«No al governissimo con Berlusconi e sì al dialogo con Grillo e i suoi in Parlamento. E nel partito è ora di pensare al congresso e per la segreteria ci sono anche io». Il neodeputato del Pd Pippo Civati da tempo sostiene, inascoltato, che avrebbero dovuto prendere sul serio il M5S e provare a offrire risposte diverse a elettori sempre più arrabbiati. Sugli errori del suo partito di fronte alla marea montante che coinvolgeva tutti ci ha scritto anche un libro nel quale sottolinea quanto la demonizzazione o irrisione di Grillo e i suoi fossero un grosso errore.
All’indomani del catastrofico risultato elettorale dei democratici, Civati rimprovera una campagna elettorale troppo sofisticata (“sembravamo illuministi del ‘700”) eppure non crede che con Renzi le cose sarebbero andate diversamente (“è tutto da dimostrare”).
Come spiega il risultato straordinario del M5S?
Innanzitutto la situazione di queste settimane era perfetta per la campagna elettorale di Grillo, tutto gli si è sistemato a favore. Dagli arresti di Finmeccanica alle lauree di Oscar Giannino, tutto alimentava il fuoco di chi diceva che tutti sono uguali. E credo che ci siano stati anche in parte snobismo e in parte abbaglio creato dai sondaggi, che ci davano in posizione migliore rispetto a quanto credevamo.
“Sono tutti uguali” “Tutti a casa”. Perché siete stati schiacciati sugli altri anche se eravate all’opposizione di Berlusconi in Parlamento e di Formigoni al Pirellone?
Il fatto di essere stati all’opposizione non è più considerato un elemento di merito ma quasi di correità o di corresponsabilità e questo era evidente in mille situazioni. Vent’anni di Berlusconi agiscono in negativo. Si pensi al caso di Parma dove caduto il centrodestra ci si aspettava che vincessimo noi e invece così non è stato. L’asse si è spostato: dalla polarizzazione destra-sinistra a una polarizzazione dentro il Palazzo e fuori da esso. D’altra parte i problemi della sinistra con i movimenti sono storia.
Cosa dovrebbe fare il partito, congresso subito?
Impensabile il governissimo dal punto di vista politico e istituzionale, dopo un anno di Monti, ritrovarsi nella stessa situazione da cui siamo usciti potrebbe essere paradossale. Si metta a posto la questione della presidenza della repubblica. E poi si apra un percorso che porti a un congresso.
Azzeramento della classe dirigente intorno a Bersani? Ci vuole Renzi?
Non credo che Matteo Renzi voglia guidare il partito, piuttosto immagino che voglia candidarsi a fare il premier sfruttando anche il fatto che quando un’alternativa vince di pochissimo tanto da non poter governare, si pensa che quasi naturalmente che l’alternativa scartata sarebbe stata quella che ci avrebbe salvato. Adesso tutti dicono che se avesse vinto Renzi alle primarie, allora… Penso invece che sia tutto da dimostrare, forse il buco ci sarebbe stato a sinistra. E poi chissà se Grillo di fronte a Renzi sarebbe stato arginato.
Come dovrebbe fare il Pd per riconquistare quella parte di sinistra che ha scelto il M5S?
Innanzitutto bisogna dire che c’è anche una componente di voto qualunquista, molta Lega, astensione riassorbita e un voto anti-sistema che attraversa tutto il panorama politico, quindi credo che la cosa migliore sarebbe stata governare bene. Detto questo, bisognerebbe avere molto coraggio, provare a fare un governo col M5S. Cosa impossibile sulla carta della politica italiana ma piuttosto che farlo con Berlusconi, è un’ipotesi da tentare. Anche se fosse un governo a tempo o di minoranza, in ogni caso alcune risposte vanno date per recuperare un po’ di credibilità. Perché c’è molta semplificazione, molta polemica, molta rabbia e qualunquismo, però ci sono anche dei temi molto importanti che non possono essere nascosti.
Per esempio?
Per esempio il fatto che la politica italiana abbia avuto una proliferazione dei costi, dei posti e delle poltrone veramente irrazionale. Questo è non può essere negato. E non dobbiamo lasciare che sia Grillo a dirlo. Che alcuni costi della politica siano esagerati è vero come che alcuni stipendi della pubblica amministrazione siano sovrumani. E questo per rimanere nell’ambito della casta. Ma si pensi a un tema come l’ambiente. Ho cercato di spiegarlo che era un argomento rilevante nella percezione delle persone in un paese distrutto dalla cementificazione. E invece si è fatta molta fatica a parlare di questi argomenti con i quali invece il M5S si è dato un’immagine più forte.
Non si può più ignorare il M5S.
Ormai i grilli sono scappati dall’ovile. Un partito che ti supera nei voti alla Camera non puoi solo contrastarlo. E se vuoi assorbirne parte dei contenuti devi farlo in fretta. Io ho segnalato che bisognava coprire alcuni temi, ma non sempre si è ascoltati.
L’agenda del prossimo governo dettata da Beppe Grillo?
In tutte le cose bisogna saper distinguere. Ci sono domande legittime e a volte nel M5S risposte approssimative. A partire dalla soluzione della questione sociale attraverso il reddito di cittadinanza, con mille euro per tutti. Che sembra una via di mezzo tra la Scandinavia e Berlusconi e non si capisce bene quale dei due modelli prenda a riferimento.
L’accusa di populismo a Grillo era sbagliata?
Io preferisco dire demagogico più che populista perché il populismo è una cosa più complicata. Dire populismo non è una cosa che uno si ricorda se lo dici in campagna elettorale. Dire qualcosa che si ricorda è giusto, poi che questa cosa si possa fare è buona politica. Detto questo, va bene non essere populisti ma almeno qualche sentimento di indignazione se non di rabbia di rivendicazione la politica deve ritrovarlo. Mi è sembrata una campagna dove noi sembravamo gli illuministi del Settecento.
Confermi di voler correre per la segreteria del Pd?
Non ho mai cambiato idea, e l’ho fatto in tempi non sospetti. Mi sono messo a “lavorare per la ditta”, come si diceva. Senza nessun “mandiamoli a casa tutti”, senza alzare i toni, ma è il momento di iniziare a pensare a un nuovo segretario. Anche perché Bersani aveva detto che avrebbe lasciato la segreteria una volta diventato premier. Ora certo la situazione è un po’ diversa, ma c’è bisogno di un cambio di passo. In quale direzione lo decideranno gli iscritti.
Civati mi piace molto : come pensa e come argomenta. Mi sembra molto adatto a fare il segretario del PD.
Pienamente d’accordo con Civati
Quel senza” mandiamoli tutti a casa” la dice lunga sul tasso di rinnovamento perseguito; intervento ” di manutenzione” rivolto all’interno mentre gli italiani vorrebbero capire che partito è il PD.
Sarebbe meglio pensare, prima e piuttosto celermente, a “quale partito nuovo” piuttosto che a un nuovo segretario.
il prossimo segretario per me è lui, e quindi di conseguenza il partito nuovo!!
sono pienamente d’accordo con Civati.