Il Corriere della Sera: “Manifesto per il Sì, firmano 184 professori. Renzi: ‘Rispetto per tutti i partigiani’”. Scrive il quotidiano che un Manifesto per il Sì è stato sottoscritto da 185 docenti universitari, in gran parte costituzionalisti. Si sono schierati a favore di una riforma che, dicono non è “priva di difetti, ma dove non ci sono scelte sbagliate o antidemocratiche” e che è stata votata con quasi 6 mila singoli passaggi e approvata in sei letture da parte del Parlamento da quasi il 60% dei parlamentari. Renzi, inoltre, spegne la polemica sui partigiani scatenata dal ministro Boschi: “Non c’è stata nessuna gaffe -ha detto- quella dell’Anpi è una posizione del tutto legittima”.
A questo tema è dedicato l’editoriale del direttore Luciano Fontana: “Referendum, gli errori da evitare”, “Discutere, non tifare”. “Sgombriamo subito il campo -scrive- dall’obiezione di chi si oppone a qualsiasi cambiamento in nome dello slogan ‘abbiamo la Costituzione più bella del mondo, non provate a cambiarla’. Intanto le modifiche non riguardano i principi fondamentali. Le novità si concentrano esclusivamente sulla seconda parte della Carta, quella sull’ordinamento della Repubblica cambiata altre volte, spesso in modo occasionale e sbagliato (si pensi alla riforma del Titolo V promossa dal centrosinistra). Il dibattito ideologico sul tradimento dei valori della Resistenza, su chi sta a fianco di CasaPound, sulla presunta eredità di Berlinguer e Ingrao, su come si schierano i partigiani, sembra un’arma di distrazione di massa”. “Compito di un giornale e del sistema dell’informazione non può e non deve essere, nei prossimi mesi, quello di indossare una casacca. Dobbiamo aiutare a capire, spiegare i punti positivi, che certamente ci sono, e quelli critici che non vanno sottovalutati”.
Sulla colonna a destra, anche l’intervista a Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda: “Spero che il referendum passi. Serve l’impegno degli industriali”.
A centro pagina il grande titolo per le presidenziali in Austria: “L’Austria ferma l’ultradestra”, “Il verde Van der Bellen batte il nazionalista Hofer. Gentiloni: sospiro di sollievo”, “Solo 31 mila voti di differenza. Sono stati decisivi gli elettori per corrispondenza”.
Ne scrive Paolo Valentino in un commento dal titolo: “L’inedito argine politico e la lezione per l’Europa”. La vittoria di Van der Bellen ha “un valore che supera i confini austriaci”, sottolinea Valentino facendo notare che “per la prima volta a fronteggiarsi in una contesa nazionale non erano le due grandi famiglie della politica europea, quella popolare e quella socialista, ma i rappresentanti dei due movimenti più rilevanti emersi in Europa negli ultimi venti anni: i verdi e i populisti”: “entrambi hanno corso contro gli apparati, contro il famigerato Proporz, la lottizzazione all’austriaca che da sempre divide il bene pubblico tra Spo e Ovp, socialdemocratici e popolari”; inoltre sul fronte progressista il sommovimento austriaco è una sorta di “laboratorio” di quanto sta avvenendo in Germania, poiché anche lì l’opinione pubblica progressista non cede alle inquietanti sirene di Alternative fur Deutschland, ma volge lo sguardo ai Verdi che, privi della “zavorra ideologica” della Spd, “messi da parte i loro fondamentalismi”, appaiono “meglio attrezzati e appetibili per le sfide della modernità”.
Ancora alle elezioni in Austria è dedicata l’intervista al politologo francese, candidato alle ultime regionali con i Répblicains di Sarkozy, Dominique Reynié, autore di “Les nouveaux populismes”, secondo cui “il sollievo europeo” è “fuori luogo” e i populisti sono pronti a governare, da Varsavia a Parigi”. Marine Le Pen prossima presidente francese? “Non faccio previsioni ,a non è affatto escluso”.
Sulla colonna a destra, l’Italia vista dal Fondo Monetario Internazionale attraverso l’analisi di Federico Fubini: “Perché l’Italia a crescita bassa può cambiare solo adesso”.
A fondo pagina: “Solitudine (e riscatto) dell’eroe borghese”, “Rileggere oggi il classico di Stajano su Ambrosoli, l’avvocato fatto uccidere da Sindona”. Me scrive l’ex direttore Feruccio De Bortoli.
Poi i titoli sull’ennesimo scandalo sul calcio: “Partite truccate, indagato Izzzo” e sull’anniversario dell’uccisione di Falcone e Borsellino: “La vera antimafia nel nome di Falcone” (di Giovanni Bianconi).
Sotto la testata i richiami agli articoli di Giuseppe Sarcina e Massimo Gaggi sul viaggio di Obama in Vietnam: “Obama annuncia: basta con l’embargo delle armi americane”.
La Repubblica: “L’Austria verde sceglie l’Europa, ultradestra battuta”, “Vittoria di misura, il voto postale spinge Van der Bellen. Appello di Mattarella: assieme per rafforzare l’Unione”.
Scrive in un’analisi dal titolo “L’outsider e il populismo” Andrea Bonanni che “gli austriaci ‘europei’, quelli che vivono fuori dal Paese, hanno salvato l’Austria da se stessa”, ma l’Europa in crisi di identità teme il contagio dei populismi. La destra ultraconservatrice è già al governo in nove Paesi. E il contagio non è solo europeo: l’ascesa di Donald Trump negli Usa fa scoprire “una destra americana persino peggiore di quella ideologica dei ‘Neocon’. A Mosca Vladimir Putin da anni governa in nome del neo-nazionalismo russo confortato dal massimo sostegno degli elettori. In Turchia Erdogan cavalca l’involuzione del suo partito da forza moderata e democratica a regime autoritario”, “In Polonia domina il partito Legge e Giustizia di Jaroslaw Kaczynski, conservatore, nazionalista, ultracattolico, naturalmente anti-europeo”, “della stessa pasta in Ungheria è Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orban che, sebbene faccia parte del Ppe è diventato il capofila dei populisti est-europei”, in Finlandia il Partito nazionale finlandese è al governo in coalizione con altre due partiti di destra. In Lettonia i nazionalisti di Alleanza nazionale sono anche loro in un governo di coalizione”, “Persino in Grecia, a fianco dell’estrema sinistra di Syriza”, sono al governo i nazional-populisti di Anel, i Greci Indipendenti, che comunque sono meglio dei neo-nazisti greci di Alba dorata, la cui forza elettorale è ormai consolidata. Scrive poi Bonnanni che “questa marea montante del nazional-populismo sta modificando profondamente il panorama politico europeo, costringendo spesso i partiti tradizionali di centro-destra e centro-sinistra a coalizzarsi per contrastarne l’avanzata”. In questo modo l’alleanza di centro-destra e centro-sinistra al Parlamento europeo, fino a qualche tempo fa impensabile, ha votato la fiducia a Juncker e alla sua commissione: ma è sostanzialmente tenuta insieme dalla necessità di contrastare i partiti anti-europei.
“La stagione della collera” è il titolo dell’editoriale di Bernardo Valli: “E’ lecito dire, sia pure di corsa, che a Vienna la ragione ha sconfitto la passione. Meglio, il buon senso democratico ha contenuto, arginato all’ultimo minuto la collera populista”.
Alle pagine 2 e 3 l’inviata a Vienna Tonia Mastrobuoni racconta chi è Van der Bellen: padre russo, madre estone, in campagna elettorale ha puntato sulle origini di rifugiato, figli odi una famiglia in fuga dallo stalinismo, economista, inizia la sua vita politica con i socialdemocratici. Decisivo per la sua vittoria è stato il voto per corrispondenza, quello di sinistra per eccellenza. A pagina 3: “Donne, diplomati e cittadini, ecco chi ha bocciato Hofer”; “l’emergenza profughi ha fatto volare l’ultradestra che trova consensi anche tra i migranti di seconda generazione”; molti conservatori hanno scelto il verde, ma solo per impedire all’ultradestra di prendere il potere, dice Franz Koesssler, editorialista del Falter ed ex direttore della tv pubblica Orf.
Di fianco, attenzione per il vertice di Istanbul: è in corso il primo summit umanitario promosso dall’Onu e ne dà conto Marco Ansaldo: “Merkel a Erdogan: ‘Rispetti la democrazia o niente visti per l’Ue’”. “Il sistema di assistenza umanitaria ancora non funziona”, ha detto la cancelliera. Il quotidiano intervista Michiel Hofman, esperto di questioni umanitarie dell’organizzazione Medici senza Frontiere, che non ha voluto prendere parte al vertice: “Governi complici dei crimini”, “I nostri ospedali presi di mira. Gli Stati violano la Convenzione di Ginevra”.
In basso, ancora in prima pagina, il referendum costituzionale: “Napolitano: un’offesa dire che il sì è un voto contro la Costituzione”, “Referendum, Renzi: rispetto tutti i partigiani”. Alle pagine interne un articolo di Paolo Griseri: “Sono 5 mila i partigiani Anpi, uno su venti tra gli iscritti”. L’articolo spiega che gli iscritti si dividono in “partigiani” e “antifascisti”: divisione che distingue chi ha fatto la Resistenza da chi ha aderito successivamente, semplicemente come “antifascista”. E Griseri è andato a sentire Carlo Smuraglia, che fino a pochi giorni fa è stato presidente dell’Anpi e che dice: “Nel 2006 abbiamo fatto una scelta precisa. Fino a quel momento potevano aderire all’Anpi solo combattenti e deportati. Dieci anni fa abbiamo deciso di accogliere antifascisti che si riconoscessero nei valori dell’associazione e che naturalmente ne sottoscrivessero lo statuto”.
Sulla colonna a destra, “la storia” raccontata da Gianluca Di Feo: “Quel killer fantasma nascosto nell’ospedale di Piombino”, “L’indagine sull’infermiera va riscritta dall’inizio. E lei: ‘Voglio tornare’”. “’Prima di arrestare le persone, bisogna arrestare le prove’. I vecchi investigatori -scrive Di Feo- non si stancano mai di ripetere questa regola aurea, nata quando la tecnologia non aveva ancora invaso le aule di giustizia”, ma nel caso di Piombino “tutto sembra essere stato disatteso”.
La Stampa: “Austria, luce verde per l’Europa”, “L’ambientalista Van der Bellen presidente per 31 mila voti sullo xenofobo Hofer. Finisce bene per la Ue il primo test elettorale in vista del referendum inglese”, “Braccio di ferro sui diritti con Bruxelles, la Polonia rischia sanzioni ma non cede. Il Fmi promuove l’Italia”.
“Vienna laboratorio per l’Unione” è il titolo dell’editoriale di Cesare Martinetti, che sottolinea quanto sia “paradossale” l’esito delle elezioni austriache, con “il vecchio professore ecologista” che ha salvato l’Austria dal suo passato nero, incarnato dal 46enne Hofer, un tecnico aeronautico col sorriso perennemente stampato in volto. Il paradosso è che “un uomo fuori dal sistema salva il sistema. Unendo i voti dei due partiti tradizionali di destra e sinistra, usciti battuti nel primo turno elettorale. Ma è una vittoria stretta: appena 31 mila voti di differenza. E nel cuore dell’Europa c’è ora un Paese spaccato in due sul tema più drammatico: gli stranieri, i migranti, i rapporti con l’altro. Le 90 mila richieste di asilo registrate nell’ultimo anno (l’1 per cento della popolazione) sono state uno choc per il Paese.
Sulla colonna a destra: “Lo storico invito dell’imam di Al Azhar a Papa Francesco: ‘Venga al Cairo’”, “Incontro in Vaticano dopo 5 anni di gelo”. Scrive Andrea Tornielli che papa Francesco ha accolto il grande imam di Al Azhar, Al-Tayyib, nella biblioteca del palazzo apostolico, con queste parole: “Il nostro incontro è il messaggio”. Al termine del colloquio, l’imam ha invitato il Papa all’università islamica del Cairo. Scrive Tornielli: “la stretta di mano e poi l’abbraccio fraterno tra il vescovo di Roma e la più alta autorità dell’Islam sunnita è un evento religioso che avviene per la prima volta dentro le mura del Vaticano. E arriva dopo anni in cui i rapporti erano diventati tesi. L’incontro è un evento destinato ad avere conseguenze nel mondo musulmano: Al Tayyib è l’imam che, con l’appoggio del presidente egiziano Al Sisi. Più decisamente avversa il fondamentalismo islamista dei predicatori d’odio”. A pagina 11 anche un articolo di Francesca Paci su Al Tayyib: “Il sunnita moderato che condanna ‘i criminali dell’Isis’”, “In Egitto è l’avversario dei Fratelli musulmani”.
Sulla colonna a destra anche il richiamo all’intervista al giudice Mastelloni, che a lungo ha indagato sui rapporti tra italiani e mondo arabo: “Italia, il primo Lodo Moro fu con la Libia di Gheddafi”, “il giudice Mastelloni rivela i dettagli di un accordo segreto di non belligeranza stipulato con Tripoli, che servì poi da modello per quello di tre anni dopo con i palestinesi”.
Segnaliamo dalla prima pagina anche un titolo sulle frodi all’Inps: “Frodi all’Inps per 16,5 milioni e il record di donazioni: le due Italie”. Di fianco, un intervento di Linda Laura Sabbadini: “Vinca il Paese migliore”.
Il Fatto: “Sfasciano la nostra Costituzione e incassano pure 500 mila euro”, “Il business del Si’. Il Pd vuole raccogliere firme inutili per guadagnare i rimborsi”, “Il 14 maggio si è costituito in sordina il comitato pro-rifroma, animato da un dirigente dem. Anche il No, che non ha partiti alle spalle, li prenderà, ma restituirà le somme non spese”.
E un articolo di Fabrizio D’Esposito: “Mercato di salme”, “I finti santini Pd: Berlinguer, Ingrao e la Iotti”.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Balla ciao”. Dove si segnala “il ritorno di una specie animale che si temeva estinta: i Cerchiobottisti” (“ieri su Repubblica e Corriere, era tutta una gara di cerchiobottismo sull’Anpi che dice No al ddl Boschi e la cosiddetta ministra che divide i partigiani fra ‘quelli veri che hanno combattuto la resistenza’ e dunque votano Sì e quelli falsi (‘le generazioni successive’) che votano No”.
Sotto la testata: “Etruria&C., le ‘good bank’ hanno bruciato un miliardo”, “In svendita. Create con 1,8 miliardi, saranno vendute a circa 700 milioni”, “Dal 22 novembre gli istituti ‘salvati’ hanno perso 4 miliardi di attivi. Il sistema bancario che ha gestito l’operazione si prepara a rimetterci circa il 60% del capitale investito. Colpa della scarsa redditività che ora costringe la Banca d’Italia a cercare qualcuno disposto a un acquisto ‘in blocco’ e dunque a prezzo scontato”.