Sulla fisionomia, la natura del movimento 5 Stelle, molti hanno riflettuto in termini di qualunquismo e di antipolitica. Altri, invece, di ritorno della politica, di movimento di liberazione contro l’oppressione e la tirannia dei partiti.
Siamo proprio certi che il movimento 5 stelle rappresenti una novità nella storia italiana non sia anch’esso una parte del “carattere di noi italiani”? Io sarei più propenso per questa seconda ipotesi.
Non credo che detto questo il problema sia risolto. Infatti, se il movimento 5S testimonia di un linguaggio politico che attraversa la storia italiana allora si dovrà concludere, preliminarmente, che esso nient’altro è che è la candidatura di un pezzo di paese, che c’è sempre stato, a essere protagonista in politica.
Potremmo chiederci, tuttavia perché assume quei contorni. Non dipende solo dagli altri. Dipende anche dalla nostra storia. E dipende anche da un altro aspetto importante del fare politica di una parte di Paese che si presenta sotto le vesti dell’ ”Altra Italia” più che quelle dell’”Anti Italia”, ma che è, invece, profondamente l’”Italia” Uno di questi aspetti corrisponde a una caratteristica profonda e radicata nella cultura diffusa del Paese, ovvero la convinzione che nessuno sia più competente delle cose reali del Paese di colui che direttamente opera nel settore specifico. Ovvero che non ci sia tecnico più dotato dell’operatore diretto.
Dentro la retorica urlata di Beppe Grillo e dei suoi c’è un carattere radicato nella cultura italiana del cittadino/suddito, ovvero il fatto che non ci sia bisogno di una diversa classe politica, ma che la classe politica sia inutile perché i problemi da affrontare il cittadino/suddito li conosce già, sa, per esperienza – meglio per il suo quotidiano vissuto – come affrontarli e risolverli e dunque non ha bisogno di delegare a nessuno , nemmeno ai tecnici, la loro soluzione.
Il vero avversario del movimento 5 stelle non sono i partiti, ma il “governo dei tecnici”. E viceversa il vero avversario del “governo dei tecnici”, anzi la vera sfida politica che quel governo ha di fronte è un movimento politico che si autocandida a ad essere un “popolo di tecnici” e per questo teorizza il “fai da te”.
Quello del Movimento 5 stelle, al di là della retorica, non è un popolo di umili che vuol riprendere in mano le sorti del Paese che qualche perfido trafficone gli ha sottratto, ma un popolo di “aristocratici” della nazione che pensano di fare il bene di tutti e dunque pensano che solo loro possono farlo. Un’altra leva di “unti del Signore”.