La scomparsa di Vincenzo Cerami
Una vita tra romanzi e cinema

Scrittore e sceneggiatore, drammaturgo, paroliere e poeta. Vincenzo Cerami, scomparso dopo una lunga malattia il 17 luglio 2013 in una Roma rovente, lascia all’Italia e al pubblico italiano sicuramente più di quanto il pubblico abbia saputo riconoscergli.

Nato il 2 novembre 1940, proprio nella Capitale, da genitori trapiantati dalla Sicilia, incontrò la scrittura e letteratura con Pier Paolo Pasolini, suo insegnante alle scuole medie, prima ancora che mentore. Fu PPP a instradare il venticinquenne Cerami al cinema, scegliendolo come aiuto-regista inizialmente per Comizi d’amore (1965), poi anche per Uccellini e uccellacci (1966) e per La Terra vista dalla Luna, episodio del film Le streghe (1967).

Ed è difficile non trovare tracce di Pasolini anche nel primo romanzo di Vincenzo Cerami, Un borghese piccolo piccolo (1976), alla cui pubblicazione il poliedrico autore delle Lettere Luterane si interessò, non riuscendo tuttavia a vederne il risultato. Un borghese piccolo piccolo e il suo ritratto satirico delle frustrazioni dell’Italietta borghese, trovarono presto un successo strepitoso – non tanto nelle librerie quanto nelle sale cinematografiche, ma certo lo trovarono: il film, diretto da Monicelli e interpretato da Alberto Sordi, ricevette 3 David di Donatello e 4 Nastri d’Argento.

Allora le collaborazioni con il cinema di Vincenzo Cerami erano già iniziate, ma la trasposizione del suo primo romanzo dette il via alla scrittura dei soggetti e delle sceneggiature per Sergio Citti (da Casotto del 1977 a Vipera del 2001), Gianni Amelio (da Colpire al cuore del 1983 a Porte aperte del 1990), Marco Bellocchio (Salto nel vuoto del 1980 e Gli occhi, la bocca del 1982), Giuseppe Bertolucci (Segreti, segreti del 1984 e Cammelli del 1988) e Francesco Nuti (Tutta colpa del Paradiso del 1985 e Stregati del 1987), tra gli altri. Fino all’incontro con Roberto Benigni, che ha segnato le vite professionali e private di entrambi. “Aver conosciuto Vincenzo Cerami è stato un regalo che qualcuno mi ha fatto e non so chi sia. […] Mi ha insegnato come si fa a far battere il cuore alla gente. Che bellezza essergli stato amico. Che regalo!”, ha detto l’artista toscano commentando la morte dello sceneggiatore, con cui collaborò già da Il piccolo diavolo (1988) e fino a La tigre e la neve (2005). Sempre insieme, per La vita è bella, arrivarono all’Oscar nel 1997. Ed è stato ancora Benigni, lo scorso 14 giugno e insieme a Nicola Piovani, a ritirare, per conto di Cerami, il David di Donatello alla carriera – premio speciale giunto in extremis.

In tutti questi anni, Vincenzo Cerami trovò spazio anche per la politica, fece parte del governo ombra del PD poi divenne assessore alla Cultura al Comune di Spoleto.

Il tutto senza dimenticare la letteratura, il teatro, né la poesia – con Alla luce del sole, edito da Mondadori poco tempo prima della morte e già considerato il testamento artistico. Forse senza neanche che ce ne fosse più di tanto bisogno. Vincenzo Cerami lascia un cinema italiano impregnato della sua sensibilità, del suo saper vedere dove altri non riuscivano a vedere e toccare corde che altri non riuscivano a toccare con il suo stesso tatto – sempre dosando al meglio ironia e poesia.

 

 

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