In occasione del cinquecentenario della prima pubblicazione del Principe di Niccolò Machiavelli, le iniziative di celebrazione, studio e approfondimento dell’opera del segretario fiorentino assumono inevitabilmente un rilievo particolare. Del resto, negli ultimi decenni la sua figura è stata costantemente in primo piano nell’attenzione degli studiosi di storia e di filosofia politica, impegnati nella ricostruzione critica di una teoria che ha attraversato la modernità politica per giungere fino ad oggi. L’interesse per il pensiero politico del fiorentino è ancora oggi vivo per il ruolo decisivo che esso ha svolto nel dar vita ad alcune delle tradizioni politiche più importanti della nostra modernità: dalle teorie della conservazione politica e della ragion di stato fino allo sviluppo novecentesco delle democrazie liberali, passando per le rivoluzioni americana e francese, che rappresentano i momenti di fondazione storica e teorica della moderna democrazia. Sebbene possa apparire paradossale a chi si fermi a una lettura “ingenua” del Machiavelli che lo riduce al teorico dell’agire “machiavellico”, una parte significativa dell’attuale dibattito sui percorsi della politica democratica e sulle sue prospettive si svolge ancora oggi intorno ed attraverso Machiavelli e quei percorsi plurimi della sua fortuna che chiamiamo “machiavellismi”. Molti dei temi che sono oggi di primo piano nel dibattito filosofico-politico hanno nel segretario un luogo teorico ineludibile: dal conflitto politico al riconoscimento, dalla guerra al governo repubblicano, dall’occasione alla virtù, per citarne solo alcuni.
La presenza del Machiavelli nel dibattito politico contemporaneo è in parte il frutto dell’influenza della teoria machiavelliana in una cultura politica attraversata nella seconda metà del Novecento dal recupero di una tradizione repubblicana e civica – da John Pocock a Quentin Skinner, da Maurizio Viroli a Philip Pettit – che rilancia la figura di cittadino partecipe e attivo promotore del bene pubblico, e l’idea di istituzioni ordinate sulla base di un principio repubblicano di libertà. Questa tradizione è discussa nel saggio qui ripubblicato di Marco Geuna che ne restituisce sia le linee storiografiche, sia il rilievo per il nostro presente. Nel contributo di Giuliano Manselli è invece discussa la lettura che Isaiah Berlin ha svolto dell’opera del segretario, non tanto per verificarne la validità, quanto per mostrare l’importanza che in essa emerge dei temi della libertà civile e della “morale pagana”. Secondo Manselli, per il pensatore inglese Machiavelli non sarebbe tanto il teorico dello dell’autonomia della politica dalla morale, quanto l’autore che coglie la necessità di porre i valori pagani – non quelli cristiani – al cuore di un agire politico fondato su un’idea plurale, e ancora attuale, di libertà.
I saggi che presentiamo in una versione ridotta e scevra di note critiche e riferimenti bibliografici sono stati pubblicati nel volume Anglo-American Faces of Machiavelli Machiavelli e machiavellismi nella cultura politica anglo-americana (secoli XVI-XXI) curato dal sottoscritto e da Gianfranco Borrelli, ed edito nel 2009 dalla casa editrice Polimetrica (International Scientific Publisher) di Monza (www.polimetrica.com) nella collana “Filosofia Politica” curata da Giuseppe Duso. Guidata da Giovanni Sica, la casa editrice si è affermata negli anni non solo per un ricco e qualificato catalogo, ma anche per la sperimentazione di forme di pubblicazione Open Access di volumi accademici (ePolimetrica). Il volume presentava i risultati di un convegno tenutosi a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nel febbraio del 2007, nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca internazionale sulla ricezione e l’influenza di Machiavelli coordinato da Artemio Enzo Baldini dell’Università di Torino e ancora in corso di realizzazione (www.hypermachiavellism.net) .