Il Corriere della Sera: “Europa, scontro tra due anime”. Di spalla: “L’Italia non sia timida e appoggi l’ex premier”, ovvero Enrico Letta al Consiglio europeo.
L’editoriale è firmato da Luigi Ferrarella: “Il non governo dei magistrati”.
Sempre al centro: “i vescovi: più attenzione a convivenze e unioni gay”.
La Repubblica: “Tensione Renzi-Merkel, poi la Germania dice sì alla flessibilità”, “Vertice Ue, in corsa anche D’Alema con la Mogherini”, “Senato e preferenze, crescono i ribelli in Pd e Forza Italia”.
In evidenza la foto di un messaggio ritrovato da una ragazza irlandese in un paio di jeans acquistato tre anni fa: “Nei jeans un Sos dalla Cina, ‘Ci trattano come schiavi’”.
Di spalla a destra, il richiamo al ricordo dell’attentato di Sarajevo, il 28 giugno 1914 nelle pagine R2 Diario, con i commenti di Roberto Saviano (“I ragazzi che scatenarono la carneficina d’Europa”, “Avevano dai 16 ai 20 anni, erano rivoluzionari dilettanti”) e di Guido Ceronetti (“Così incominciò la notte dell’uomo che nessuna storia può raccontare”).
La Stampa: “Ue, verso l’intesa sui conti”, “Notte di trattative a Bruxelles sulla flessibilità, oggi l’accordo. Renzi chiede l’impegno della Merkel”, “Riforme, cresce il dissenso nella maggioranza sul Senato elettivo”, “Giustizia, un decreto per l’arretrato. Intercettazioni, niente stretta”.
L’anniversario dell’attentato di Sarajevo viene ricordato con il reportage di Eric Gobetti: “Sulle strade di Sarajevo, la scintilla della guerra”.
Il Fatto: “la rivolta del Senato”, “I ribelli del Pd vogliono incontrare B.”
E poi, sotto la dicitura “Riforme di Casta”, un riferimento al ministro delle Riforme istituzionali: “’La Boschi disse: sì all’immunità’. Ecco i documenti”, “Calderoli (Lega) mostra le bozze trasmesse dal governo che smentiscono la versione del ministro delle Riforme”.
A centro pagina: “Renzi contro Merkel, ‘Non state ai patti’”
A centro pagina anche un richiamo alla lunga intervista all’ex ministro Galan sul caso Mose: “’Io, i gelati di mia moglie e il Mose: dico tutta la verità’”.
Il Foglio: “L’Iraq è un affare gestito dall’Iran”. E, in riferimento al primo ministro sciita iracheno: “Maliki se ne infischia degli americani perché Teheran e Mosca lo aiutano contro lo Stato islamico” (l’Isis, ndr.). Quanto al segretario di Stato Usa: “Il tour mediorientale di Kerry è un’umiliazione tappa dopo tappa. Gli alleati sono nervosi”.
Sul vertice Ue:”I leader europei si ricompattano su Juncker, ma occhio alle sorprese”, “L’alternativa di nome Dalia”. Si tratta di Dalia Grubauskaite, premier lituana, atlantista, liberale in economia, antirussa.
Il Giornale: “Estorsione della Rai” di Alessandro Sallusti, dove si ci riferisce al canone Rai che sarebbe applicato anche a chi vede la tv dal computer.
Al centro, con foto: “Il giudice Caselli fa causa: troppo pochi 300mila euro per i magistrati”.
Il Sole 24 Ore: “Vertice europeo, si tratta sulla flessibilità del patto”. L’editoriale è dedicato alle “nomine a Bruxelles e la strategia dell’assurdo”. Di spalla altri dati sull’economia italiana, del Centro Studi Confindustria: “Crescita lenata nel 2014 Investimenti per ripartire”.
Ue
Su La Stampa, il retroscena dell’inviato ad Ypres, città belga in cui si tiene il Consiglio europoe: “E Renzi sfida la Merkel: ‘Non faremo come voi’, ‘Nel 2003 avete sforato, noi staremo nei parametri’”. Secondo il quotidiano “l’intesa è quasi fatta” e l’Italia è stata soddisfatta nella sua richiesta di scorporare dai vincoli i fondi Ue. Quanto alla nomina del presidente della Commissione, per il quotidiano la Gran Bretagna è “isolata” nella sua opposizione alla nomina dell’ex premier lussemburghese Juncker. Per quel che riguarda la carica di Alto Rappresentante della Politica estera Ue, La Stampa sottolinea come sia stata rilanciata, anche attraverso indiscrezioni del britannico Financial Times, la candidatura dell’ex premier Enrico Letta: “Al timone del Consiglio Ue tutti con Letta tranne l’Italia”. Scrive Antonella Rampino: “che proprio gli inglesi puntino sull’ex premier italiano può essere poi una carta tatticamente vincente”, perché il primo ministro Cameron “ha alzato letteralmente un muro contro Juncker alla Commissione”, pura sapendo che il potere di veto è stato eliminato dal Trattat di Lisbona. Ma Cameron è allo stesso tempo consapevole che, isolandosi e accontentando gli umori antieuropei, “l’Europa dovrà andare a recuperare l’Inghilterra. Che punta a un portafoglio pesante, economico”. Più che possibile è il via libera della Germania al nome di Letta, “per il prestigio personale di cui gode in Europa”, scrive la Rampino. Difficile sarebbe per Renzi dire no.
La repubblica: “’Basta con l’austerity’, tensione Renzi-Merkel, poi il sì della Cancelliera”, “il premier: ok a Juncker solo se ci sono impegni chiari. ‘Serve flessibilità per chi fa le riforme’”. Il “retroscena” dell’inviato a Ypres Alberto D’Argenio: “E nella battaglia per la commissione insieme a Mogherini spunta il nome di D’Alema”. Si parla quindi della poltrona di Alto Rappresentante della politica estera Ue che, scrive La Repubblica, “spetta al Pse”. Ancora su La Repubblica: “Ue, la sconfitta più grande di Cameron”, “Il premier britannico rischia di uscire pesantemente ridimensionato dal negoziato sulla presidenza della Commissione. I vincitori sono invece la Cancelliera Merkel, Matteo Renzi e il leader del Parlamento europeo Schulz”.
Il Fatto: “D’Alema ri-rottamato sull’altare della Mogherini”, “A lungo favorito per l apolitica estera, ancora non si rassegna al flop”.
Il Corriere scrive che “nella prima giornata del Consiglio europeo, i 28 capi di Stato e di governo della Ue non sono riusciti a finalizzare il non facile accordo sulle linee guida nelle politiche economiche e di bilancio per il prossimo quinquennio”, e si ricorda che se ne riparlerà oggi a Bruxelles. Quanto a Renzi-Merkel, “il premier prima avrebbe promesso alla cancelliera — con una battuta — di non violare il patto come fece la Germania nel 2003. Alla fine della cena avrebbe ottenuto di far continuare la trattativa nella notte agli sherpa per arrivare oggi a un testo di compromesso un po’ meno generico. (…)”. Sempre sul Corriere si sostiene l’ipotesi Letta, anche con un articolo in prima pagina che chiede all’Italia di non essere “timida” e di sostenere “l’ex premier. “Cosa succederebbe se oggi altre cancellerie dovessero sponsorizzare in modo concreto l’ex premier italiano? (…) Ufficiosamente dallo staff governativo italiano trapela un silenzio imbarazzato: solo oggi nel pranzo del Consiglio europeo la questione verrà affrontata in modo aperto. Sembra che Napolitano abbia invitato Renzi, nell’ultimo colloquio, a considerare in un contesto europeo, e non solo italiano, l’ipotesi”.
Riforme, la fronda
“La fronda di Palazzo Madama” è il titolo de Il Fatto, che racconta come i dissidenti Pd siano pronti ad incontrare anche Berlusconi per contrastare la riforma del Senato voluta dal governo: “l aloro contro-riforma la mettono nero su bianco in 14 emendamenti al disegno di legge del governo”. Proposte che chiedono un Senato elettivo su base regionale e con competenze più ampie, il taglio dei parlamentari in entrambe le Camere, il ripristino della ciroscrizione estero, l’abolizione dell’immunità ( o in alternativa l’affidamento della decisione suil’arresto alla Consulta). Ovvero, “l’opposto della riforma del premier”. I sub-emendamenti sono stati illustrati ieri in una conferenza stampa “che è stata una chiamata alle armi ‘contro la deriva autoritaria’. Grandi cerimonieri, i democratici Vannino Chiti e Felice Casson”. Insieme a loro, Loredana De Petris (Sel), Francesco Campanella (ex M5S) e Mario Mauro (Popolari per l’Italia). Hanno raccolto già le firme di 35 senatori. Puntano, secondo Il Fatto, su Forza Italia “navea dalla rotta sempre più ubriaca”, perché “dentro il partito del Condannato ci sono almeno 30 senatori per il Senato elettivo”. E c’è chi è già uscito allo scoperto, come il senatore Fi Augusto Minzolini, “ed è proprio l’ex direttorissimo a farsi portavoce degli scontenti, nella riunione mattutina con Denis Verdini e Giovanni Toti. Berlusconi li aveva mandati a Palazzo Madama per sostenere la linea: avanti con il patto del Nazareno. Ma in riunione si balla”. E nel corso della conferenza stampa, i dissidenti “la buttano lì”, dicendosi “disponibili a discutere con associazioni e leader politici”. Per Il Fatto non ci sono dubbi che Berlusconi sia nella lista. La Repubblica parla di una “doppia fronda sulle riforme” e spiega, alle pagine interne, focalizzando l’attenzione soprattutto sul fronte Forza Italia: “Rivolta in Forza Italia, in 37 per il Senato elettivo. Nel Pd 19 dissidenti”, “Oltre la metà del gruppo contrario alla riforma Renzi”, “Presto l’assemblea con Berlusconi. Allarme preferenze”. Si scrive poi che il Pd vorrebbe arrivare al voto in aula entro il 18 luglio, cioè prima della sentenza in appello per il caso Ruby.
La Stampa: “Senato, tutti contro tutti. Forza Italia si spacca”, “In 35 firmano per l’elezione diretta. Diciotto fanno parte della maggioranza”. Il “retroscena” nella pagina seguente rassicura: “Ma i renziani sono convinti che la fronda si sgonfierà”, “il vicesegretario Guerini: chi vota contro si assume le sue responsabilità”. In basso, un’intervista al senatore Pd Vannino Chiti: “Pronto a dire sì se sarà come quello tedesco, altrimenti voterò no”. Per Chiti il testo di riforma del governo prospetta un “rapporto squilibrato tra Camere e governo”. E poi sottolinea “procedure inusuali”: “I relatori hanno dato gli emendamenti prima al governo”. Dice Chiti: “io non avrei problemi a votare un Senato rigorosamente uguale al Bundesrat tedesco”.
Corruzione, giustizia
Due pagine de La Repubblica si occupano di temi connessi alla corruzione. Per un verso si ricorda l’allarme lanciato ieri dalla Corte dei Conti, sintetizzato così: “’La corruzione dilaga, troppe deroghe sull’expo’”. E si scrive che il Procuratore generale Nottola ha lanciato un avvertimento: “l’illegalità frena lo sviluppo e blocca soprattutto gli investimenti stranieri’”. Poi si dà conto degli incontri istituzionali del Presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, in questi giorni a Milano anche per seguire il versante Expo: “La sfida di Cantone: ‘Revocare le gare se ci sono tangenti’”.
“Ho fatto molti errori ma non ho rubato”, dice l’ex ministro Giancarlo Galan in un’intervista a Il Fatto. “I calcoli sui miei redditi non tengono conto di diversi introiti e compensi, facendomi passare per un nullatenente. A proposito della mia quota in Adria Infrastrutture ammetto di aver sbagliato, ma non sono un socio occulto. Nella mia sconfinata buonafede pensavo che i lussi della Minutillo (la sua ex segretaria, ndr.) glieli regalasse il marito o qualche moroso”.
Sul Corriere Luigi Ferrarella scrive che chi “ottimisticamente “non credeva che al Consiglio superiore della magistratura(Csm) una settimana fa potesse davvero ‘finire così’, cioè a tarallucci e vino sullo scontro senza precedenti tra capo e vice alla Procura di Milano, dopo la pilatesca non-scelta del Csm ora non può credere che possa ‘continuare così’: cioè a piatti in testa ogni giorno, a colpi di circolari di Bruti Liberati che svuotano Robledo e di nuovi esposti al Csm di Robledo contro Bruti Liberati, per la gioia degli indagati (sinora nelle inchieste Sea, Expo e firme false) che si tuffano nelle contraddizioni regalate loro”. Ferrarella scrive anche che “le correnti, concentrate invece sulle elezioni per il rinnovo del Csm il 6 e 7 luglio, non fanno che strumentalizzare l’appoggio a priori a Bruti o a Robledo solo per contrapposti interessi di bottega. Fino al punto che al fondamentale autogoverno della magistratura abdica proprio chi dentro l’istituzione Csm, invece di incarnarlo, o non si è trattenuto dall’invocare l’interferenza esterna di una ispezione del ministero della Giustizia (dove è sottosegretario il capocorrente di chi la chiedeva pro-Robledo), o ha chinato il capo all’inopportuna anticipazione di giudizio pro-Bruti palesata a mezzo stampa dal vicepresidente Vietti dopo un incontro con il capo dello Stato”.
Internazionale
Su La Stampa il reportage di Francesco Semprini, inviato in Iraq, e precisamente nella città di Mosul: “Con i guerrieri Peshmerga sulla linea di fuoco dell’Isis”. E ‘ il racconto che arriva dal check point dei guerriglieri curdi a Mosul, che dicono: “usano i vecchi come scudi umani”.
Fabio Scuto è invece l’inviato de La Repubblica alla frontiera tra Iraq e Giordania: “Alla frontiera con i camionisti che sfidano i ribelli iracheni, ‘Vogliono prendersi la Giordania’”, “L’unico valico di passaggio, in mezzo al deserto, è controllato dai jihadisti. ‘Ci fermano e ci minacciano, non possiamo fare nulla. La gente è terrorizzata’”.
Su La Stampa: “L’Italia alza il tiro contro Israele: ‘Stop agli affari nelle colonie’”. Il ministro degli Esteri Mogherini ha spiegato che si tratta di una “implementazione tecnica” di una scelta politica fatta in occasione del Consiglio europeo del dicembre 2012. Si trattava di una misura sanzionatoria nei confronti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.