Inclusivo. Se c’è una parola che descrive lo spirito con cui Pippo Civati guarda al fenomeno Grillo e M5S è “inclusivo”.
Civati è uno dei pochi che a sinistra ha preso sul serio da tempo il fenomeno grillino come elemento decisivo per la politica italiana in questo periodo. Quando gli altri guardavano al blog del comico come qualcosa di lontano anni luce dalla politica quella vera, il consigliere regionale lombardo si preoccupava di non perdere contatto con quel popolo che da qualche migliaio è diventato di milioni di sostenitori, attivisti e militanti. Innanzitutto, per provare a comprendere quella scelta di campo.
Ora, per fare il punto sulla questione, è uscito un libretto in cui Civati mette ordine, offre una analisi e una proposta rivolta soprattutto ai suoi per non perdere contatto con molti di quelli che scontenti del Pd si rivolgono a Grillo.
Il titolo, va detto, non è un gran ché – La rivendicazione della politica (fuorionda, pp. 115, euro 14) – in compenso c’è una strada politica che prova a rifiutare il frame muscolare imposto dal leader del M5S. E al tempo stesso evitando di mettere in caricatura quello che è il secondo partito in Italia in questo momento.
Civati ha ragione a criticare chi schiaccia (uno per tutti: la testa del suo stesso partito) con superficialità l’elettore del M5S sugli slogan volgari, violenti e inconcludenti del leader. Invece di smontare la retorica di Grillo, fino ad ora il Pd ha sparato nel mucchio, un mucchio che ormai è bello consistente stando ai voti virtuali dei sondaggi e a quelli molto reali ottenuti in Sicilia dal movimento. Espressioni come «fascisti del web» usate da Bersani per descrivere Grillo e il suo movimento sono un doppio errore: 1) allontanano ancor di più molta sinistra che è dentro il M5S e non serve esorcizzarlo connotandolo come movimento di destra; 2) denunciano una cattiva comprensione della rete.
La vecchia politica si muove nell’alternativa dentro-fuori che fa molto comodo. Politica è ciò che sta dentro il Palazzo, qualsiasi, anti-politica è quello che sta fuori, nelle piazze o in rete fa poca differenza. Questa alternativa netta e superficiale è il vulnus italiano in questo momento. Se i partiti – e Civati pensa innanzitutto al suo, al Pd – non riescono a separare grano e loglio nei singoli movimenti, a distinguere con cura e a parlare con tutti, rimarranno probabilmente, molto probabilmente, schiacciati dalle macerie di un palazzo che sta venendo giù. Grillo gli ultimi sondaggi è dato al 21 e oltre. Per batterlo non basta demonizzarlo o irriderlo, serve uscire fuori e giocarsela su di un terreno nuovo e che esiste volenti o nolenti. Non è il terreno del populismo (sul tema da leggere in fondo al libro il contributo di Simona Guerra), ovvio, ma un terreno dove si chiede una nuova democrazia (una “iperdemocrazia” scrive Civati), diversa da quella che c’è stata finora. Cavillare tra realizzazione concreta nell’ultimo ventennio e modello ideale vale ma fino a un certo punto.
Eppure l’effetto Grillo, scrive Civati, è vecchio come la politica in Italia: urlare il cambiamento per lasciar tutto così com’è. Dalla distruzione creatrice non è mai nato un bel nulla. Ma non basta dirlo e denunciarlo. Bisognerebbe anche aver qualcosa di alternativo relamente da offrire al popolo anti-casta che non sopporta più un Fiorito e un Penati, ma neanche il tramonto italiano sempre più veloce e senza speranze.
E’ un partito ospitale quello che auspica Civati. In grado di ascoltare quel che si muove nella cosiddetta società civile, soprattutto che sappia utilizzare in modo innovativo la rete (Civati ha già scritto sul tema Pd e web) e non abbia paura del confronto. Un partito inclusivo, insomma, che dovrebbe convincere quella diaspora che dalla sinistra si è spostata verso Grillo oppure che da un populismo (Berlusconi+Lega) ha traslocato verso un altro. Ci riuscirà Pippo Civati a imporre il suo modello nella corsa alla segreteria nella quale si è da poco lanciato? Glielo auguriamo.
civati+renzi e bersani dovrebbe convenire
e ci sarebbe partivo vero
già metterne d’accordo due non è facile, dice che con tre può essere più semplice?