e che, in un paese dove «la violenza contro le donne ha la complicità di un’omertà diffusa, profonda, atavica», riuscì a scuotere le coscienze della società civile che si riversò sulle strade per protestare chiedendo giustizia per la ragazza e condanna per i colpevoli.
Scrive l’autrice a proposito di quelle proteste: «L’India intera si è guardata dentro, attraverso la lente delle donne, come mai aveva fatto prima nella sua storia recente. Quel che ne è emerso è un paese dilaniato, incapace di conciliare la sua emancipazione economica con la sua cultura profondamente tradizionalista, dove il rispetto dei costumi può diventare pretestuosamente l’ancora cui aggrapparsi nell’effervescente marea della globalizzazione». E ancora: «Le proteste hanno avuto la forza di catapultare la questione dei diritti femminili nell’agenda politica. Potrà sembrare poco. Non lo è. Non era mai accaduto, con tale forza».
Alla luce di questi eventi, è dunque di estrema attualità la carrellata di ritratti femminili che Valeria Fraschetti, per anni in India, propone al lettore, e che abbraccia realtà diverse, povertà e violenza, donne invisibili nel loro dolore di «mezze vedove» del Kashmir con mariti desaparecidos e bambine che diventano simbolo della volontà e dell’esigenza di studiare, come pure donne che ce l’hanno fatta perché inserite in contesti familiari che hanno garantito loro un’istruzione o perché sono riuscite, con la loro tenacia, ad approfittare del microcredito per avviare una propria attività.
Quella raccontata dall’autrice è la storia di Mitu, in lotta contro la famiglia dell’ex marito per salvare le sue due bimbe sin da quando erano in grembo, perché la nuova famiglia non era contenta del fatto che fossero femmine; è la storia di Rekha, la bambina che si oppone alle nozze perché vuole studiare, e di Shugra, che cerca un riscatto nel pugilato; è la storia della dalit Prabha, che diventa giornalista trovando un riscatto sociale contro il fenomeno ancora diffuso dell’intoccabilità lavorando in un «giornale per i poveri», che parla dei problemi locali. È la storia della «banchiera cenciaiola» Nanuben che approfitta del microcredito e si fa strada nel proprio lavoro.
Ma fra le donne raccontante dall’autrice c’è anche Smita, stilista in carriera, e Kiran, che è diventata la vera e propria «regina del biotech» affermandosi nel mondo dell’imprenditoria. E c’è l’attrice Nandita, che interpreta «personaggi forti, capaci di alzare la propria voce per farsi valere, non eroine decorative».
Una realtà femminile, quella indiana, dalle mille sfaccettature, che il racconto dell’autrice riesce bene a cogliere attraverso storie che raccontano dei problemi dell’universo femminile in un mondo in fermento come l’India, sospesa fra tradizione e globalizzazione, fra antichi retaggi sociali e culturali, modernità e tradizionalismo, quest’ultimo a scapito soprattutto delle donne. Che pure, come dimostrano le protagoniste, quando entrano in azione e guadagnano spazio nella vita civile, sociale ed economica fanno la differenza contro tutto quello che gioca contro di loro: la violenza, il retaggio della dote che con il consumismo è finito per rafforzarsi, l’esclusione, il peso dei ruoli familiari.
Ma le donne dell’India sono in cammino, e quello che emerge dal racconto di Valeria Fraschetti è in fondo un messaggio di speranza, perché pesca nelle potenzialità insite nella tenacia e nella forza dell’universo femminile. Scrive l’autrice introducendo il racconto delle “sue” donne: «Eppure, andando oltre la fredda evidenza dei numeri, viaggiando attraverso il Subcontinente per conoscere la varietà delle traversie femminili, ho scoperto che le donne indiane, forse proprio per via della loro intima conoscenza con il sopruso, hanno spesso una tenace tolleranza per la sopraffazione. E questa, sempre meno, significa accettazione. Sotto la vorticosa spinta della modernità, cresce il loro desiderio di affermazione: economica, dettata dalla sacrosanta voglia di partecipare alla riffa dello sviluppo in corso, ma anche di giustizia. Al netto di tradizioni che impongono di digiunare per la salute dei mariti e di uno Stato che sovente avalla le discriminazioni sessuali, piuttosto che estirparle, la brama e le opportunità di riscatto femminile vanno gonfiandosi, come quando il Gange viene benedetto dalla pioggia dei monsoni». Un fermento per il quale le recenti manifestazioni sono state indubbiamente un importante passo avanti quale presa di coscienza collettiva.
Vai a www.resetdoc.org
Titolo: Sari in cammino. Perché l’India non è (ancora) un paese per donne
Autore: Valeria Fraschetti
Editore: Castelvecchi
Pagine: 192
Prezzo: 18,50 €
Anno di pubblicazione: 2013